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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio |
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Daniela Dessì
Le 944 poesie di Daniela Dessì
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Il canto puro dell’innocenza,
grida che si dispiegano in gioia di vita.
Si impara a crescere,
a guardarsi le mani sporche,
senza sentire mai freddo,
quando all’aperto si corre in allegria.
E il fiato gonfia i polmoni,
senza sentire la fatica.
I
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Canti di vecchi saggi mi si appressano,
parole mute insabbiate tra ceneri di vento.
Sapessi ascoltarli come le Muse
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Occhi rossi consumati da insonni veglie,
quando si fa eloquente il canto di un lamento.
Dietro le tendine di una stanza,
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Il fischio del vento roteante
su pareti di ghiaccio
ferma il moto istantaneo.
Lo chiamano il vuoto della mente
il
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Lieve sibilare tra fronde ondulate,
appena alitate dalla brezza d’indelebile memoria.
Questa passa dalle remote vie
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Sgambettando su per i viali irrorati di gioia,
le campagne assolate aperte a cunicoli e stradine,
percorse dai nostri passi
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Andasti via sul letto di morte,
senza sospirare.
L’irriconoscibile figura
della carne,
senza più veste umana.
Il
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Prati verdi sul crinale di pensieri sfuggenti
nell’ora che si distende.
Sento la morsa serrarmi il petto,
quasi a
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A ribatter il mio eloquio,
tergiversando nella nicchia familiare,
d’impeto mi guardo,
quasi genuflessa,
in atto di
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E’ un sentiero stretto,
oltre le vedute sterminate,
sopra la stesura di colori che si perdono a vista.
Sapessi ricreare
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Disincanto,
sopra un mosaico di cielo da ricomporre.
Trattini nell’intermezzo di sbuffi bianchi
di aeriforme opaco.
Un tuffo nel blu,
scivolando su scale vaporose
che riflettono l’arcobaleno del giorno.
Si assottiglia la lente del tempo
che
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Lascio ad altri gli sguardi
protesi sul giorno.
Annichilita su sterili pietre,
allineate come i passi che avanzano
sul grottesco apparire d’ombre
quasi fameliche.
Tutto m’inghiotte nell’oscuro impavido,
temendo il lento sfiorire d’umano mio
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Se scendessi dalle nuvole
sino a perderti tra il livore del cielo
e il solco della terra dove non batte più il sole,
vedrei la tua figura danzarmi attorno,
udrei lo squillo di campane al vento
scuotermi la testa ronzante
mille suoni indistinti;
la
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Estensioni d’invisibile cielo,
agli antipodi dell’universo
che occhi non penetrano.
Sul fondo esistenziale abrasione
di pareti avulse dal tempo.
Fuochi luminosi stemperano l’abisso
di un mondo dissolubile.
Crepe rocciose di pianeti
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Ricordarti è come riportarti in vita,
rompere il sortilegio del sonno
che per sempre
t’addormentò.
Al risveglio d’un bacio
la quiete di eterno incantesimo
spezza il silenzio funereo.
Ti ritrovo nelle tempeste del cuore,
affannando per
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La parola vita ricorre,
rimbalza sul cuore,
come eco dell’anima così è il suono delle tue ferme parole
agli occhi che provano nostalgia e s’intrufolano in mezzo al cielo che ti accoglie.
Ogni data di compleanno, ogni festa che ritorna,
riporta
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Daniela Dessì.
Indirizzo personale di Daniela Dessì: danieladessi.scrivere.info
Affiatati in un volo d’amore che non teme ostacoli,
siamo parte di un infinito crescere tra i ramoscelli di una vite immortale.
Sfioriamo il tempo nello spazio di attimi conseguenti al nostro vivere,
un po’ zoppicante,
quando sopperiamo all’ala
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Sei il coraggio che si fa strada nei meandri del silenzio
e le porte trapassa dello spesso acero.
Allungandoti sul ciglio oscuro tendi il fine udito a risentir
il familiare canto della vita.
Non sapevi, non potevi disattendere il presto rinascer di
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Far proprio l’altrui bene,
nell’interesse reciproco.
Amare senza riserve,
non disdegnando il diverso.
La luce è indivisibile,
ma di colori riflessi
porta il suo bagliore,
ciascuno lo vede con gli occhi dell’amore.
Incarniamo il volto
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Mi guardo di traverso e scorgo
ombrose decomposizioni
dell’anima negletta.
Un’anima senza volto
che si riflette in se stessa,
castigata dal giudizio severo,
sconfessa il male e il bene dell’umana consistenza.
Anima fatta di cielo,
tappezzata
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Alla stesura di un’opera
si cimentano tanti,
aspiranti artisti
che a vanagloria ascrivono
fumi di parole.
Il motto dell’eleganza
risponde alla moda del tempo che passa.
Il sentimento una svista del momento,
poco importa che smorzi il colore
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Estroversa quiete mi trasporta
al largo di una tempesta.
L’attendo sul molo di una barca a secco...
e non so più remare incontro alla corrente
del maltempo.
Vorrei che si spegnesse il giorno,
chiudendo gli occhi appresso all’affanno,
in pieno
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Aspettano l’alba
rintanati nei bozzoli di vicoli
per paura del contagio umano,
dove le ombre si annidano
tra ritagli di cartone fatti a mo’ di letto,
infeltrito dal nauseabondo fetore
che emana la solitudine.
Li bagna la pioggia e il gelo
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Non voglio più svegliarmi,
sonnambula notte mi costringe a te,
incatenata come una schiava folle.
Si inframmezzano acquiescenze di trasparenti veli sudati
in abbandono di braccia malleabili come seta.
Ti avessi qui,
stringerei il sogno
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Ancor ti rivedo d’umiltà vestita,
a me appressandoti,
pur con lena
racconti delle tue alterne vicissitudini.
La fuga dal tempo nel ristoro del celestial volto,
la vista del mondo supremo,
al di sopra dell’effimero avanzar di stagioni
e mute
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Amare senza riserve,
così come sei,
onda che si rintana
nel’alveo di un sogno.
Ali di gabbiano che si stendono al cielo,
docili al vento,
nel risuono del mare.
Sento la tua voce inasprirsi
al richiamo di un verso
echeggiante il ritorno del
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Giorni da riscrivere,
come sale del mare alla deriva.
Ricomincio a nutrirmi del sole
appena rinato.
Lontano s’intravede la breccia angusta
sul far d’inasprite corse,
lungo il pendio scosceso.
Sul crinale che sovrasta il mio tempo,
accarezzo il
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L’amore che porto
nell’altrui rispetto,
cosicché guardandomi a fondo
colgo dell’umano il riflesso.
Non è che l’esigua parvenza di me,
un uomo bacchettato dal destino avverso,
pur si trascina e ritto rivendica l’amore negato.
Chi siamo?
Del
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Il pensiero della morte
mai così vicino,
sento ronzare attorno ripetutamente,
distaccandomi dal flusso dell’aria
che passa per il cuore.
Mi contorce,
schiacciando l’ala incapace del suo volo,
le vene dell’anima assottigliata
come una foglia
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Eccomi, a domandare di me,
di quel sogno che vive
tra gli spazi di cielo.
Non perderò la calma,
non piangerò
al riparo di un muro divelto.
Io so che si muore,
che ogni vita si spezza;
al largo del mare
ci si ritrova sbalzati dalle onde,
nelle
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944 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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