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nello vittorio maruca
Le 377 poesie di nello vittorio maruca
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Crebbi in questa umile casa solatia
e lieta vissi in sì cotanta quiete
e d’altro dentro non tenevo sete,
ma sol’idea leale, in mente volatia.*
Finché lo cuor d’amore non si patia
tranquille fur giornate dolci e quiete;
e già
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Dall’ora mattutina all’ora tarda
senza sosta, manco a dar di bocca,
segue il giovane l’asina alla barda
che l’erta affretta e l’ombra arrocca.
L’ultimo raggio il sol nel mar ritarda
e dona luce all’imperiosa rocca
mentr’egli l’occhio all’orticello
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Per chi abitudine a faticare
non tiene faticosa diviene ogni
fatica, pur se scarsa a concretare,
ché possa ama lavoro, no bisogni.
Perciò stanchi, a sera, al desinare
avendo esplicitato loro disegni
hanno motivo di lungo
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In assoluta assenza di conoscenza
l'effetto di fatica è ottimale,
di favo e di pisello è n'avanza
e di patate la messe meno male.
La terra ha fruttato molta sostanza,
e per necessità di casa è basilare
che se non
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Dovendo noi donarci alla campagna
restare non possiamo più al villaggio
che il lavoro di campo molto impegna
e duro sarebbe susseguir viaggio.
Il caseggiato in cima alla montagna,
la stalla e il piccolo maneggio,
l'asino, la pecora e la
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Di nobile famiglia un bel rampollo
amante in gioventù di feste e ballo,
felice di sprecare a mani aperte
un dì si ritrovò senza coperte.
Tra i beni avuti dal casato antico
v’era un castello e grande caseggiato
con a ridosso
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Volenteroso pei lavor di campo,
scarsissimo, però, di conoscenza
non men di lui, ch’è d’altro stampo,
la virtuosa donna di grande costanza...
Se avessimo di soldi meno avvampo
non avremmo di certo l’esigenza
correre a dritta e manca
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La morte della nonna ci ha sconvolto,
ch'appresso trascinato ha pur l'affetto;
dobbiamo, ora, curare casa e raccolto
mentre lo duol gestiamo interno al petto.
La campagna, l'orto, il suo raccolto
se pur poco era di grand'effetto,
ma ora che
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Figlio, la vita tutto ci ha negato
dacché l'essere più caro la morte
ci ha strappato, non eri ancora nato
e t'avvolgeva già la nera sorte.
Il sogno che per tempo ho seguitato,
divenire, per sempre, sua consorte
in quella
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Piange, mamma, la notte dentro il letto
nel silenzio del buio pianto silente
per l'avverso destino di suo tetto,
timorosa del poi, più del presente.
Qualche singhiozzo giunge al figlioletto
che in perspicacia resta esuberante,
string'egli
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A casa torniamo, figlio adorato,
senza speranza, senza più nessuno:
In cuor per tanto tempo avea sperato
mai capitasse noi tal'infortunio.
Il nostro rifugio di bontà ornato,
che di casa sostegno era ad ognuno
ancora pria di tempo
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Dalla chiesetta ch'è in cima al monte
la salma, onorata dai parenti,
è tumulata al cimitero di fronte
accanto i congiunti nel loco presenti.
L'accaduto, mamma, storce la mente,
purtroppo questi sono i tristi eventi
e nessuno sulla
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IL convento posto è in cima al colle
là dove la chiesetta resta accosta,
raggiungere lo si può lungo la valle
tra i pendii rocciosi e loro crosta.
Arrancano i portantini per la calle
e tra fatica e riposante sosta
giungono
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Corre la nuova al par che spira vento
e in fermento resta tutt'il villaggio,
a mortorio le campane del convento
dicono della morte a grande raggio.
Quelle ore sbocciate nel contento
per il giudizio di quel figlio saggio
presto son terminate in
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Comincia allo scoccar dei Suoi trenta
anni l'ammaestramento itinerante
e ovunque la folla è esultante
ché sciancato al Suo dir dritto diventa.
Vento non è o alt'onda turbolenta
che temi, né alcunché d'altro
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E Betlemme è tutta quanta in lutto
ché i pargoletti tutti, crudelmente,
sono soppressi per insana mente
in ciò che sadico cuor non tien costrutto.
Quando l'Onnipossente il marcio frutto
da buia terra debella, finalmente,
e lo
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a nello vittorio maruca.
Tutti energici nel dire
poco lesti siamo nel fare,
ci troviamo ad operare
quando c'è da far l'affare.
Quando, invece, guarda caso,
per altrui è far qualcosa
cosa strana: Si ha da fare.
Perché nulla a guadagnare.
Questo
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Della Giudea Erode è imperante
e molti hanno subito intemperanza,
niuno presso lui tiene speranza
che per alcunché mai impenitente.
Al Re dei re non genuflette reverente
e non conosce, cosi, somma potenza
decreta, invece, a nome di
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Tutto di bianco intorno è ricoperto
e ancor la neve cala volteggiando
mentre leggero, il vento sibilando
vola la neve nell'andare incerto.
Con l'ansia in petto, passo svelto e certo,
di porta in porta Giuseppe va bussando
ed un lettuccio
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Cheta tuo pianto, Maria, io son risorto,
ma asceso ancora non sono in Casa
augusta ed or, che tu di tanto persuasa,
dona di tuo sapere agli altri apporto.
Corre la Santa Vergine ver l'orto,
ma di brillanza pura Figura invasa,
con faccia di
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T'affacci, al mattino, e splendi bella
Aurora* ma al Sole, ** tosto, il posto
cedi e come la mattutina Stella
ti ritrai e aita porti a chi ha posto
speranza, amore in Te, dolce Beata.
Niuno, giammai, alla prece lasci deluso,
a ognuno mostri
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Ha una rosa il mio giardino
dall'arbusto senza spino;
germogliata è in gennaio,
primo fiore del mio vivaio.
Dalla
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Perché cercate, donne, in funereo loco
Chi da morte suscitato è tra i viventi?
Ricordo più non hanno vostre menti
quanto predisse con parol di foco?
Lo parlar Suo tenea valore univoco
quando preannuciava avvenimenti
ma
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Corre lo buon Giuseppe da Pilato
ad implorare la divina Spoglia
che inumarla in sicur loco ha voglia
e astergerla del coagulo Sangue beato.
In pregiato telo di candido lino filato,
poi che da pesante croce Corpo spoglia
l'avvolge, e con pie donne
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E tutt'intorno annerisce, è scuro
mentre assordante boato scote la terra
qual più mille cannon tonanti in guerra
e squarcio corre per lo cielo oscuro.
In croce al posto di essere spergiuro
Colui che affossar pote mondo
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Se il guardo porti in cielo
e vedi Dio,
se lo riporti in terra
e ancor l'incontri,
se spazi sopra al mare
e lì
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Paion disturbi corporei quasi cessi
ma nello teschio vivido è ronzio
che genera dal cor non uso a ozio
da cui travagli ancora non son cassi.
Li palpiti non segnano recessi
e par insito sia in cuore vizio
che mai chetato s'è da suo
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Inebetito, steso mi fui cheto
per nove dì che tutto ardea di foco
che membra consumommi poco a poco
e lo pensare al
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Nasce, e malasorte già gli dona pena.
Ignudo ancora, di cure bisognoso
suo destino, ahimè, è tristo e doglioso
ché già negati sono e pranzo e cena.
Necessita affetto quanto spiaggia rena
ma già s'avvia nel
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Sol nel guardarTi, Altissima Aurora,
vedere i bei capei arricciolati
e gl'occh'azzurri ch'a guardare onora,
color che
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377 poesie trovate. In questa pagina dal n° 331 al n° 360.
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