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Cristiano De Marchi
Le 280 poesie di Cristiano De Marchi
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Quando nella notte potrai scorgere
sagome d'anime fluttuar nel vuoto,
quando camminerai tra volti indecisi,
violentati dal frastuono del tempo,
quando i sogni saranno finiti nel pozzo
e il vento profumerá d'uragano,
solo allora
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Come cristallo di neve attendo,
scivolo dalla nuvola al cielo
fluttuo invisibile e lento
m'adagio sul saturo campo.
È tempo di bianco silenzio
di luce
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Silenzio uomini antichi!
La terra ormai s'è assopita,
avvolta in manto prezioso
dove fredda nel verno riposa.
I rami dei tigli son spogli
scheletri appesi alla notte,
ombre sterili e secche
di natura vestiti e mortali.
Galleggia
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Ti vedo fuggir silenziosa
ombra d'indefinita parola
abbraccio che silente si posa
fulgido ardore di madre.
Spiaggia rifugio di sogni
abbracci cullati d'incanti
battiti ascoltati sul petto
ricordo del tempo spirato.
Oh limpido sangue di vita
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Nell'intimo morir dei sensi
travolto da misera passione
mi lascio acerbo cogliere sul fatto.
Immaginai il tuo corpo divenir colore
e poi profumo, distratta sensazione.
Dipinsi l'attimo su invisibil tela
ma ricordai l'istante,
un soffio al
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Quel pennino dal fin tracciato
scrivea d'amor a vuoto
con due punti e l'interrogazione
fu entusiasmo o legittima passione?
Così mi par l'amore
descritto sul selciato
imbevuto nell'inchiostro
di quell'attimo creato.
L'esclamativo
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Se libero è l'arbitrio di questo mare
allor tu onda affogami,
rivestimi d'infiniti rovesci
e riportami solitario a riva.
Aspettami quel dì che basta
e poi guidami sul morir che resta,
avvinghiami tra amare alghe
dal perpetuo
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Lo so che ti svegli invano
e le notti sembrano esser infinite,
lo so che i mostri invadono il tuo letto
nelle ore che si fermano all'istante.
Nel nero gli occhi umidi più non vedono
ma il mattino dovrà pur ricomparire,
m'accorgo
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Arsa la gola nel deserto del giusto
striscio le membra come unico Cristo,
porto la croce, fardello dell’uomo,
frustato nel riso dell’ultimo primo.
I chiodi m’attestano il non esser divino
espiando le colpe d’un fatuo destino,
rinasce la vita
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S'elevano immense le strutture del mondo
quelle che mirano all'eterno
nel loro saggio d'inverno sperano.
Scrivo la novella del tempo
che non passa dalla cruna d'un ago,
ma vive.
Io sono lei e mi assimilo
io sono l'essere immortale ove
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Com'è il suono della tua voce dentro?
Si, quella voce che t'accompagna
che legge e scruta l'infinito.
Quella voce che usi per parlare
ma la senti solo tu, nell'incavo del cuore.
Com'è il suono delle parole
quelle che pensi
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Veste la notte uno strepito
è legno dolcemente piallato
segue un ritmo paziente
nell’arte di una mano sapiente.
La cera che segna quel tempo
sciolta su ceppi d’abete,
guida fiammelle leggiadre
in luce a splendidi liuti.
L’acero profuma in
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M'immagino la sera
con eterne anime al vento,
sospeso, appeso, semplice rinfuso.
M'immagino confini isolati
punti fermi inaspettati.
M'immagino d'esser lato
d'un quadrato tracciato,
limbo che divide
la nebbia dal mondo.
Così il
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M'accingo a sognare
o forse a morire,
nel baratro dei desideri
perdo la vita e il suo divenire.
Varco l'onirica porta
abbraccio stretto il vento,
volo sul bordo imperfetto
intonando l'ultimo canto.
Oh mente gravida!
Ogni notte muoio
ogni
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Sei, all’imbrunire, dove non sono
lontana dal palpito del cuore,
ladro disarmato e gentiluomo
nell'ultima serata di un amore.
Sei oscura notte ove riposo
vuoto e freddo resta il mio giaciglio,
mentre sogno d'esser fiero e ancora sposo
nel
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Salto come acrobata stanco
salto dai sogni inviolati,
chino tra i segni di strada
m'affido al tuo ultimo dono.
Ebbro di pensieri cercati
tra schiere d'isolati rifiuti,
sola anima persa
nel circo di un'unica vita.
Acrobata ma non
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Invia un messaggio privato a Cristiano De Marchi.
Al primo rigo d'orizzonte
là dove l'eterno dimora,
nell'ora nuova
lento il cielo cambia.
Nessun inno
ad accompagnar l'aurora.
S'accende
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M’accorsi del tuo fine corpo
quando il gemito
implorava l’impatto,
un fine sussurro di sensi
sciolti in silenzioso tatto.
Gocce diluivano il ghiaccio
nel respiro d’un tenue cammino
la voce sfioriva un ti amo
e la mano inseguiva il
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S'affanna il respiro
nell'ultimo sorso
che lento s'appresta
a divenir eterno.
Le fredde mani
gelano i sogni
tra coppe di vino
ricolme di ragni.
Al di là, nel vuoto,
vedi rosso carminio,
simil al sangue
lo bevi in
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M'annebbia la vista
quella strana pietra ametista
che penetra, s'arresta
si spoglia, si spacca
si mischia, si specchia
s'annienta e disarma.
Vige la regola del cuore
che nulla puó senza sognare.
Sobrio quel tratto sottile
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Ti vesto di mera virtù
anima mia che lenta avanzi.
Sottil signora dai limpidi vanti
t'ammiro invano.
Poi,
se nel lento declinar della sera piangi,
un vestito nuovo dovró cucire,
sono artigiano,
nel sottil desío
io
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Luce
che lenta torni a morire
fioca imperi ancora
negli ultimi stenti di sole.
Invano rischiari le case,
dimore ormai presto socchiuse,
mesta al rimirar la sera
d’ispiro a vagabondi pittori.
E’ l’autunno che avanza
spento e silente
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Il fragor dell'onda giunta prima
è canto di sirena celata dal velo,
son cupi versi dal mare in rima
che fan dell'orde d'anfratti in cielo.
Persa nel tempo sagace e ondoso
ebbra di schiuma che mai trova pace,
nel orrido abisso d'un fondo
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Ho respirato polvere
nei vicoli ciechi di questa città,
contando le pietre
eterni macigni d'infinite distanze.
Ho respirato polvere
sull'altalena abbandonata al sole,
nel lento movimento
d’un ricordo che viene e l’altro che va...
Il
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Illusionista
nel vibrare mani,
e i tuoi occhi,
e i tuoi sorrisi.
Come artista
sempre attento,
perché nulla
possa d'incanto sparire.
Non racconto alcuna fiaba,
mi preme il divenir un
triste sorriso eterno.
Ma già lo sono
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Mi travolge l’eterno e infinito amore
degli occhi che in questo idillio brillano,
atto lo sguardo silente interseca
quelle luci che ancora gli occhi vantano.
Lo so, tradisco sguardi inutili
percepisco segnali fragili,
lente le mie palpebre
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E’ un solista
il suono del silenzio.
Si divincola dal coro
per portare una visione
che si fissa nella mente.
Noi parliamo senza nulla dire
e chi ascolta lo fa senza capire,
le voci annebbiano la vista
e fredde lampeggiano
come tristi luci
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Donna
estrema passione dell’essere,
e che bella!
Artefice d’infiniti colori
semplici
d’ispirata fervida poesia.
Donna
che dal dunque
m’hai tradotto in eterno,
per sempre
e poi ancora... per sempre.
Seguo l’istinto illusorio
per continuar
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Spettina la bambola
sdraiata sul fianco
sguardo stanco
dal pensiero spento.
Vitrei i suoi occhi
han visto lontano
il vissuto del tempo
nei mille rintocchi.
Vesti quei sogni
cavalcati dai pianti
amori perduti
rinchiusi nei pugni.
Questa
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Come Quando Fuori Piove
in semi di vita rinnego il sole,
nei cuori s’apron parole nuove
vitrei pensieri ove il tempo muore.
Carte da gioco e figure consunte
stendi i tuoi panni al calore del male,
il fante di picche non porta l’amore
il re di
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280 poesie trovate. In questa pagina dal n° 151 al n° 180.
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