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Mariano Ryan Mesti
Le 68 poesie di Mariano Ryan Mesti
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E piove sulla friabile partenza
colpevole sudore zampilla
roboante eppur calmo
trascurate parole
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Giace
sfibrato sarcofago
al seno di un sorriso ingabbiato
come veliero tra fiumi di asfalto e rimpianti
immobile
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Eppur orbitanti satelliti fummo
respirando la medesima fiamma
ma ospiti ingrati appariamo qui
ancorati
essiccati
fluttuando tra pertugi un tempo caldi
in un
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Tra arenate piume e stanche conchiglie
scivolano flagellanti onde
come madri orfane di sogni
silenti per buona
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Pesante notte orfana di venti
sussurra sillabe marce
procaci sirene
viscide come sogni
fluttuano
gemono
svanisce il mattino innocente
lugubre fu e sinistro sarà l'orizzonte
sangue e peccato il pegno per un sì
sorella luna liberaci
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Pietrificato
il nulla di vergognoso legno
come polvere si tasti invecchiati
si dimena senza muscolo alcuno
il lume svanisce dal grigio
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Umane rughe sulle nostre finestre
come sdentati spettri ci affanniamo
abbracciamo e accoltelliamo
tessendo sorde umide urla
in ipocrite paludi risucchiamo le ferite
plumbei eritemi alla gola della verità
sciatta, acuminata
gemito di forzati
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Avvolgendo il vuoto tuo profumo
una caccia tra le labbra
no
non sei premio o consolazione
trafiggevo la mia essenza
tra
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Grigi respiri, affranti
grigi sguardi, abbattuti
grigi singulti, braccati
grigi pensieri,
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Sfiorare senza percepire
vedere senza notare
respirare senza esistere,
passo dopo passo
stregata notte o quotidiani avvoltoi,
non vi è soluzione
solo
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Bella e mortifera, tra sogno e incubo
volo ormai in
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Mariano Ryan Mesti.
Mitragliato d'improvviso
alle spalle, imboscata nel polveroso Vietnam.
Un veemente istante che adombra l'alba e risveglia
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Gioia per sempre ti chiama il nobile John
fresca come il pianto di una nascente creatura
implodi in così tante verdi sfumature da estasi
ma quanto sei precaria su questa terra,
un mattino adolescente ammaliante
al crepuscolo rugoso e curvo
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Come un processore assetato
immoto
tenta e si affanna nel vuoto
sfiora la meta afferrando il
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Cannonate istantanee blu come una fitta al collo
è una febbre implacabile
implacabile revolver orale, dozzinale eppur fatale
infuocati dardi scoccati tra denti e palato,
ugole velenose come cobra affamati
suonano assemblaggi di
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Vorrei ma non ne sono più capace
scrutando la vita tra le affollate vie
il niente
è tutto ciò che odo,
vedo e percepisco
la gelida distesa dei sogni si affanna sulle case
la redenzione chiederei
ma manco di forza, speranza.
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Sfolgoranti ancore per le mortali anime
luci nelle tenebre dell'umano cammino
ma il manto sopra i miei occhi non ha illuminazioni
no, nessun cielo stellato
mare piatto in tempesta,
giorno e notte.
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Zampilla come l'ambrosia ad un olimpico banchetto,
rosso come la vista di quella bimba straziata,
niente può arrestarlo, striscia ovunque
nessuna parete sembra scampare alla sua corsa
concesso non è a uomo alcuno berlo,
fonte di
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Un'ombra aguzza che non si scosta
è tutto ciò che resta dopo gli schianti,
piatto silenzio
pace contundente, omicida
sorridendo qualche volta come un'arteria
desolato
una nebbia accecante
niente ne è uscito illeso.
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Sfolgorante manto ombroso che mi sovrasta
rimembrando squarci di sorrisi estirpati;
tutto tace, gelido vento soporifero
lontano si erge fiacca una tenue luce,
bianca come chi più non è,
tenue come le sue carezze sulla mia
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68 poesie trovate. In questa pagina dal n° 41 al n° 60.
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