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Angela Fragiacomo
Le 655 poesie di Angela Fragiacomo
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dobbiamo immaginarci incastrati
scrivo veloce per non consumare spazio - le clessidre
insistono
inoffensive – si credono
resisto in bisticcio col tempo!
un paté d’avanzi
il gusto mediocre la soddisfazione
d’aver svuotato il frigo
dobbiamo
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meglio tacere
poco risolti ai belletti
lasciare ai merli i rami
con mimica d’uno zampillo d'acqua
il bisogno inesplicabile d'arrivarti
scivola fuori - leviti
questo pane al desiderio d'aversi
impossibile a tratti
bellissimo - con sinonimi
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non sono - più - nella cerchia
fuori dal coro - dalla mischia - mi muovo
con agilità con la coda
specchio specchio...(la maldicenza insiste...)
ho peccato: un vezzo
una domanda tardiva - una locomotiva?
in tanti, in processione
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ho sognato che volavo
niente di più facile - unendo picchi a confini
sulle trame
della gente - della mente
ho sognato di tessere destini
d'argento, colmando buchi con bozzoli
calmando l'inutile ansia di un giro
a indicare che non
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non c'è spazio
non occorre spiegazione che dia il via - dico che non c'è spazio
mi parlano di guerre lontane
avranno pareti di altro colore, laggiù
non cambiano i rapporti tra le cose - bada bene cosa dico: non c'è
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di sangue e pietra e gesti
occhi, di biglie tese - proiettili intonsi - pronti
a esplodere;
né le nubi annunciarono gocce
rinunciate a difese
alle carne - al nome degli uragani;
nebbia di bosco brillò rugiada
lasciò fare
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l'essenziale
in caduta libera
prima che tocchi terra
ci siamo: la domanda è sempre quella
da dove - perché
io tifo per il canguro
la grossa coda su cui flette le ginocchia
avanti - sul crinale delle dune
un balzo due balzi
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è ora!
l’ultimo dito sui bottoni
la parola
bizzarro il tempo: si prese gioco delle forme
dei vestiti le foto
le calze: scivolate fuori sotto i limoni
non un guitto e va bene così ché non è tutto
infila la cruna s’alza
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duole qualcosa
per distrazione passa avanti - stringe
un gesto fra tanti caduto al destino
s'è fermato il semaforo grigio della città
la gazza ladra - eccesso di una sera in salita
riporta piccoli fiori luminosi
non oso chiedere
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respiro che non sosta in angoli
muta pendenza
attende piedi
sposta argini come foglie al vento
andremo a cercare parole di luna e sole
- così vicine da non potersi guardare - estreme da non sembrare
abbiamo sbagliato metodo: doveva
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non più serena attende
ove ricrescere piena a rammentare
caprifogli ginepri - bianche navi;
bonaccia
poi nubifragio: a piegare obelischi nelle piazze
- una Parigi deserta - Roma - le Cattedrali -
dita costruiscono barchette
sul Tamigi
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garriscono
grigi a Sud, benché il sole
infiammi piedi come spine inflitte - vedi ove
piange la raganella:
di lei farà giustizia una tempesta - stinge
l'acero rosso
preannunciando l'evolversi di una foglia;
stelle, che non hanno
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pena
riconoscersi oltre
esser stati allora: assenti - nel presente
ritrovarsi senza alibi: insetto e viola
tra gli arbusti più alti
- insiste
donde dunque? chi o cosa li sospinge
quando il momento
ricorre a stratagemmi per
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non sono nata per restare
trampoli di carta tra finte rose
un bambino alla stazione non parte: sorride
la tua missione ha dita lunghe
capelli come funi da annodare
al cesto di merendine e carbone
temo la pigrizia del tempo: non ha cura di
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alla finestra batte
un falco nero
neri anche gli occhi;
forme di vento vibrano
fusti piegano;
ingordo di polpa becca
insiste
intrecci di vite
mosto borgogna a fermentare - sgorgare
in rivoli;
nella mangrovia penetra
cólta, s'agita di
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non chiedo altro
un cuscino sotto, i tuoi pensieri dentro
diffondono aromi d'agave al vento
spira forte oggi, dal mare sale spostandoci più in là
non dirmi altro
hai l'alito del ginepro dopo il temporale
- ti vidi da lontano,
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si va per mari e monti così
come per menti - a braccio - al ristoro
(dove lasciai i lacci il vento portò via le scarpe)
ho un buco allo stomaco e non mente - degenera
quel che basta per andare contro
- e mi piace
ricordare che non
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randagia
ecco allora il suo Cristo
- la verità ha membra spoglie
artigliata a voi, oh statue bronzee
abbacinate di follia - sua l'orma brulla
oh voi, saggi nella cruna - che ricusate il seme
randagia
ubriaca d'aria come una
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la vita è tutta qui
potrei andare avanti ore
ammantandomi d’alloro il capo, d’oro le vesti
posso dare corpo alle voci che di notte mi grattano l’orecchio
a fantasmi beffardi che ridono di me, a quelli magnanimi che piangono
- ve ne sono
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mi avevano detto che l’oleandro ha foglie velenose
ed ecco che già l’aria mi satura il fiato
rosse rosa bianche esanime
e se non sputo il raccolto rischio il soffocamento
non è permesso (e neppure perbene) mostrarsi al sole: la pelle
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puoi sentire Amore uscire da questi versi?
così come io, lo sento?
e il senso, che avrebbe tutto senza?
nessuno! e nessuno
sa, l'immensità che a te mi lega e come mancherei - spoglia
i luoghi non sarebbero
privati della tua
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accade.
certe cose non finiscono - non cominciano
piovono in segreto la notte, senza luna;
lucide statue d'alabastro
che bianche all'alba ricordano con muso insostenibile e sfacciato
e tanto più avrà scavato l'acqua tanto più
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°
una palma (una vecchia canzone) una macchia d'olio
ancora: gambe nude
nel mentre autunno disseta muse tra calette e rioni antichi
a sfumare, sulle punte degli ombrelloni chiusi: estate e cliché
colori azzuffano a ovest - a
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°
acre l'odore della polvere coprì le bende
secche orde di mare;
gelata da sparo netto d'un tratto
la via, sangue d'agnello
fissò l'incontro - del prima racconta
la creta - mani strette sul calcio, la canna
furono giorni
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marinai
la sera appoggiati al molo
funi tra mani grinzose - fruscio d'arrivi (partenze)
piedi onde sulla rena
passanti. passaggi.
dita bicchieri pieni vuoti e di nuovo
occhi - baci - posate tintinnanti...
tutto!
ma proprio tutto,
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tuono!
attutito da occhi di lepre
statue di madreperla
sprofondano
e svieni
in pozze di calce
a terra lembi (il tuo odore) porpora
e
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lei - ridestandosi
ha preso corpo in un corpo sconosciuto
atteso
dietro la siepe ha scorto il taglio
non c’è più tempo - gancio a queste ore
non ha pace il pesciolino
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*
incapiente
non contiene il mondo non merita la storia
avevamo bisogno di certezze
avevamo bisogno di spazi - da riconsiderare
si dimena il tempo nelle botti, vino a invecchiare nudo
di sole essenze ammanta calici in dote
ragno a tessere
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*
le tue infradito - così gentili nell'avanzare
i miei tacchi a spillo
caddero dubbi al pavimento - scansarono polvere nell'attimo di distrazione
fu il cuore della stanza: colpì di netto il cerchio - balzando in volo
senz'ali
al
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cuscino. vuoto di piume
l’orologio segna cerchi al polso
grattano pruriti consumando unghie
cravatte a piene mani e giù
scotch di dubbia età; giardini dai bassi profili
affacciano finestre sulla città
rimbalzano viole
-
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655 poesie trovate. In questa pagina dal n° 301 al n° 330.
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