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Cristiano De Marchi
Le 280 poesie di Cristiano De Marchi
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Orazio che ore sono...
ti prego infermiere dimmi che ore sono!
Devo correr a teatro... presto!
Questa sera debutto.
Ma come faccio? Non ricordo...
no, non il copione,
non ricordo la strada per giunger al loggione!
Maledetta memoria
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Ci troveremo un giorno
a correr tra i filari
lucciole innamorate,
io vento per le nuvole
e tu acqua per i mari.
Saremo musica
forse in bilico
note di un assolo
fiori rubati a bianchi altari,
tu pensiero ed io amor puro
senza tempo
senza
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M'affidò il suo sguardo ben poco...
Ricordo
quel candido viso ceduto al Sole
avanti ad ogni bellezza nel regno,
pregiata argentea perla del Nilo.
Ricordo
io schiavo e lei Dea,
scriba delle sue gesta nel tempio
desiderio del mio divino
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Non vedo alternativa,
m'appresto a ritrovar la vita nuova
il buio è infame, le aspettative vane.
Non vedo sangue scorrere nelle vene
mentre il corpo arso in me rivive,
non vedo perché cieco senza ragione
immerso nelle menti asciutte
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E scrissi della luna col suo velo
pacato nel fragor di tante stelle
rapito da bellezza intrisa in cielo
avvolto nel chiaror dei miei pensieri.
Stringevo stretto l'anime più belle
portandole al fin di quel creato
soldato giusto e quasi
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Continuiamo un po' a morire
nello spirito, in vane parole
sprecate nel "bisogna dire"
tra torri sterili di Babele.
Sono morti altri poeti...
ogni vita è un libro d'autore,
uno scritto rimasto incompiuto
straziante urlo
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Vorrei tornare a casa
tra quattro stracci
mille illusioni
infinite passioni.
Vorrei sentir quel profumo
che fece dell'estro
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Se potessi udir quella melodia
che avvolge il cuore mentre t'amo,
ti farei salire all'ultimo varco del cielo,
ti farei danzare sotto un impero di stelle
custodi dell'intimo segreto d'amore.
Armoniosa e fisica notte
rievoca un suo bacio
tra
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Sette son gli eventi fin qui narrati
di sette sigilli sette angeli son custodi,
là dove sette misteri ci furon raccontati
sette Pleiadi divennero i miei chiodi.
Profetiche visioni di streghe e maghi
alchemici concetti a noi celati,
sfere di
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Fiere sculture rivolte alla terra
austere figure ardite e sole,
ai confini del mondo senza paure
vedette d'isola che leggenda narra.
Perché così possenti e maestose,
perché cosí distanti e misteriose?
Nei loro sguardi
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Un milione di spighe di grano
abbronzate come dune di sabbia,
cerchi magici senza nulla d'umano
righe avvolte ancor nella nebbia.
Son misteri di questo tempo
precisi segni nel loro creato,
apparsi come fluttui di vento
dal concetto ancor non
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Veggenti scrissero parole strane
profeti in versi persi nel tempo,
le stelle segnaron illusioni vane
realtà conclamate o parole al vento?
Nel racconto del nostro passato
gli artisti videro l'emblema dell'uomo,
scultori sublimi alchemici e
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Giunto laggiù alle Colonne d'Ercole
ecco aprirsi al leggendario strano,
quel che Platone scrisse tra mille isole
antico sito che ancora ricerchiamo.
Popolo in virtù di mitiche leggende
paradiso che fu un capolavoro,
visse imperando
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Su carri alati con scie di fuoco
s'alzavano al cielo per volar lontano,
supremi Dei con forze immani
chiamati Elohim iniziati e umani.
Estremi artefici d'un nuovo mondo
custodi antichi del mistero strano,
scritto e descritto nel libro
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S'allineano i pianeti
all'alba d'un eclissi di sole,
è forse degli ingegneri quest'ultima creatura
che a piramide sale, tra faraoniche strutture?
Nessuna tomba e tanto fu insabbiato
mentre una Sfinge osserva l'immenso stellato,
con
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Era ferma seduta e sicura,
scolpita nel ventre d'un sogno
dell'ultimo cuor vivente
appagato e irriso da un pegno.
Da un viso di luce librata
attendi una
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Scivolano lente alcune mani
legate, vivaci,
furbe nello sfiorar le dune
che s'aprono che schiudono,
al solo fin del desiderio
o d'un semplice bacio bendato.
Ultimo rintocco di labbra gonfie, glabre
aperte all'uman desìo
quelle che
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Di che amor dovrei morire?
Dimmi sparuta visione magica,
sorseggiami d'universo tu che puoi!
Arpeggiami d'umana esistenza
chiamami se nessun ti vuole,
sono sterile d'ogni concetto
tra lividi lampi fonte di sogni.
Aria vuole amore
fino
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Oggi non posso fare a meno d'amarti
perché ier t'ho amato più del mio domani,
stanche son le labbra che sulle tue
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Canta tre volte il gallo
si rimangia ogni sua aspettativa,
nel mattino che inerme giace
mi coglie in fallo.
Canta e s'inebria di sole
che non c'è nell'inverno adiacente,
sono d'alveo funesto e irritato
nella gabbia di un mondo che
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Attendono la notte i pipistrelli
avvolti nel pigro manto della sera
appesi inversi ibridi e sospesi
volatili vampiri del mistero.
Dagli occhi rossi e lucidi nel buio
eccelsi frati chiusi dentro al pelo
frenetiche e oniriche creature
che san
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Fu quel giorno quando divenni acqua,
scivolavo fredda, limpida ed equa,
seguivo il corso nell'intrepida vita
oh gioia mia d'immenso vestita!
Divenni acqua per voler divino
dissetai il deserto e il suo umil destino,
cambiai il volto per sembrar
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Se ben osservi laggiù
dove finisce il mondo,
capirai gli istanti
vedrai a riposo mille sogni infranti.
Sdraiati, inermi su chine ardite
rivolti al cielo povero di luce.
Si... se ben osservi laggiù
ove il mondo tace,
nulla
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Sono voci
voci che si celano tra mille sguardi,
anelano al mistico respiro
e dal silenzio sibilano d'un fiato.
Sono voci che amplificano l'eterno
lo portano a divenir tutto d'immenso,
negli occhi tremano lucenti lacrime
aspettando il
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Quel che conti sulle dita della mano
son pensieri, dolori, gioie o semplici emozioni,
stringono, fanno a pugni, in silenzio ti accarezzano.
Son falangi che ti toccano fin laggiù nell'universo
poi disprezzano, uccidono, t'amano e
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Sono solo mio e non tuo
non son di lei, di te
non son di nessuno.
Divento opera di bianco marmo
che per sé vive, aureo soggetto,
divin strumento in eterno concetto.
Divento musica se il pensier ne ha voglia
canto e rido con voce
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Vorrei, nel rimirar codeste stelle,
ritrovar nel tuo vuoto limpide favelle
che s'amano, ricrescono e poi s'ammirano
uniche spie a codeste anime belle.
Vorrei che il ciel diventi scuro cappello
per quest'ansia che vive nell'etereo,
dove
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Tacito è il canto d'amore
che libra nell'aria un tumulto,
gesta di quadri confusi
dai colori spremuti nel pianto.
Non parlano i ritratti appesi
in eterno silenzio essi vivono,
sorridono al tempo fermato
come statue di marmo bagnato.
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Domani sarà tutto come ieri
dalla stessa fontana sgorgherà acqua fredda,
i rumori della città arriveranno quanto prima
e sveglieranno il silenzio come ogni mattino.
Domani sarà tutto come oggi
senza futuro per chi
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Io che sono albero
tra luci informi illumino,
tra sfarzi di stelle cadenti canto.
Io
che divento Natale vedo!
T'accolgo tra rami lucenti
doni d'un tempo vissuto,
sono verde intriso nel vuoto
piramide d'un segno sofferto.
Sono abete
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280 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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