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Salvo Scamporrino
Le 858 poesie di Salvo Scamporrino
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| Spargerai le molliche dei tuoi giorni
per lasciarmi le tracce da seguire,
quando indietro resterò, appeso ai sogni
e ad un futuro difficile da poter capire,
così sarai per me luce potente di faro
e potrai salvarmi dal nubifragio
del
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| La costanza delle lancette del pendolo
scandisce
i ritmi dei respiri d’una vita intera,
gli istanti impercettibili si susseguono
riempiendo
gli spazi sospesi dell’infinito incedere.
Lascia che il tempo scorra
tra le cime dei monti
o in un
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La breve esistenza
divisa in lunghi giorni
scorre ad intervalli irregolari
tra vicoli stretti di carta svolazzante
e larghi viali ricolmi d’ingiallite foglie
ed io me ne sto solitario
sotto l’ombra del cielo
ad accarezzarmi il viso
pensando al
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| Al di là della finestra
lo stupore
di tutto ciò che compone
l’esistenza
al di qua il tentativo
di scorgere l’essere
e stupirsi della sua essenza
mi rivoltai come un calzino
per ritrovarmi immerso
nella mia
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Spaziare nell’infinito dell’anima non è possibile,
se le radici ancora suggono linfa dalla terra.
Morire a poco a poco privati dall’amabile
esperienza di librarsi in alto con le proprie ali:
tento di strappare le catene sciogliendole
con ogni
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Beffardo, il destino giuoca a dadi:
ogni mano una sorpresa arriverà.
Ti rialzi appena in tempo, poi ricadi
sugli stessi sbagli senza alcuna pietà.
Sarà che il tempo non ti insegna
come non ripetere i soliti errori,
sarà
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Accadde che la vita cambiò strada
e c’era da attraversare l’oceano,
prima dell’apocalisse tanto annunciata,
prima dell’inverno che gela le mani,
nessuno capì quale fosse il futuro,
se ci sarebbe stato ancora domani,
adesso bisognava
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Il testimone della Luce fu ucciso senza pietà,
poi, anche la Luce fu assassinata sul monte
e, in quell’istante, la luce dell’intera umanità.
Una croce per l’incontro
con il Sacro
e la voce che grida
nel deserto
adesso è
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Ma unni vai ... veni ccà ...
nun fari accussì ca ti ni penti,
mettiti vicinu a mia e fa
chiddu ca ti ricu, deficenti,
tira bellu ciatu a rispirari,
poi ietta na gran vuciata:
manna a ddu paisi tutti pari,
vadda ca ti passa a
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Il battito costante che perfora il tempo
invecchia la mia faccia martellando
e gli spazi si contorcono nel lampo
d’una esistenza riversata nel mondo
il corrugato viso spruzza lacrime dolci
e sorrisi amari nascosti da una coltre
non più
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Nell’abbraccio che forte ci lega,
un’infinita lacrima scorre
a bagnare ogni piccolo sorriso
e, come pioggia su verdi distese,
spruzzarlo d’amore e di vita.
Nel bacio d’ogni mattino,
il sapore di nuova speranza
s’avverte. Il desiderio d’amarti.
Il
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Un tramestare continuo confonde
velate diafane presenze
traspaiono ambigue forme
traslucide essenze
un mescolio che sciama
verso tenue bagliore
il buio giunge senza avvertire
frignando nenie si lascia morire
avvolgendo il pesante
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| Una nebbiolina di gocce sospese
oscilla al confine tra realtà e sogno,
avvolte si dirada senza pretese,
lascia guardare oltre, là nel regno
ove ogni umano diviene leggero
e ondeggia senza alcuna mèta,
non rincorrendo alcun
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| Non fu il cuore in quel momento.
Non fu il cuore, ma il vento
che soffiò a scompigliare la vita.
La mia vita dal sole ingiallita
e derubata dei suoi vivaci colori.
Fu il vento che spazza via i cuori,
li sbriciola, molliche di pane
date in
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| Quest’oasi nel deserto è sacra,
come la vita su questo pianeta,
come il libero volo d’una rondine
o il sorriso ingenuo d’un bimbo.
Non capisco quale sia l’incanto,
il miracolo, il prodigio, la magia.
Non so quale sia il fine, ma pare
che
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| Prima che il mio tempo arresti
il suo moto ondulante e i gesti,
che accompagnano i miei giorni,
d’un tratto si mutino in sogni
ch’evaporano nel triste presente
di chi ora sarà sempre assente,
prima che l’inquieto vivere sia
privato d’ogni
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Indirizzo personale di Salvo Scamporrino: salvatorescamporrino.scrivere.info
Dove va il tempo,
quando il presente è finito?
Mi consumo lentamente,
attraverso istanti di gocce
d’ambrosia e miele.
Il passato s’e sciolto
in rigagnoli evaporati.
Vaga disperso nei cieli
che sconfinano oltre.
Dove va il
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Oltre il confine
trabocca
l’Amor che tutto
comprende
inarrestabile
s’accende di
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| Nel silenzio
che mi mormora dentro
ritrovo i sogni
perduti nel tempo
di brevi gioie
e dolori profondi
e oscurità d’anima
e scintillii improvvisi...
dal silenzio
che tuona e rimbomba
le mute parole
fuoriesce appena
un labile sibilo
di
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| La quiete e la calma si misero da parte,
quando l’accecata ira entrò in scena
e con violento odio sbattè tutte le porte,
minacciando anche di tagliarsi una vena,
interprete teatrale d’istrionica bravura
d’un unico copione da sempre
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Rosa tenue è la linea d’orizzonte
immersa nell’oscurità per un istante.
Il mio cuore
spera in quel bagliore:
possa rinascere ancora
il dio sole
e di luce inebriarmi,
possa consolarmi
delle mie tenebre,
accarezzarmi le
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Stremato
da estenuanti dèjà vu
m’arrendo
all’inganno emozionale
asimmetria
d’un passato dimenticato
appare
tra foschie
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In questo mare di corpi spenti
che giunge alle desolate rive
dell’ignavia che uccide il futuro,
galleggia la stupidità che s’atteggia
a scaltrezza e la cinica indifferenza
degli arricchiti con le pance gonfie.
L’affanno dell’indignazione
fa
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| Gocciolano lenti i giorni
e formano un lago d’anni
nelle cui acque si specchia
la mia faccia già vecchia,
il passato è una foto sbiadita,
il ricordo di tutta una vita,
mentre il tempo scandisce
quel che rimane e cresce
la voglia di
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Leggera è la brezza ch’ispira versi dal cuore
e leggero son io quando pervaso d’amore ...
...sogno ... occhi grandi
che cercano carezza
che sfiori con delicatezza
i sentimenti profondi ...
...di gentil purezza
ch’inebria ogni pensiero
lo
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Si sciolse
in lacrime distillate dal dolore
(s’interruppe il pianto)
l’accolse
esanime e ansimante
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| Cosparso di miele dolce e vischioso,
si mostra l’ultimo giorno d’aprile,
al color d’ambra, dall’aspetto sfarzoso,
s’allunga verso l’orizzonte sottile
ove si perdono gli istanti già andati
e i giorni vissuti di fremiti intensi,
ove i ricordi
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Esplode il polline.
S’affida al vento e al caso,
sciorinando vita alla nuda terra,
l’inizio non è
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All’apparir del cupo inganno
si raggomitolò stretto
non percepì alcun malanno
concentrandosi sul petto
con le palpebre socchiuse
stette un tempo indefinito
solo chiaror di luci soffuse
e un dolce suono pulito.
All’apparir del cupo inganno
verso
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Ruberesti, un giorno, il mio dolore
per non averTi mai incontrato?
Eppure Tu mi conosci, o Essenza.
Come puoi gettarmi nel
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858 poesie trovate. In questa pagina dal n° 571 al n° 600.
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