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Willy Zini
Le 277 poesie di Willy Zini
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| I tell you what,
le briciole ci parlano:
suggeriscono l'effimero
della morte, lo struggersi,
il dilaniarsi,
per l'inevitabile.
Inevitabilmente compromessi
fotonici, ipertronici, iphonizzati,
ma fatalmente orientati
al cortocircuito.
La
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Sciamannare
di candide artritiche
sembianze silhouette,
scarne in carne
sperse e immerse in forme
inoppugnate.
Nei meandri del respiro
che proferisce insieme
alle tue parole, ho esperito
la frazione di assoluto,
quando l'anima
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Tra i granuli di polvere
la luna ubriaca
vomita luce bianca
ed io non sono più avvezzo
al dialogo comune.
Scavo le rughe occasionali
in vista di un'intuizione:
tutti a barcamenarci nell'oblio
alla disperata ricerca
d'una carezza.
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Animo! Amigos, animo!
E quanto costerà poi
sturarsi un pochettino
le orecchie!?
Animo, dico! Animo!
Ché troppo facile
sonnecchiarsela
mentre sfavillano
tutt'intorno fatali bruttezze,
e troppo veloce, sapete,
cogliere l'attimo,
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Non so per quale strano difetto
il mio orecchio non cede,
non appaga la brama d'ascolto
degli stormi di corvi gracchianti.
Sin da piccolo ascoltai
l'infinitamente piccolo
per cogliere l'immenso.
- sintesi e selezione -
I miei sensi
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Ahivoi Uomini!
Avete sentito
il crack della Luna?
No, certo che no!
Pavidi come siete,
a crogiolarvi nel fango
confortevole della palude
dell'omologazione.
È la forza
di scuoiare l'apparenza
che mi
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S'estinse il pensiero
- e che novità -
i soldatini si confortarono
al richiamo degli ordini
- paura della morte? -
Macché! Fu da sempre
la paura della libertà
a sguinzagliare
nuove ed ennesime
paure ancestrali.
La
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L'essenza della cosa, poi,
non è che salvezza quotidiana.
Siamo tutti animali
alla ossessiva ricerca di rifugio,
abbarbicati ad un gracile ramo
per non naufragare.
E poi c'è il dialogo, trialogo, (dodecalogo?)
ininterrotto e
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Nello scrosciare
di parole è la nostalgia
del momento, la dannata
paura di non aver detto
tutto il dicibile, il terrore
di non essere capiti
o compresi, o di essere
appesi alla bilancia
dei giudizi altrui.
Nel taglio delle occhiaie
che
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Una radice traversare
le pareti della roccia,
insinuarsi nella corazza
di uno scarabeo;
un filiforme corpo
di donnavegetale
assurgere dalla pietra
come stalagmite d'oro
incandescente, magma
gorgogliante, sinuosa
danza di serpente -
eri
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Che il bene fosse nato con noi,
questo non l'ho mai preteso!
E allora quale suggerimento?
Che cosa vagliare nel guazzabuglio
di organi ed impressioni alla ricerca
della mia fetta d'eternità?
Ebbene mi sono sentito umiliato
e
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Com'è paradossalmente assurdo
essere costantemente investiti di vita,
di vita, di vita vitalistica
vita, e solo vita!
Non so se per caso abbiate
mai potuto sperimentare cosa voglia
dire scorrere lenti su di una foglia
come una goccia dopo
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E la tenebra
come un muto vuoto
è ovunque, è onnipresente,
è Dio:
prima dell'essere, esiste
e divaricandosi genera
altri ologrammi,
ennesime chimere.
Dovunque l'occhio peregrini
mai la sua ombra
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Aleggio
adombrato di paranoie
nella leggera foschia,
nella bianca distesa eterea
tra il “chi io sia”
e la pura follìa -
Aleggio
solo perché soli
ci si indaga,
solo perché nel mio involucro
nessun universo
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All'ora del crepuscolo
genuflesso alla tua nera
vestaglia:
in un mare di imprecazioni
e bestemmie mi sono ritrovato
schiavo del vortice sotterraneo;
come il doppiamente cieco Edipo
ho agitato le mie braccia, le mie corde
vocali hanno gridato
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È stato strano riassorbirvi
ed immergersi nelle viscere
delle futilità; anche voi
con me in preda alla cascata
macchiata di diffidenza,
un clima strano tutto intorno,
lontano e forse più vicino
il rumore sinistro e sempre
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Invia un messaggio privato a Willy Zini.
Indirizzo personale di Willy Zini: willyzini.scrivere.info
Approssimandosi l'imbrunire
fu un pugno di parole
-il tuo respiro lancinante-
a scarnificarmi
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Difficile sostare
a guardarvi
mentre vi affannate
disperati
a nutrire vivide
illusioni
a costruire macerie
su macerie
a farmi realizzare
quanto tutto questo
sia questo
e nulla più -
tutto questo
è solo
questo,
nulla
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Tagliente l'inquietudine
squarcia la mia anima:
non ha fine
non ho fine
non vi è fine.
Stupido e stupito
sono insetto tra giganti,
gigante tra pianeti,
pianeta tra universi,
universo tra dimensioni.
Ma non posso fuggire
il tempo
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Sono uno specchio
incapace d'espletare
la sua essenza;
non rifletto più.
È così
infinitamente
struggente
e così
dolorosamente
superficiale
la profondità
di questo male
effimero:
sento
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Volgiti ora
ragazzo dagli occhi di vento,
universo tra i capelli,
è cupo
è dolce
il tuo lamento.
Ascolta bussare le ombre
e brancola tremante
tra le tue onde,
miti arruginiti e anime lacerate
incontrerai.
Divora ogni pensiero,
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Come un corpo celeste
cinto dalle grinfie del respiro
eccomi giunto alla zona di luce
di chi sa di non sapere,
di chi esperisce il non essere,
di chi coglie il non detto,
di chi carpisce il moto indefesso
del crine indiavolato dell'onda
che
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Piovevano dal cielo neonati infuocati
come miliardi di gocce d'ambra
rossa - vino nel calice dorato
che ritorna Vite - sangue degli dèi
venuti e fuggiti:
“i peli storcersi bucandomi la pelle
nelle ore vegliate incrostate e frantumate
in
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| È come apatia
questo sciamannare
di pepite - comete
carnificate!
Apparteniamo
al sordido suono
che vibra intorno
alle cose -
non servono orecchie
buone:
il silenzio della comprensione
dispiega ogni gesto ogni suono
ogni battito
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Qui - in between
nello Zwischen temporale
tra gli déi e la polvere
in ricordi ahimè -
Veh! Veh!
Ecco il Satiro
interpellare una stella
e la stella fuorviare
l'incanto
qui - in between - Zwischen
attendo la chiamata
dell'oscuro
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Bisogna essere in grado
di farsi male piano piano
di farsi male nel profondo
senza mai riuscirci fino in fondo.
Perché così emerse
la primaria necessità:
lo schiarimento della caverna,
il parto apollineo
del fango
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Quiet please!
M'inombrate il tepore
soffocate l'amore
con l'ottuso picchiettare
futili uccelli disorientati!
Contro infiniti vetri
schianterete i vostri becchi
le vostre piumate sembianze
d'uomini - cornacchia.
Quiet please!
Devo
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Soporifera ridiscende
come coltre di neve
che si posa lenta lenta,
questa sofferenza.
Offusca e sbiadisce
il sentore dell'animale
che ha perso il suo istinto
nell'incognita del Sé.
È insaziabile ricerca
la fatica
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Qualora il verso
esorcizzasse la perversione
nel paradiso di bestie
tornerebbe il lume del cuore.
S'insudicia la rima
nella gabbia dorata
freneticamente bramata
dai figli senza più ali.
Non che purezza non sorga
dal marcio, ma
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Il dotto narciso
in dialettiche masturbazioni
finisce per annegarsi.
Il saggio eremita
si salvaguarda dalla giungla
delle bestie schizofreniche.
Il pio pastore
di delusioni si nutre
illuminando la via al gregge.
Il poeta straccione
beve
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277 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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