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Dagon Lorai
Le 45 poesie di Dagon Lorai
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Mi rilascio a blasfemie,
a liturgie dell'autodistruzione,
il nulla si nasconde in me
mi fa da menade.
Quando tutto dorme in me
mi lascia la ragione e di
bianche fandonie canto ilare
detengo e detergo le ultime rovine
del regno che ero e
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Vivo dove l'acqua non manca
e ne è colma la bocca
ci trafigge il vizio
e i terzi mondi si lasciano schiacciare
corre l'occidente
libertino prepotente
è pesante la sua mole,
nasce, produce, consuma,
la sua prole.
Qualcuno
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e vedo morire
innumerevoli parole
a causa dell'esilio
che martire renderà il mio io.
Un innesto amorfo
su questa sabbia io sono
divengo granulo di nulla
lontano da casa
e dal suo suono.
Dirige l'orchestra al mio posto
un fiore
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non ritengo sia possibile
sproloquiare senza denotare
che la psiche cede iraconda
alle manie del suicidio
a me, basta di destarmi
dalle grinfie degli onirici giacigli
per maledire a gran dose
il dì della mia creazione.
Da quest'isola la
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hai qualcosa per me?
sono materiale da dissipare col tempo
persa la speranzosa articolazione sinfonica
resta l'inchiostro decifrabile
e qualche intesa pittorica.
Hai gia pianto per i tuoi fiori morti?
potevo io essere la torba dei tuoi giardini
che
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la gravità terrestre aumenta
magnetica,
costringe i moti dell'anima
come l'apparato locomotore.
La presenza terrena
a mio discapito si pronuncia
e camminando tra le lame
mi metto anche follemente
a correre,
la florezza del nero
non sa
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mia madre mi partorì
in un'oscura caduta
il braccio
esile all'appiglio
mi lacerò le mani
con cui m'ingozzerò
da satiro.
Brusio di cripta
e visionaria lugubre scenza
velame d'una squallida
decadenza.
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Il mio amniotico cervello
sfregiato e mortificato
incorporato nel niente
predato dall'intolleranza.
La povertà di tasca e di buon senso
incubano il batterio del male
mentre i padri, in silente sofferenza
quantificano la grandezza della mia
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ho avuto spesso
piu nomi di quanto si possa pensare
ho tracannato da vaste caraffe
innumerevoli liquidi
ho sperato,
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nel mezzo di due specchi paralleli
con te che divampi
di carezze e rossori
divengo vulgo lugubre.
La sposa dei satiri mascherati
e dalle teste intercambiabili,
non sporca il suo cammino
dato che a farlo ci sono io.
alcolici
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tutto si ferma
divengo pianta
dalle foglie morte.
Tacito è lo spazio
affollato e nefasto,
uno di quelli
che guardo con l'arte.
Il suono delle corde
solenne risonanza.
Osservo il tempo distante,
non ne svelo traccie
riconducibili
ad un
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Salutiamo Eluana Autori Vari
Poesie per la morte di Eluana Englaro, dallo Speciale "Salutiamo Eluana"
Pagine: 68 - € 9.53 Anno: 2009
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Colmi il vuoto
di appena accennati
tratti.
Ripara e compara
le lamiere ai tetti.
Pioverà anche qui.
Discendenti liquidi
come lacrime
di mirto le
bevo dalla guancia
quando etica arrossa.
L'insidia di rincasare
parimenti brulicante
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non ci sono vie
che quelle contrarie.
I lugubri panneggi di vetro
a partire dal ventre,
potrebbero fregiare
a taglio
gli esili arti inferiori
ma la chirurgia,
ha svelato prima di me
le interne trame
dell'organismo.
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le viventi assurde pretese
dogmatiche richieste egocentriste
nel guardarti, disappare
la tua figurazione
di indulgenza incondizionata.
Nel riso, i denti masticano
l'inedia d'altri
il tuo glucosio è amaro
alla mia lingua che
scopre ogni sapore
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se orando
rischiarasse il tempo
mutilato dagli Dei.
Dal poema nascono le muse
vergini e sensuali,
meiopragiche,
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Ho cristallizzato
queste isole
con l'acrilico
anticristo dissoluto.
La mia carne
contrattualizzata.
Non è ora
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candele... calde
come il tuo ventre
un bicchiere beato mi beve
e un'emozione
fibrilla le tue cosce
conati di passione.
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mi tracanni con il nero
è poco elegante
omogeneizzare
questo respiro.
Drogami
prometeo
dalle veglie
penose del
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Languido
un raggio dai miei occhi
rasenta con flemma
la geografia in porcellana
del tuo viso.
Le tinte pastello
che ti
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Fai del male alle sue ali
dando fluorescenza
alla flaccida lubricità
le mie illuminazioni
sporcate di nero
dalle
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45 poesie trovate. In questa pagina dal n° 21 al n° 40.
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