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Giancarlo Fiaschi
Le 766 poesie di Giancarlo Fiaschi
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Muore quella luce che ruba l'attimo
di un contesto superato e brutto,
dove il senso di stato che umiliante cede
in voragini di ingiusta differenza,
che lascia i soliti del malloppo egemoni:
élite del privilegio... ingordi e furbi.
Si perde
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Dove vai uomo senza ritegno...
come teppista nel deturpare senza contegno,
la tua presenza non passa inosservata
hai imbrattato del ciglio tutta la facciata,
sacrilegio immondo l'incivile ornamento
senza pudore ... e di ciò non sei
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Verdastra distesa ombrata di giallo
in profonde strinature di grigio chiaro
e riflessi in specchio di cielo cupo,
congestione di nubi dense
predominanti minacciose nello scenario
di quieto mare... dalle turbolenze placato.
Sotto la fronda di
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| Era afosa quell'aria piena di Maggio
quando due giovani s'incontravano con brio,
quella leggerezza prorompente spingeva
due cuori nel giardino degli amori.
In quella ridente e lucida Primavera
sbocciarono radiosi i fiori d'arancio,
e Luglio
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In quel mare... quelle figure
umana sensazione rapita,
dal vorace essere che non placa
e avido affonda famelico
le sporche mani in quella melma,
di un ingiusto saccheggio.
La mano inerme galleggia
a pelo d'acqua e in quel palmo
nasconde sogni e
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| Si eleva l'anima verso le brume
di un incedere guardingo...
rapace essenza in alto vola,
nel sogno or si palesa
e in amore invita.
Vibra di dubbi a iosa
la mente nella sua malia
per quel domani che al varco attende,
dove ancor non so... se
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Batti insistente su lisci infissi
e nel paese bagni gli scheletri addormentati,
inzuppi gli abiti trafelati
del passante nelle sue tribolazioni.
Riempi come agitata musica i timpani,
in quel concerto senza spartito
e ingrossi del fiume il
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Voce che rauca implora
nella notte calma e nera,
cantilena snervante senza
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| Riprende il film della vita
e puntate si susseguono ardite,
osservo quel viso incavato
di madre... sofferente e trafelato,
mentre il cuor mio dolente
attanagliato in quel sospiro d'amore.
Da tempo caduta prigioniera nella rete,
mentre
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In quest'autunno che prende corpo
lacerati pensieri sotto il sole
riportano in auge il solito inciampo,
grave la soma del dubbio sale:
tu umile viandante senza tempo
lasciato a subire gli umori del vezzo irreale.
Ti laceri le vesti in atti
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La vecchia cara Italia
azzoppata si annoda
in quel suo congenito vizio,
ove la divisione non è un'opinione;
nello scalciare è insistente
la politica che inginocchia la gente.
Vecchio proletario fatti furbo
in quel bla... bla... si
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Ritrovarmi in uggiose aurore
un po' inpacciato e assonnato,
ammirar le meraviglie del creato
e ringraziare ... per il dono elargito,
ma ... l'esistente schematico m'inquieta
e imbonitore non toglie la sete.
Vorrei volare oltre le ossidate
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Crudo il pensiero del dubbio
prende corpo e pungente ti mina,
in quella tua routine di certezze
e scalfisce profonde resistenze,
umilia quel tuo sobrio ideale
lasciandoti in terza fila a macerare.
Quel deciso colpo di coda
per mutar
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Arido è il trasandato campo
abbandonato nell'incuria e inciampo,
sempre più proteso a sfidare il tempo
per quel posto al sole nello stampo.
Ruvida è la carezza che viola il viso
preso nel tuo mugugno e parco di sorriso,
nel
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Sei in quel freddo letto
ti vedo persa in quel riposo stanco,
sagoma appassita di delicata mamma
che volge lo sguardo alla deriva.
Da tempo sempre più in balia
di venti ribelli che ti portano via
dal clamore di routine familiare:
ora giaci
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Pieno di speranze ti sei incamminato
speravi in quel naturale approdo,
dove il particolare si dissolvesse chiaro
e ritrovarti in un mondo libero e unito.
Oggi... venti d'incuria e di dominio sbattono
in eurolandia e avvolgenti si
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Giancarlo Fiaschi.
Sogno che apre lo sguardo
lungo la rigogliosa vallata,
circoscritta amorevole dal poggio
fra filari in riga in attesa del trionfo.
Bacia il raggio generoso
il grappolo prosperoso,
mirabile sintesi di vita
regali limpido il dolce
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Un altra notte
ci coglie al guado
presi nel vortice
del quotidiano incedere,
noi esseri meccanizzati
di un progresso alieno
in scatolette scattanti
a spremere l'indomito motore.
Pare un velodromo
Il selciato solcato,
tutti contaminati
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Domani sarà un altro giorno
dove quel vento quieto rifuggirà l'attimo,
dove il misero incontro di speranze e realtà
lenirà concrete vite in libertà.
Quel futuro riprendere a volo
senza paura, né sconcerto
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Giovane vita presa di mira
tu... le mani legate,
destino beffardo ti ha stretto il volo
per mancanza di quel puro segno,
frenesie di una società fuggiasca
dilapidatrice di nobili valori.
Quel tuo corpo ricurvo e affranto,
quegli occhi
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Nere nubi copiose in transito
violenta cadenza che inonda:
immagini atroci, frenetiche,
subdole, parziali e voraci.
Di fronte alla storia
tu... uomo... ramingo ti crogioli
in questo falso incedere,
che umilia e arido deforma
il lucido ideale e la
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Se ne va in pompa magna
la mente nella sua deriva,
s'inchina e farnetica le pene
vendendo verità fantasiose.
Accende quel lume di parole
insistente rinnova le sue miserie,
in quel bertuello senza ritorno
arrovella l'anima nella sua
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Ancora parole
non trovan voce,
sdraiata
fra bianche lenzuola,
ormai reclusa
in sofferta apatia
da giorni e settimane:
questa è la tua croce.
Vorrei poter alleviare
quel tuo dolore,
vorrei poterti aiutare
nelle tue pene,
questo mio
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Il mattino porge delicato la guancia
con i primi passi la vita annuncia,
magico brio che prende forma in quest'aurora
liberati pensieri e dinamico brulicar senza paura.
Si riprende del giorno l'agognata scena
in generosità leggiadri senza
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Giorni lontani in quel flash sbiadito
rimiro tre pargoli nell'aia grande
in quei rudimentali giochi, atto gradito
ove la fragranza di vera felicità l'animo infonde,
quella magica risorsa nel sano contesto
il pane bianco che profumo
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Io prigioniero di quel segno:
godo nel veder modellato
il corpo e l'anima delle parole
in quest'estasi profonda,
che scalda eccitata
i sentieri
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In erezione s'apre la scena
dell'immondo zozzatore di natura,
pria occhia il posto che sia gradito
tra il vegeto canneto e la strada ferrata,
poi elettrizzato carica l'obsoleto rudere
sul mezzo di fortuna e via verso la radura.
Man mano che
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La notte allunga i suoi tentacoli
tenebre copiose rubano la scena,
presi nel vortice
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Ragioni disperse nel vento,
la lunga marcia si snoda
lungo la deriva del tempo,
in quest'infido momento.
Vorrei capire bene la lucida
ragione che in anfratti si ripiega,
lungo misteriose alchimie
di pensieri dispersi a iosa.
Muore la lucida
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Mi manca quella tua presenza
quel semplice natural contatto,
calda impronta che generosa inonda,
quieta carezza raggiante e pura.
Non è solo la tua assenza
che tarpa le mie stanche ali,
sono orfano di quel nido...
la rassicurante alcova
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766 poesie trovate. In questa pagina dal n° 511 al n° 540.
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