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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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antonio alberto fiorino
Le 125 poesie di antonio alberto fiorino
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Attraccai con bastimento marinaro
li dove la riva chiamata “Schiavoni”
di parrucche e livree pullulava a sera
nello spettacolar giostrare di costumi
Giammai avrei sperato di conversare
con una gentil pulzella in abiti sovrani
mentre la mia divisa
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Gridi spesso alle tue ombre
il risentimento grigio di luci
che ti affiancano nel riflesso
a volte corroso della tua anima
spingi il pennello in cerchi grevi
tremolante impatti aure inattese
replichi incerte immagini sospese
nel tuo mondo
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Ho camminato lungo i sentieri
del tempo e nell’oblio pungente
ho strisciato spinose rose e vite
consumate da voluttuose speranze
Odiavo le Ninfe come Merope
coi loro moralismi occulti e gravi
non amavo le giostre del cuore
arguivo le gesta del
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Ancor chiara ricordo la tua sofferenza
che finì nel caldo e profumato maggio
con gli occhi chiusi nella tua agonia
chiesi perdono….tanti anni or sono
Ti abbraccio ogni tanto la notte
nei sogni lontani dai miei pensieri
in cui occulta era
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Pensieri urticanti cozzano le sue ali
spiumate da tempi incolti e muti
il suo saggio guiderà ora l’istinto
-e la sua rotta-
Ha beccato perenne rifiuti di mari
putridi in vecchie folate di vento
-avverso-
Dirigerà i suoi occhi
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| Il mio amico, lui si che sa digerire palle di cannone
che spezzano la storia di vuoti gorgheggi
vicino all’altare delle elemosine Americane.
Ogni volta che la posta si alza, lui cede,
archivia menzogne nel tempio e pulisce lingue di ombre
che
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Non grido ai miei pensieri
di mutar le spoglie di versi
pregni di dubbia tempra
arranco stima per me stesso
in uno scrivere incerto vago
pur robusto di mente e cuore
Parole create in rime scomposte
scaturiscono però sempre
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L’Ego bugiardo assolve il peccato
imbastito nei meandri di cure
infangate da orpelli di nera tonaca
tra il ruvido carparo di serie navate
Ministro dello scempio e del vizio
confondi l’amore innocente a fanciulli
nell’inganno celebrato senza
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Emozioni mescolate ancora acerbe
lacrime che non prendono ardore
labirinti di parole non fanno giogo
la speranza del giorno dopo affligge
Scosti i tuoi occhi dal mio sguardo
sudore alle mani come rivoli di miele
accorto dunque dell’ impiccio al
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Accenni di viole nascoste
da foglie umide rossastre
che attutiscono stivali chiodati
pronti alla rappresaglia
Crepitio di grigi fucili “mitra”
nella cava di rossiccia pozzolana
dramma che diviene eroico
col sangue riverso nell’arenaria
Militi
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Ambiguo e fumoso si sveglia
Il mattino al rione tamburi
pure oggi incerto di una brama
di aria residua tra le sagome
ferruginose di torri e ciminiere
Rauche bocche grigiastre
eruttano incandescenti lapilli
consenzienti a complicità
di
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Il pudore è troppo lontano
dai palazzi di chi ha potere
demagogie insistenti al paese
di bianchi colletti drogati persino
Giullari e cortigiani dei vizi
non fanno musica alle danze
uccidono volti e speranze
promettono solo
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Mi dà il buongiorno il mattino
ha risucchiato la notte ch’è svanita
appena il sole s’è levato di luce
Vorrei ascoltare una melodia
leggere una bella poesia
ammirare ancora arte e cultura
Ringrazio la sorte che regala
ancora
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Amor non è certo parola essenziale
di un sesso strepitoso che guidato
è solo da libido carnale
Corpi danzanti avvolti fusi
origine di natura che si compone
compiuti nel coito appassionante
Ma è solo in letto o pur
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| Avverto mi preparo
mi investi infuriata
già note mie distinzioni
guerriero non bellicoso
disputo misurato
non pronto al duello
che dirigi orchestrando
con maestria e malizia
Infilzi alle risposte
percuoti il cuore la mente
monologhi
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a antonio alberto fiorino.
| Spento troppo in fretta
lontano giovedì di febbraio
nei tuoi 48 anni sincope amara
mai più ti vide tornare
Annuncio di un nero presbitero
bisbigliato in classe
ancor tredicenne mi lasciasti
incognito destino incompreso
Mai ti
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Il colore del tramonto
spaccato da un campanile
manifesta l’aria brillante
di un fresco vialetto alberato
artefice della corsa
di una vecchietta
L’Angelus echeggia
con i rintocchi della campana
si confonde con il grido di dolore
di una giovane
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Albergano ancora nei sentieri
della mente ombre lontane
di pene diffuse in ricordi di
famiglia consueta al dramma
Ritagli di memoria grezza
innescano percorsi dolenti
un fiato di assenze remote
mai scusate mai redente
In quel presente
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Non smaniare comprensione
tu puoi incontrarmi scompormi
interrogarmi intervistarmi
non riuscirai a capirmi
-io mi faccio-
Sono diverso da te
sono differente capriccioso
diviso mutevole
tanto contraddittorio
perché possa esistere
un
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Son tornato dai sogni
avvilito stanco
sazio di vane speranze
mi siedo umiliato
poltrona di ruvido panno
Mi accingo senza voglia
osservando la mente
immagini sfuocate
mi passano accanto
mi vengono incontro
ovattati suoni mattutini
Mi guardo
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| Ti dedicano menti e cuori
mai scampoli fugaci
grandi affetti bramano e danno
Resilienti alla vita
alla fatica al dolore
sugellano tenacia
ricuciono a volte ferite
Speranze dei figli
vedono lontano
fin la dove arriva
l’animo umano
Sanno
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La notte più tiepida
ha abbracciato i miei sogni
riverberi di mite mattino
filtrano da piccole fessure
l'aria più dolce corre
verso temerari boccioli
fan capolino atteggiandosi
dame di ancor vago profumo
Così anche le
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Ti avvolge come spira
un impermeabile grigio
sbiadito e consunto amico perenne
Una berretta di lana ti copre la tigna
barba crespa e unta ti fa saggio alla vita
Tentenni tra buste e logori stracci
avanzi di cibo aneli nel giorno
e rivoli
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| Non c'è più odor di paratie
nelle mie giornate
ormai tutte eguali
scolpite in lapidi marmoree
senza ardore e senza nome
ammiccano lo svanito chiaror
di vespri consumati
navigatore affranto
Insegue la memoria orizzonti
quiete e
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| Chiari Poeti
sanno cogliere l’estro
di rari momenti
limpida essenza
Proiettano nella notte
fasci di luce su acque profonde
promontori sicuri
bastimenti da guidare
Rischiarano ovunque
luoghi, gente, amori
pur celato a momenti
da frammenti di
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| Un brivido percorre le strade,
gli echi, bugiardi a se stessi,
non definiscono l’ombra del boia
che appare e scompare dopo
le carni aver gustato.
Sovente pensiero di giungere
in tempo all’immondo banchetto
e spezzare le brame del reietto
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L'ultimo ceppo di gloria,
si confonde con i cuori
zeppi di sangue, di Madri
perdute nel dolore
di una consapevole rinuncia
all'ultimo
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| Ti incontrai, lì, sulla spuma,
calda giornata di vento,
il tuo sguardo fra le onde,
arrossì di pudore la tua guancia
mentre ti sorridevo.
Volle il tuo labbro schiudersi
al mio ardore, timido
arbitrio sulla tua fronte,
carezza
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125 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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