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Claudio Toccafondi
Le 264 poesie di Claudio Toccafondi
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Chi sei, bambino che mi guardi dritto
negli occhi e che per questi arrivi al cuore
spedito, senza dire mai parole
ma sereno e ridente, innanzi ritto
a me, come attendessi che un mio detto
ti dischiudesse il senso del domani,
fidando che il mio
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La vita volge al fine, quel gradino
che sembrava sì lungi dal venire
ora è sotto i miei passi, ora già vedo,
già sento che a raccolta il rauco corno
DEL NOCCHIER DELLA LIVIDA PALUDE
ci chiama, iterando tristi note
e
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Scorre violento sul mare
snervante libeccio;
sotto il cielo scuro
carico di nuvole ricolme
di pioggia, volano i gabbiani
e sordo risuona lo spazio
del loro grido desolato
che aliene, arcane terre sconosciute
figura a nostra mente,
ma
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Davvero ci fosse una terra selvaggia e ferace
dove portare la bruna sua sposa rubata
dalle caverne del piccolo popolo scuro:
questo pensava nell’ombra della buia cabina
seduto su drappi di lana vermiglia e dorata
stringendo la spada affilata il
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Camminare con te di nuovo insieme
era la meta che m’ero prefisso;
salire insieme il colle dell’orgoglio
per riposare in cima e riguardare
gli anni triti trascorsi a miscelare
parole ebbre in vasi di follia
per comporre pozioni velenose
che
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Sora Lella, doman’a sera avemo
‘sta grossa scocciatura de riunisse
pe’ l’assembrea der condominio, tremo
solo a penzacce, indove er busilisse
dell’orario de li termosifoni
se dovrà puro da risorve, dico,
pe’ levasse da mezzo a li
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Che ve corcasse ‘n furmine sor Titta!
Andove sete ito, che ‘n v’ho visto
fin da quanno che morze papa Sisto?
E la salute? Vostra moje, zitta!,
tanto che m’ero creso, e l’antri puro,
che ve fosse pijato quarche male
brutto, de quelli che
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Sole bruciante su sabbia
nera incandescente,
sole immobile
dolore
afa
torrida e scure volute
di calore.
dove siamo? quale
essere cerchiamo
nell’afa
del meriggio
per suggerne il sangue
a portare ristoro
all’arsura;
nascono
invece dalle
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Ora, nuove stagioni attendono il mio riso,
diversi luoghi mi vedrò
passare al suono di nuovi ritmi, e arcane
melodie ascoltare,
ma sentire nascosto l’antico sapore di me
ché suoni e modi e luoghi sono
già quelli usati
smaltati
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Mi sono consegnato a te, signora mia,
incatenato da inconosciute maglie
d’amore e desiderio, ferree spire
da me stesso intessute con anelli
d’attesa e vaghi sogni, di passate
notti d’insonnia amara e di speranze
frustrate; e avidità di te mai
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Oggi c'è sole - cara - nato
d'alba grigia e freddo ponente
caldo fanciullo crudele
straccia coltri di nubi bianche
e il mare respira
con ansito profondo di possente animale.
Il vento oggi - cara - lieve
porta ricordi di voci
inutile trama
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Scintillano come lastra di mare
nel riso alto parole di nebbia
immagini di tenero acceso tessuto di sogni
soffici parole s’innalzano in cielo terso
nubi non vedono amare ed oscura
profonda di senso notte né ascoltano
gelido fiato d’esistenza
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Oscure nubi si gonfiano
riflesse dal tuo sguardo
limpido
come acqua che scorra
da nevaio incorrotto;
opaco
invece il cielo stasera
sembra minaccia annunciare,
tempesta
di pensieri inespressi
di sentimenti sfibrati,
preludio
di già
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Lungo sulla pineta passa
il mormorio del vento, gli aghi
stormendo dei pinastri e il salso
fiato bruciante delle dune
porta tra felci disseccate.
Alta sopra il canto del vento
la cicala assorda la campagna
e sonno e pianto e rimorso
s'acqueta
in
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Gattona mia tu scivoli
ancora flessuosa
ancora svelta e rapida
a dispetto del tempo
che vigila con Atropo
sui ritmi dei mortali
e veloce t'insinui
dove scegli il tuo posto;
tra i miei pensieri ed anche
nei sogni miei ti poni
presenza sempre
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Vieni, usciamo, venite, andiamo
fuori di qui dove forse respiriamo
un po' meglio lontano da quei miasmi
che in anni oscuri come bui fantasmi
litigi sordi, rappresaglie inutili
create apposta, per motivi futili
quasi sempre, hanno sbavato
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Invia un messaggio privato a Claudio Toccafondi.
In questo corpo intriso di dolori
oggetto di inesausti e beffatori
ragionamenti
anche la mente sfinita d'attesa
di responsi già vede la sua resa
senza lottare
anela abbandonarsi al suo riposo
pur conscia che non altro
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Ricordo le tue labbra
morbidi petali d'amore
di fresche orchidee rugiadose
madide d'alito profumato
dove posavo le mie, araldi del cuore
assetato di te che schiudevi
la bocca a un bacio più profondo
cercando dolcissima ebbrezza
in
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Dolci parole
come fasci di girasoli leggeri
nell'aria volando sospesi
a fumo di paglia a raggio di sole
a eccitato ronzio di mille api
impazzite
destano al pensiero sogni lunari
ebbri fatati
come dolci parole.
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Nel grigiore dell'alba
anche Natura piange mia tristezza.
Amare parole dislego
queste parole della mia esistenza,
che sono solo, di te,
che in spessore greve
di nubi o polvere
non voci di questa terra
di questi uomini sono,
che erta
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Mani tese cieli sbarrati
voci cieche brancolanti
palpitanti putridume antico
sete pesantemente fruscianti
corpi nudi livida povertà
sommesso sussurro perso in cielo
quale grido potrà spezzare
volo bianco di gabbiano
su cielo
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Oggi, ti scorgo intorno
ansia di vita il tuo cuore
intride di sé ma voci
richiamo d'esistenza già nutrita
dalla carne dai sensi
tuoi sbocciano –
fiori che profumano di ieri,
pesante odore di polvere d'anni –
catene lividi segni
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Quasi laccio di carnefice stringe
il cuore di bronzea morsa gelata
il lungo scandire di giorni malati,
quasi cupi bagliori ferrigni nel cielo di rame
sguardi saettanti tra ciglia cucite d'amaro
feriscono di spasimo inatteso.
Verrà mai giorno
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Liquido lucore umidisce
i fianchi di anelante desiderio
snello gigante disperato
corre fremente percosso
da aguzzo spasimo di sensi - da torpore denso
desta a coscienza lucidi intervalli profondi
pungente profumo appassito
polvere di età
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Ci fu chi disse - ti amo.
Siamo soli, il desiderio di una mano
che ci accompagni nella strada è grande
e grande appare il cuore
di chi ci è lontano.
Ci fu a chi dissi - ti amo.
Ora. mia solitudine, prendimi per la mano
e mostrami il
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Ansiti si sfanno in pianto
ti ho. E lunghe carezze
conosco e limpide
lacrime di linfa sfioro.
Buio. E luce sonora
mi sente e vedo sospiri
di cupo velluto levarsi
sfuggire
dolore, mia vita.
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Non un cenno di requie
nel nostro tetro mondo
dove, ci sembra, tace
quel Verbo che, secondo
gli antichi scritti, audace
nemico del profondo
male che insidia l'uomo,
doveva a questo, in pace,
fornire dal Suo duomo,
con sacrificio
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Scivola via setosa notte
Rivestita sfiorita sfinita
Da luci umane ancora inani
Lampeggiano stridono accecano
Segni oppressivi di oppressivo intento
Allucinatorio lobotomizzante
Subliminale appare dire compra
Compra questo, quello, quel che
Vuoi
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Nulla è più orrendo che aprire
l'oscuro pozzo profondo
ove gettammo i pensieri
che preda fossero a morte
poiché illusione s'uccide
di cui nutrimmo speranza;
dal pozzo profondo promana
lo sciame vivente dei sogni
nutriti
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Come inconscio e crudele figlio di un dio malvagio
che destino gli diede di corrompere i corpi
ai mortali ed insieme disfacendo le loro
risorse mentali sento salire da dentro
fra umilianti tremori e sussulti inconsulti
un tarlo insidioso che
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264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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