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Francesco Rossi
Le 1045 poesie di Francesco Rossi
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A quell’ornamento
che è il tuo volto
felice e contento
confidenzialmente mi rivolgo
e confido nel peccato
come grazia divina per non essere lontano
nel momento del lamento
E, nel limitare il confine
trovo lo spazio dove perenne
rimane dipinto il
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Spaiate sono le distanze
unite dalle arroganze
di evidenti ignoranze,
spesso volute dimenticanze
intrecciate da permanenti silenzi.
Mentre una debole luce deborda
dai lembi di salmastro gocciolato
su panni stesi di bozze e invadenze
oltre la
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In un verde acceso mi sono inoltrato
e il sentiero col piede ho calcato.
Il mare d’intorno faceva da sfondo,
il cielo azzurrato portava l’incanto
che io miravo sudando e cantando.
Poi, improvviso il folto del bosco,
dentro a quel verde mi trovo
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Scintilla la stella
nella notte più bella.
Sorge al mattino
con fare divino
il sole splendente che accende la mente.
Si muove la nuvola
In modo altezzoso
Per invitarci a un dolce riposo.
Scorre l’ora senza rimpianto
Per quello che è
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Intramezzato nel guscio tra il grigio scuro
nel lineamento, lo spigoloso traspare.
Ombreggiato da tinta cinerina
mai si ravviva.
Comunicante l’inconscio si scolora,
evapora, via, via che passa l’ora.
Segni di usura, illusione ottica
del tempo che
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Il così sia trainò il suono
autosuggestionato l’uomo
abbandonò il frastuono
invano si piegò nel chiostro santo
solo il terreno arcuò il portamento
e sull’acciottolato inciampò.
Gravato dal fardello
srotolò l’inquieto
entrò, e preso
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Dal profondo del buio sei tornato
come idolo supremo del male,
sollevato in alto dall’incosciente
che alle tue pretese di morte
sempre acconsente.
Fitta maglia di rete ha sfilacciato
e allacciato al fuoco
terrore ha seminato.
Nell’opacizzato, ti
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Esile la forma
s’aggrappa alla sostanza
e danza.
Denudata l’immagine
conosce l’atroce casualità
infranta nella sua fantasia
e, spira.
Avvolta dalle fiammate
del momento malvagio
che colpevolmente frange coscienze;
noi, a decifrare il
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Debutta la notte e, sedotte parole
cadute nell’oscurità svelano inquietudine.
Nei mutismi gli alimenti del cuore precipitano;
spezzano l’inquieto del tuo viso.
Coinvolgimento del turbamento
improvviso, come l’increspato mare
alimentato dal
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Restio al confuso
é il silenzio muto;
rievoco e univoco al pensiero
attendo.
Nel segno di un vivo ricordo
mi approssimo a chi non respinge
e,
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Perché mai conteggiare quanti sfregi sul corpo, appaiono evidenti?
Per quale ragione, a me misteriosa, l’ombra che ingombra
ai miei occhi appare, come dignità regale di spine?
Per quale scopo?
La Tua natura è la liberazione dall’oppressione?
Forse
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Nel volteggiar la sera
di musica si ammanta
e con ardore acceso
distesa sulla scia, incantata da l’alone
diventa perversione
per chi messo a carponi
è intento a osservare.
Sogna e stordito è ancora
da quella posizione
in cui si
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Nel luogo di culto
un dì chiamato tempio
Cristo osservò
un vergognoso mercanteggio
come ai nostri giorni
si usa vedere in etere.
Non solo,
pure nei piazzali di basiliche e chiese.
Narrano che Gesù al tempio
un gran fracasso
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Con la mano carezzo quel che vedo
spuntar fuori dal pizzo nero,
è un colore che non mi piace
perché lutto da lui traspare;
mentre il rosso a differenza
accende tutta la potenza
alla vista del tesoro
che si delinea al mio
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Potente l’amplesso
nel tempo passato
confesso con gioia
quel che è stato.
Il sangue è palese
oggi appare lampante
sgorga e fluisce
ancora abbondante.
Col nerbo vitale
scortese e sgarbato
poiché dal tempo è stato
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Gli istanti di malinconici sorrisi accesi
tra i filiformi incantesimi di sofferenze
forse, si frammentano nelle foschie dell’angoscia.
Censuaria delle confusioni di questo vivere.
Svuotamento di questa malinconia
Ecco... forse... o per caso ...
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Rossi.
Indirizzo personale di Francesco Rossi: francescorossi.scrivere.info
Al titolato e insigne delegato
che a quanto pare
sembra che
dall’accademia ne abbia il mandato,
gli dedico questa
e, del suo dire me ne infischio.
“ L’Amore e l’origine
che poi a dirla tutta, sono la famiglia,
antidoto perenne al tormento
nel
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Scrivo. Vivo. Amo
senza illudere di vane promesse
le pupille tue, lucenti e belle.
Risoluto guardo smanioso
la chiarezza del sorriso;
soccorso perpetuo al pianto
e forse, a quel malinconico riso
cesellato sul tuo bel viso.
Sempreverde sembra
il
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Ti innalzi e rimbalzi nei mari celesti
ai bordi di variopinti paesaggi
per soddisfare cuori gentili
con gli incanti
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Non qualificarmi anziano
la chioma mia è fitta e bionda
e il mio viso florido
di lucente carnagione
e di color spensierato
come il rosso che ho sempre amato.
Sono come il frutto fresco
che mantiene il suo colore;
agli occhi tuoi sembro un
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Fissa l’affascinante bagliore
e, migliore il parlare fu.
Una scansione spinta dal cuore
sospinta dall’impeto
che inondando il tuo sguardo
coinvolge il mio.
L’attesa è illesa dalla certezza
di filamenti sopravvissuti
al fervore del mio, del
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Svela quella tua nascosta paura,
chiacchiera, ciarla, urla
fa che il batticuore
non diventi struggicuore
e l’esitazione non prevalga
sulla spontaneità
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Frammenti di pensieri,
vincoli eterni
di passioni ancestrali;
ritorni di ricordi vissuti
su altari ideali.
Non incombenti presunzioni
Di veritieri pezzetti,
solo memorie
di passati.
Liquidi e sciolti
Per viaggi interplanetari
Dove i
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Le note scuotono
la fragranza dei fiori
e le passioni d’amor
nei volti idilliaci
loquaci, evidenti; traspaiono.
Complimenti a chi il
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Attimi sospesi
Forse istanti?
Un continuo misurarsi
In metrici passi
E, quindi: Avanti.
Senza mai voltarsi.
Indifferenti alle attese altrui,
Scansarsi senza affannarsi,
Evitare di incontrarsi
E sempre accomiatarsi
Tra stucchevoli sguardi
Che
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Trabalza in oscena possanza
tutto quello che sopravanza
e, sulle nude strade
rimbalza.
Silenziosa e assorta
la moltitudine arranca,
quand’ecco dal torpore
levarsi una fiammella di speranza
che il cuor nostro sovrasta,
è un fuggir
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Al fine di lunga vita
“Mi piego” diventa ricorrenza
Allora con sufficienza
In cadenzata rima
Deciso, ma con ironia
Sua Eminenza, esperto in penitenza
Obbietta con veemenza:
Gonfio sarebbe il cosmo
Se tutto quel che penzola
In malevola
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Buono l’odore dolce
Della cucina
Fragranza dei frutti della vite
Aroma dell’orto vicino
E, fiamma accesa
Sulla stufa a legna.
L’ora più bella della giornata:
Quella della cena.
Preludio vivace
Della danza
Sul talamo nuziale
Per
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Conosco il plauso,
ancor più il biasimo,
l’offesa e la carezza,
il bacio e il tormento,
il veleno del parlato,
l’ardore dell’ideale;
il cammino della gioia è compiuto,
la vita a goccia a goccia è gustata
e, se con il
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Quello stropiccio sudaticcio
di una stretta di mano
vale tanto quanto
le false parole
nel rintocco costante
di prepotenze aperte;
senza vergogne
diventano
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1045 poesie trovate. In questa pagina dal n° 571 al n° 600.
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