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Willy Zini
Le 277 poesie di Willy Zini
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| Così intorpidito
che il crepitio delle parole
si rovescia in leggero
tormento, oppure in pesante
sobrietà. Il mercurio
del mio termometro spirituale
che si sminuzza. Piccole sfere
del me si infrangono attraverso
lo specchio del ricordo.
Quella
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Forse nel cercare
di definirti ho sfiorato
la guancia di Dio.
Forse nell’irradiarmi
in pensiero sono asceso
sull’aspro monte.
Forse nell’edificare
somme illusioni
ho carpito, ho sentito,
ho vissuto l’estremo
sforzo di decifrare
le venature
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| Nella mia ardua ricerca dell'oltre
mai ho azzardato il passo più in là
nella speranza che il sentiero
conducesse ad una radura più lucente.
Tremendi sguardi hanno incontrato
i miei occhi tra le filiere
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| Quel suo viso
di roccia immota
carezza
idiosincratica
polvere d'argento
collasso estatico
d'ardore straziato:
"la vita la
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l'upupa canta:
sgorga latte perlaceo
i cuccioli fagocitano
squirulì squirulì
erosione di lineamenti stanchi,
forme, espressioni
e l'upupa canta:
saette mentali, cortocircuiti
intuizioni, dimenticanza
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L'inchiostro nero della notte
mi si versa addosso
scorre sulle vivide membra
che nel pieno della disillusione
ancora sognano...
Sognano dell'oceano dei tuoi occhi
e della purezza del tuo ingegno.
Scorgo un panorama troppo
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Punto primo,
non esistono punti primi.
I linguaggi sono obliqui
e tangono ogni briciola di pensiero.
Questa è l'era del Social
che di linguaggi spenti straripa,
ma il Nulla asserragliato
serpeggia sinuoso con tono sordo:
il Nulla
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Le Stelle zittite
dall'ardore della luce dei lampioni
in questa notte offuscata.
Offuscata è la vita
del giovane viaggiatore
che percorre le impervie vie
d'un sentiero nell'indefinito.
Come mi sento solo;
mozzato e strappato
dalla massa
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Ci fu un tempo,
e le stelle e la scia
delle loro lacrime frantumate all'atmosfera
lasciavano un labirinto di scintille,
il senso inghiottito dal buco nero
d'universo acerbo.
Ci fu un tempo,
e le fantasie erano cristalli
e i sorrisi
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leggera brezza divina
pettina i pensieri d’un morto cosciente.
e se tutto l’amore dell’universo
si racchiudesse in un baco, nato
nel tuo ventre, che ha strisciato
che ha vomitato la tua terra
che schifosamente
sublimamente
(quotidianamente)
si
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Immensa negazione.
Il vento e la neve:
Tutto copre tutto
Ma la bellezza rinasce
Ed è così distaccata,
Eterea.
La bellezza non piace,
Non deve piacere.
Non c’è tempo
Di miseria
Il cuore è più in là.
Non c’è contingenza
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Quando le budella
Dell’universo
Ti si ritorcono contro
Non esitare
È come quel filo di brezza
Mattutina
Che accompagna
Un volo senza ritorno.
Quel click
Impronosticabile
Che impone l’esser Formica
In fronte al gigante.
Non siamo
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Come medusa
In balia del moto
Le onde a scandire
Il ritmo del pianeta
E l’orizzonte
Netto
Che delimita
I contorni
Della prospettiva
Limitata
Che respira
Perché deve
Respirare
Ma le onde
Sovrastano
Il respiro
E
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Vedo parole
Vomitate
E chi più ne vomita
Più s’erge
Sul trono
Dei raccapezzatori!
Vedo silenzi
Che fanno paura,
Il terrore dell’oblio,
La manìa della fuga
Da se stessi
In se stessi
Dimenticati.
Sento il richiamo
Più fioco.
Si
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C’è tanta ispirazione
Là fuori
Qui dentro
Veline di cartapesta
Pagine unte
Sguardi strappi
La violenza che si
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Perdo di vista
La mia prospettiva
Abbraccio la sabbia
E rigurgito lacrime
Di nostalgia
Per un passato
Che era già futuro
Per un domani
Condito di piccole morti
- nave di Teseo -
Conto i pezzi
Che si disgregano
Lascio la pelle
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Willy Zini.
Indirizzo personale di Willy Zini: willyzini.scrivere.info
Confondendo le aspettative
la realtà si mostra
in tutta la sua virulenza:
è come spiegare ad un bruco
come diventare farfalla.
L’arte non s’impersonifica:
è
in tutte le sue sfaccettature.
E non vede l’ora di morire
per farsi
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Eccomi ragno
ad intelaiare
ragnatele di pensieri.
Volo invisibile:
è un’illusione,
credo,
ma non meno
delle vite di plastica.
Mi alleno a morire
ogni giorno.
Mi cibo di rovine,
mai sazio, espando vita.
Mi cullerete
nei vostri
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Perdo di vista
La mia prospettiva
Abbraccio la sabbia
E rigurgito lacrime
Di nostalgia
Per un passato
Che era già futuro
Per un domani
Condito di piccole morti
- nave di Teseo -
Conto i pezzi
Che si disgregano
Lascio la pelle
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Forse ho interpretato
male le mie varie vite,
forse ho capito
che il capire la propria
inettitudine è il primo passo
e che quando concepirò
il mio essere altro
da quel che penso
assurgerò
a nuove inarrivabili distanze,
talmente
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Non ti ascolto più
mentre dentro urli più forte.
Quel giorno ho gettato il seme
nella terra fertile e con occhi
ambiziosi rimiravo
il tuo primo germoglio.
Passato il primo inverno
il tuo stelo più robusto
e le tue piccole foglie
a scandire i
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Sono il vento ritornante,
il richiamo involontario
del mio respiro -
il soffio che scompagina
frames autorinfrangenti
del quotidiano rimuginar- si!
Il disvelamento dello spettro
della ripetizione che mutila
mani pronte a brandire
contare
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| Ogni giorno è un nuovo
anno -
eppure la vita è questione
di secondi.
Ahi! Che male fa questo esserci
quando ti calpesta:
ma più che le membra
è il pensiero a ritorcerci.
Chi può sfuggire
alla percezione?
Sono solo molteplici
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| Non si quieta
nulla nella
solitudine
dello sguardo.
Il peso della consapevolezza
strozza il respiro:
la serenità è sinonimo
di apatia?
Una vita
ha il sapore
di moltitudine.
Una espressione
brancola tra i fantasmi.
Non ci si
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Drowning in chaos:
tutt’intorno l’infernale coacervo
di miliardi di atomi di elettroni
di protoni di voci di coglioni
che si scindono
s’incorporano
si riproducono
svampiscono, folli.
Un chiodo affisso nel tapis roulant
del tempo – metafora
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| Shht! Ho sentito
ruminare gli antichi
lamenti tra i sospiri
degli astri infuocati.
Dal cosmo l’interazione
con il caos, le scintille
del contatto tra l’essere
e il suo esser - ci. La negazione
della positività, la materia
scura, vuota, pesante e
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Vi vedo correre e ciarlare
correre e ammazzare
correre e scemare
lentamente,
inesorabilmente.
Tutto è sotto gli occhi
di tutti
ma nessuno vuole vedere,
si assiste all’imbruttimento
impotenti
mentre le stesse facce
le stesse vite
le stesse
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Non ho più sentito nulla:
vago tra le venature della notte
respiro incertezza e paura
tra gli slogan ansimanti
e la bramosia di giustizia
sommaria.
Il fondo è più profondo del fondo
e all’assistere impotenti
al cambiamento
si predilige di
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Là dove urlano le scimmie
un lamento sordo può spezzare l’inedia.
Non sono ancora nati uditi per sentirlo
e non ci sono chances per il ricordo.
Il vociare annulla le increspature:
è un vomitare parole e azioni
il costante bisogno di
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Sono incagliato
nei contorni
della macchia
italico/europea:
turbonazi sbraitano
nascosti
dal troppo lontano
ricordo,
formichine industriose
che non considerano
altra dimensione
del lavoro,
negano la realtà e ordiscono
trame
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277 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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