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Lucillo Dolcetto
Le 166 poesie di Lucillo Dolcetto
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Perché in certe notti piange anche 'l cielo?
Perché la luna diserta 'l suo volo?
Sono le solite stelle
che brillano questa sera
o sono più belle nella notte scura!
Alza 'l tuo occhio alla volta stellata,
vedrai pianto in
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Pulegge
che cinghie "infinite"
mettevano in moto,
avanti e indietro
come per gioco.
Tramogge
con forza sbattenti
a scinder la pula
dai chicchi lucenti
finiti nel sacco.
Crivelli
di continuo oscillanti
a far sì che la
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Quando, d'impeto, scorreva
il torrente Geronda,
e l'acqua si beveva
ché pura era l'onda:
il Duca di Savoia,
Carlo Emanuele,
per soffocar la noia
del giorno sempre uguale,
cacciava per diletto,
il cervo e 'l cinghialetto.
Lontana era
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"Sergent magiù, ghe rivarem a baita?"
Era quel che chiedea sovente,
Giuanin al suo sergente.
Dalla "tana" in riva al Don
alla casa in altopian,
la speranza del Giuan.
Morto pria che la sua baita,
vale a dire la sua
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La guazza la notte caduta,
al sorger del sole tardivo,
in tappeto brillante si muta,
che luccica qual argento vivo.
Le chiome non più verdeggianti
per qualche foglia ingiallita,
gocciolan come fossero pianti
di uomini, per la grama
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Una notte speciale
con la luna "regale"
che, alla terra più accosta,
più splendente si mostra.
Per chi l'ha vista nel cielo,
libero d'ogni velo,
più grande brillare:
come non sognare!
Anche nell'arte,
il bello
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Che Pasqua sarà quella che viene,
per tante tasche che non son più piene?
Non più, com'un tempo, una torta basta
a render, da altre, diversa la Festa!
Si spera poter ancora sciare,
come il week end al meglio impiegare.
Pochi
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Il grano mietuto,
è stato trebbiato.
Tagliata la canapa,
nel macero è posta.
Colta è la pannocchia
di giallo granturco
che, poi, macinata,
diverrà polenta.
Come son tristi
i campi deserti!
Per accoglier nuovi semi
a
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Nel Cenacolo, delusi
se ne stavan e paurosi,
quelli che già nell'orto,
avean fatto, a Cristo, torto.
Tutto solo fu lasciato
allor che Giuda l'ha baciato.
Pur il pescatore Pietro
per paura tornò indietro.
Alcune donne, il
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La neve ancora esitava
lungo le rive dei fossi,
ma i campi erano pronti
ad accoglier nuove sementi.
Le zolle, dal gelo sfaldate,
dovevan portarsi a coltura,
ora che la calura
ogni giorno aumentava.
Si pareggiava 'l terreno;
i solchi dovevi
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Lucillo Dolcetto.
Se sali il monte ch'è sopra Varese,
alza 'l tuo occhio, nel giorno di sole.
Cos'è che scorgi là, giù nella valle,
oltre 'l "groviglio" di strade, di case?
Vedi 'l suo lago e l'altri d'intorno:
Maggiore,
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Nella campagna, per stretto sentiero,
lento procede un omino stanco.
La barba ha lunga, il crin rado e bianco,
la mente presa da un solo pensiero.
Del tempo: quand'andava molto fiero
del suo agir da uomo retto e franco;
del viver suo
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Prima che s'alzi 'l sole, la mattina,
sento tubar la tortora sul pino.
Tosto si sveglia pure la gallina,
e canta nel pollaio del vicino.
S'alza 'l "villan", per scendere in cantina
a controllar che 'l mosto, ch'è nel
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L'usignolo, quando canta,
par che voglia far capir
qual'è 'l ramo della pianta
dove tu lo puoi scoprir.
Nel silenzio della notte
più si sente gorgheggiare;
pur la luna, certe volte,
par che sorga ad ascoltare.
Quando siamo a
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Procedono curvi da fare pena,
con quello zaino che barda la schiena!
Sono gli alunni delle elementari
che vengon gravati come somari.
E' pieno di tante, inutili cose,
che sono smerciate come preziose
quando, invece, la vera ragione
è
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Alza l'occhio all'immenso cielo
quando, d'estate, nessun velo
può limitar tuo sguardo
che brama scrutar quel mondo
che, sconfinato,
oltre l'immaginar
si perde.
Non ti ritrovi, allora,
a fantasticare
su chi ne fu l'Autore?
Se fu al
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Come sempre puntuale,
è arrivato Carnevale!
Questo tempo di baldoria,
che da Roma ebbe storia,
cancellato ha quell'impronta:
com'è nato più non conta.
Quando era lo "star male"
uno stato abituale,
s'aspettava
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Dopo tre giorni di cielo imbronciato,
ché dalle nubi era stato velato:
questa mattina un'alba radiosa
investe di
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Sei sola a stormir sul ramo nudo,
ultima foglia dal colore strano:
resisti al vento, ancor, e al freddo crudo.
Con le
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Un raggio di sole
ravviva le viole,
le margheritine
dai boccioli d'or.
Son le roselline,
per colpa dei venti,
ancora latenti
nel loro splendor.
Dal folto del prato,
non ancora falciato,
si levan zanzare,
e api dai fior.
Puoi confidare
che
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Sulla strada appiccicosa,
un folto gregge procedeva
alla ricerca di quel verde
che sempre meno rifulgeva.
Con la lingua penzoloni,
seppur liberi dal manto,
avanzano con passo stanco
pure gli aitanti montoni.
Era terso il cielo e l'astro,
co'
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Mai fu e mai più ci sarà,
per quanto duri 'l Mondo,
artista sì fecondo
che pingere potrà
quello che in gran misura
ci fa veder Natura.
Se penso a che inventava
col freddo dell'Inverno,
quel po' di caldo
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Non si sente un pigolio,
un richiamo, un cinguettio!
Gazze e tortore non vedo,
nè tubare e gracchiar odo.
Nella siepe, ch'è di bosso,
non ho visto 'l pettirosso;
ancor ieri, con un frullo,
s'ascondeva per trastullo.
Anche
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166 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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