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Claudio Toccafondi
Le 264 poesie di Claudio Toccafondi
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Dopo violento acquazzone
cammino nella brughiera,
frusciante di gocciole sparse
mentre il sole si leva
spargendo la spessa coperta
di nere nuvole ancora
gonfie di pioggia; i raggi
obliqui del mattino
destano lampi e barbagli
dall’erba rossiccia e
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Donna dei sogni, il nome tuo gridato
a piena voce
è grido primordiale
è affanno di rincorsa
per giungere alla meta.
Donna dei sogni, segreto è il nome tuo
che sussurrato è dolce
scorrere dell’amore,
è carezza del
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E’ il tramonto,
nell’ora violetta di un giorno
che si dissolve nel mare
i colori vividi e intensi
sembrano spalmati sugli occhi
e sulle dita: dipinto
è il mare e lontano
un veleggiante gabbiano
grida sua solitudine al cielo
mentre
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Al meriggio m’inoltro
sulla battigia accecante
il sole m’incendia ed io sono
luce che torna al suo primo
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Davanti al foglio vuoto
la mia anima vuota, ormai,
di sentimenti si specchia
nel grigio pavimento di pietra,
quale immobile, sterile
e livida palude,
dove si protende insana
chiedendo al nulla eterno
pace al battito immenso
e inutile che da me
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Ecco, è l’ora violetta e il mare
sembra versarsi nel cielo;
dal molo scuro
si levano in volo i gabbiani
e fanno di sé largo stuolo
incontro ai variopinti pescherecci.
Le nuvole bianche si cingono
adesso di un vivido viola
come
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Amore mio, sempre desiderata,
nel sogno un’altra volta ti ho rivista,
ancor più bella, come illuminata
da una luce aurorale e sorridente,
tanto che la passione del momento
ancora resta nei miei sensi. E tutto
intorno a te sembrava esser
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Il vascelletto lieve
alato di candide vele
con che prendesti il volo,
per l’altissimo mare,
mamma,
non mai tracciò la rotta
del ritorno . Fu difficile il viaggio
fino all’imbarco,
mamma,
fu doloroso e senza parole d’addio.
Che il Fato mi
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Pioggia estiva,
refrigerio di strade.
aduste di sole,
vento malvagio trasforma
in devastante tornado.
I campi si sfaldano al soffio
possente e polversosi
vortici soffocanti si levano
al cielo, opaco, triste
e il tuono squassa l’aria.
In case
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Ti sento strisciare, bestia immonda,
qui intorno, che aspiri tutte cose
e le rigetti poi col fiato tuo
orrendo, mutate in rovi laceranti,
in fango spesso dove avanzare è vano,
e l’aria greve fumo denso rendi,
bruciante agli occhi ed ai
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Come gli occhi raggio di sole improvviso
ferisce. feristi il mio cuore dolente
di tua assenza infinita.
E vana
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Vieni, andiamo. Ma ascolta, ti chiamo
con le parole di sempre, che adesso
sono intessute di lungo silenzio:
tanto ti sembrano queste parole
cambiate? La mia voce non ha più
risonanza d'una campana sommersa,
che parla solo la notte alle
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Nell’ora azzurrina dove nasce il sole
ho lasciato il mio letto solitario
ricordando che tu m’hai lasciato
senza che il perché io sapessi:
Questo è il rovello che turba
il mio sonno la notte
e di giorno i passi,
che barcollanti
mi
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Nel folto del bosco
ho trovato un sentiero
che nasce dal nulla,
costeggia una brulla pianura
e di nuovo ritorna
sotto i faggi che al vento
sussurrano poesie; i raggi
del sole che il fogliame sminuzza
bizantini mosaici dorati,
opulenti e
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Ho visto il tuo viso specchiarsi
nell’acqua azzurra
mentre giacevo.
Nello spazio vuoto
figurine di
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Tra rocce tormentate
da cui sei difesa
montagna bella ho trovato
stamane edelweiss di velluto
che non ho osato toccare.
Ora, disceso a valle, ho
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Colono dal viso terreo come gli occhi crepati
di sete e dalla fornace del campo
dove e cosa semini? Il grano, di cui m’offri col sale
ospite antico sosta tra i tronchi spezzati
del tuo rifugio, bocconi che intrisi
di freddo sudore asciutto
e del
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Ho atteso nel pianto colei
che fuggita
era da me; attesi
nel tempo lungo
mentre il pensiero a lei fisso,
uncinato all'ego più fondo,
tormentava pulsando la mente,
senza fine. senza mai posare.
Attesi che il tempo,
guaritore senza
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Ora ben vedo
quanto valesse l’ultimo sussulto
di caro sentimento, ora m’avvedo
quanto cieco cammino il sogno fece
verso il nulla, il riflesso di se stesso,
ora sento che tutto fu un inganno
che cuore e mente finsero sperando
che da finzione il vero
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Quando nel fondo del baratro chiesi
aiuto davvero non pensai
alla doppietta caricata a lupara
o a palla incatenata, non volevo
fare la guerra, volevo soltanto
avviare al destino desiato
me stesso, ché di vita ero stancato.
Infin la mente
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Inutile parlare,
la nuca è groviglio di tensione
le spalle curve il viso
basso, occhi
aridi sabbiosi
invisibili gonfi
di lacrime acide,
orecchie di fuoco
hanno ferito parole
minerali, gelate,
cuscini di rabbia
varcati, uno stupro
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Silenzio, profondo ed immenso
silenzio mi avvolge, disteso
sul prato soffice
come una coltre si lana.
Silenzio, è uscito l’azzurro
tra strappi di nuvole nere;
il vento tiepido
sfiora la fronte accaldata.
Quiete, sei ristoro del corpo
ed
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Volevo scrivere di te, papà,
per dire forte quello che sei stato
per tutti, ricordare il tuo viso
bellissimo e sereno,
la tua figura scattante e sicura
le tue mani che delicate e dolci
mi portavano dal tavolo al lettino
quando il sonno
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Cammino per strada sassosa
Appeso ad un raggio di sole
Me vento lieve sospinge
Verso il porto vecchio
Fino a trovare gli ormeggi
Senza tempo, dove ancor oggi
Si sente – o è sogno di nuovo –
Fischiare la frusta che il padrone
Senza avarizia
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Mi prostro, mio Dio
e canto, muto
ma a cuore spiegato un inno,
forse un peana pagano che resta
fuori dal rito usato ma
che importa,
non latra forse il cane per sua gioia,
dimentico dei calci e delle grida
elargite allorquando qualche umano,
per
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La luce lunare stanotte
è un fascio potente ma crudo
come riflettore sul palco
dove attori malmessi,
di Shakespeare i versi sonori
trascinano con voci nasali
per una vuota platea.
I raggi incolori dell’astro
incidono un deserto
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Di te sognando inoltro i passi dove
più solo sento d’essere e nessuno
turba il fluire dei ricordi miei.
Ora mi avvedo dolorosamente
che in buio luogo, squallido,
di cui sporcizia e disordine
narrano povertà e malessere
sono pur ora
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Abbandonarmi al sogno,
vivere con te istanti
che la psiche – disciolti,
per voler di Morfeo,
i consueti freni – veste
di colori e di forme più graditi
a quel mortale involucro
che la racchiude, io questo
quando alla notte alta
affido al
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O tu di cui l'aspetto,
l'idea, pur solo il nome
sfuggivo
ora costante, paziente,
placida quasi, compagnia diuturna
di saggi consigli ministra
me conscio rendesti
che al fluire dei tempi
non v'è opposta realtà:
a noi è
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Catafratta di spine
speravo che infine
o rosa leggiadra
del mio cuore ladra
cedessi al mio
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264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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