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Angela Fragiacomo
Le 655 poesie di Angela Fragiacomo
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non un fiore al pensiero
non una goccia d'acqua
stamani, e ieri all'alba, mi ha sorpreso il canto
tra i rami
ancora una volta il tempo riprende le stagioni
e nulla importa al suo altare
della pena
della carne bianca
la Primavera è
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Perché il dolore ha una punta dura
sulla carta i segni non sono solchi
non tanto profondi da comprendere
così, il dolore non ha una
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Non sei venuto nella banalità della pioggia
né prima, dall'alto
I bambini poi - dicevi
e fuori: l'acqua
Sotto le auto i gatti si leccano il pelo
pioverà dunque
verrai ora
come la volta che gli aghi del pino sul
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I conti - immediatamente
come se agli occhielli corrispondano bottoni
neri e lucidi
Tende con pelli bianche
una moltitudine di tende
su ogni fronte
da dentro poi, si susseguono
Quella delle religioni ha piume rosse di pappagallo
Al caldo siedono
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non sono capace di dire addio
non sono capace di dirti addio
così, ti pongo sul comodino: tra i libri
- o sarà il suo nome consumato a farmi visita
tra un gigante di ferro
e fessure
pregherò che ti abbia in gloria
che memoria
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un bosco come un ruscello
pervinca che mesce caprioli
ciottoli bianchi, volpi
bacche in accenni di menta
ho sceso le scale di faggio, per venire da te
- sappi
in questa mattina
solfeggi screziati smeraldo, e
non sei
- no
non sei alla
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-...muove cose che non vedremo mai.-
Così finiva la poesia...
Come un macinino a uno a uno
un parto di facce da un treno
- ne inghiotte tre
sono loro - ch'io non vedo
di un rosso carminio o un bel giallo
limoni
- un bimbo a un
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diceva, che non era vero.
Occhi semplici sulle ciglia
pelle di pelle bianca
da quell'attimo di gloria - era mio - ancora;
Febbraio moriva di giorni in coda
il nido ospitava clemente
parvenze di mela matura
ancora - le sue ciglia -
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quel che non ha nome
dominio di un dio nascosto
- appende la coda, all'angolo del letto
da dove? ha traccia
e chiave - di passaggi inusitati dal suolo
- lasciandomi carponi
né guerra né pace
la solitudine del torsolo
il cono
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Il tuo profilo
staglia al nero, un contrasto di bianco.
Cosa volere, più netto?
L’inutile tormento della vela
al sostare del Rio?
Il lusso – il lusso della stanchezza
l’acqua, la terra
la morte sicura della cicala
al frinire
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Qui, solo ricordo.
Andrò dove mi attende un porto
di mare rappreso
in una notte di quarzi – e remi alabastro.
Non assenza
ma culmine di scrosci
in un punto a fuoco – invisibile agli occhi;
ricongiungermi
sulla grande via – nei
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atto primo -
a degradare riccioli
l'ho guardato
come un amante stanco - bocconi
come una funzione temporale
ai quattro cardini
erano ceste
di vimini sui davanzali
limoni gialli in piatti d'onice
da Zenit a Nadir;
ho pensato: è
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Sono fuggiti gli uccelli
allo schiocco dell'ora
Oh la tua mano, le tue dita dunque
il mistero d'anelito - che fruga l'acqua
disegno una mappa - a una a una - ché ne ho voglia
tra ciglia d'un bimbo che dorme un putto di
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in un solo giorno
il fiume la corrente e salmoni a risalire
così le pietre
bianche, per loro stessa genie;
può un moto, frangere?
di piume o branchie, battere
- raccogliendosi in piccoli turbini a vento
adagiare le guglie sulle
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Fisica la sostanza
ancorata al busto
il mio al tuo
nella distanza di Soli
nei giri di Saturno, già rossi.
Impiccati al tempo, pendoli
ora bianchi ora neri
di traverso.
Si getta di lato a sfiorare un pruno
un ramo d’ulivo
sui muri di
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Ho scoperto l'ironia il giorno che mi punse.
Saggiavo San Marzano al fiume
rossi e gonfi dopo il picco. Buffo - dice -
come le cose, non vengano mai sole.
L'ape non ebbe cure
la calda compassione - di chi resta - eppure
l'anima
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Invia un messaggio privato a Angela Fragiacomo.
Un prurito alle mani
capace d'insistere fino ad arricciare i boccoli,
dalla calotta cranica
gettarsi alla nuca - a fornicare!
Potrei uccidere! Di fatto do udienza al vagito
un orecchio un fiato un dito sino al polso.
Pretende una superficie
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felice triste - non saprei
- con esattezza e certa eleganza -
passa la storia
più precisamente la stanza
l'acqua consuma quel che agli occhi non pare
così - naturale bagna una lenza
un gettito d’ami ai rami incagliato
- non
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come il più liquido dei mari - la notte
d'oppio e smeraldi
e tale
- nei giardini
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Dio m’è testimone:
affondo tra il risibile e bieco;
sorge ancora per tutti un sole – giallo – lontano
in rassegna l’imponderabile
in apparenza fisso al polo; arrovello:
dove butta l’occhio girando contrario al cielo?
che sia nato l'uovo?
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nella luce che cresce dai buchi
storie perdute ai gomiti
e vennero i neri e i grigi - come previsto
i ricordi si fecero vivi - vermi di cadaveri
strizzando fianchi al naso
l'odore irrancidito insopportabile, eppure
sapevamo di quei mari -
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quel giorno sotto il glicine - non è mai esistito!
dove nascono, muoiono genti
per venti strattonate?
quel giorno:
frotte e mari incastonate all'onde
- diademi come derive tornate colme
hanno segreti sui fondali
in superfici
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in nebbie contratte su ciocchi bagnati
a fronte del mare – allungano ali
quasi le tocchi – dal pelo arruffano
grani – oro rubato ai coppi
negli agri ai polloni rabboccano bordi
di nettare e sensi al basilico – sul pane
in stille lucenti
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in eguale direzione l'occhio
- a tal punto doppio
contiene ovvero esonda
l'attimo: singolo
in collocazione agli eventi gemma
- dividendosi
attraversa il cerchio rosso
dileggiando l'evidenza un blu daltonico
il divario - dunque
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d’assenza veste poi scioglie le vele
-ho visto come il tempo al volto cede
quasi rinuncia-
e corre e gela
cristalli di fola che sbocca
dimentica
d’aver avuto giogo e vena;
rivedo
del getto la gola quando già promesso al ramo
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capitai nel fosso crepitando le foglie
.
nel mentre del ventre intuivo le
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eccola
tra mattoni in cucina
sotto una porta
prima del caffè
cede (sovente ricorda)
s'inzuppa di
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esco.
verticale
banalmente senza annuncio (non questo) – esco
andare tornare
nel mezzo: un viaggio – gratuito
di rossi neri, i gialli faranno capolino;
quel bimbo con i capelli – e occhi (anche mani) gambe – ha i suoi anni
e una cartella
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benché d'amore
sia lodato l'incipit
noioso - il rischio insito nel gioco
- e tu m'avvinci!
dev'esserci il modo - o io non sono
chi o cosa, diversamente?
certamente t'amo!
Quale alma!
giunge?
allappa la lingua? s'inietta in
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sbattute poi tese
per un attimo - vorrebbero il cielo
sorprende l'animarsi
aldilà dello scibile in direzione contraria al volere
direi che vive
un nodo di trame - fra tutte migliori
a spicchi
il reale
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655 poesie trovate. In questa pagina dal n° 241 al n° 270.
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