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Angela Fragiacomo
Le 655 poesie di Angela Fragiacomo
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di più di più di più e ancora
replicami
la fame il tuo volto l’alito
fammi un giro intorno – lascia che io guardi
che ne sanno
venti e altopiani battuti
usignoli - quel loro canto rabberciato
che ne sa la nuvola sconcia
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Ho letto del paese senza punte,
un re ordina
persino un po’ felice;
colpi di campane - din don dan
- soldati in danze infinite
a seguire l’entusiasmo del principino
balzato alle mie gote,
- clemente con le increspature;
l’azzardo ha tempi
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Deve dirlo
che ha riportato i vasi d’orchidee:
in procinto di, ha abortito il gesto
ma questo non ha attinenza col cielo.
Al discount, la vita si gusta
attaccata ai denti
tra le casse;
nessuno somiglia a nessuno sotto il paltò
porzioni
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Nascosta, avrà atteso,
geloso il cancello, avrà vegliato la nudità del legno
nella roccia
avrà pensato
d’essere, una panchina e la sagoma dell’ombra, tra le gambe
ora a nord ora a sud, quando a est quando a ovest
per un
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Concepire
magari in segreto
un giorno - dicevo:
che goda banalità.
Inventare blu più blu
rosso più del sangue
o tempo che non conti misura
d'un giglio vergine.
Daccapo come quello
- meno peggio del solito - solitamente
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Lord, hai pensato a un temporale?
Servirà un ombrello: annegheremo
abbracciati agli alberi.
Perdemmo il contrappeso
e del sogno il bianco.
Il Tuo temporale, Lord
ci scoverà: a due a due, sul bordo;
T’avviso my God
contiamo: al
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Da questa stanza
un foglio sbocca
confonde e s'incesta;
l’affannosa ricerca che torni una voglia
questione di mare di sale di sole – cercare
una spina
– del fiore un senso di rosa;
motivo di una lunga catena
che squassi – che valga una
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– Sino alla fine dei nostri giorni. –
Fu l'eco, zittì il passante
incauto incespicò nel nome d’un quadrifoglio – s'avvide.
Tralci di viti orditi a maglie – Amori
'sì manifesti da non dubitare e poi
oh, quali moine: aromi di
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Non temere che si gonfino le vele.
È tutto quel che ho da dire
e pur si muove
prendendo in prestito il biancore
il varo dei versi a largo;
cosa aggiungere al vascello che solo già scintilla?
Ricoprirlo di cenere, sporcandone la
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La sregolatezza è dannazione - dice -
e se non bagno l'alberello, l'alberello ha ragione di morire?
Se poi un ritardo è una faccenda così seria, che ne è delle fioriture?
Avremmo dovuto imparare dai marosi:
la tempesta si
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Alla finestra buca il vetro
involandosi sui tetti.
Il giovane ulivo, innocente, affida al corvo
foglioline tremule,
piccole bacche ai rami del ciliegio, il dorso;
incendiano promesse di sole
e io vorrei
perdere la ragione
- gatto, cane,
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Sì amore – scrivo
amore – dici – non mi meritano
i loro affanni
non le foglie caduche;
troppi gli stami
affrancati dal gelo,
stagione di pruni e ciliegie
ove intrecciare gerle;
vedi amore – non mi sporgo:
irto il ginepraio
al
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Canti? Canto, qui, nell'avvolgente lana delle mie contraddizioni
- hai presente i "no", i "forse", a seguire.
Vuoi che pianti quei pensieri? - Munizioni. Filati di zucchero
s’ingarbugliano agli occhi come fiocchi,
ai ginocchi
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Quella donna
quella donna mi colpì;
la maglia colorata, la posa storta
schizzata
come occhio di topo.
Cosa faceva in quella corte? Chi – dietro i vetri?
Le parlava? – Sapeva, di lei?
Guardava senza vedere, il treno scorrere sul
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Sette note sullo spartito - o grafemi
ventisei latini su di un piatto
sgambettano!
Bacco e Venere - mocassini e tacco
confusi nella folla.
Come l'alba, che mai conoscerà la sera,
s'alluma ad arraffarne il refolo
procede la mente
a
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Dire qualcosa
al boccaglio del tempo
perché torni respiro.
Qualcosa di noi
riconoscibile e giusto
giusto perché nostro
non ora, necessariamente
non qui, su queste pagine
nelle piane, tra i verdi ulivi
a lungo
a lungo
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Invia un messaggio privato a Angela Fragiacomo.
Poniamo il caso che io dica: è partito.
Con indosso i pantaloni blu e il sorriso dell’angelo più bello.
Anche gli occhi: blu, non dimenticare.
E suo fratello. Stesso passo incantato. Stesso vuoto
benché corpi distanti un
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Un caso, che caso non è.
Tocca da qualche parte coperta, la mia rosa, e penetra.
Quel motivo per stare vivi
con le orecchie ben tirate, come i gatti, ma non per la caccia.
Un’attenzione giusta e piena di buoni propositi
che mettiamo, mettete,
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Di notte, sporge il muso, è guerra.
Al di là del fiume d'oro, case gialle e cascine in pietra. Solide. Il cielo
che non oscura di boati i tetti,
cede a Ovest, unanime la pioggia, tra valli e colline
– e non un piano di fuga
a
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Mi sottraggo, leggo.
Mi sottraggo, e non rinnego
il rombo di luce sui vetri fumé.
E la musica mi trafigge e non ho sangue
da scagliare
né sapori da spolverare
- solamente, mi sottraggo.
Mi sottraggo – dico – e la via non appare meno
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Ho avuto tempo
il tempo si è confidato con me
una confessione bianca, opaca
– indubbiamente ne avevo bisogno
– come sapeva?
Ho forse invocato lui, nell'impronta migliore?
Ho fatto il suo nome in istanza?
– Non confesso.
E pure:
mi ha
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Avrà un altro sguardo.
Altri cavalli su giostre argentate
per mano una scimmietta - un gelato
da una finestra la notte - inzaccherata di luce
la eco di un pozzo;
a pesare millenni
di memorie affogate.
Un amore di gatto avvinghiato alle
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La luna la luna!
Assottiglia la distanza tra me e la luna
– puoi –
così per gioco
prima dell'amore.
La boria dell'onda
inganna l'ora
limando il nervo allo scoglio;
poi le bocche – schiudi in stupore
quelle piccole ai licheni –
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Talvolta: come non esserci
presi a sbalzo dal tempo
e migrati, non come rondini, ma di corpo
sacchi di iuta per la corsa campestre
e talvolta: non ci sono
sbiadita da luci al neon
con scarpe comode fuori moda
seduta nella mia pelle
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La stanza
ha pavimenti di marmo nero
affama – oro, rosso antico opaco
non più d’una brocca;
dalla bocca ebbene non ha fiato
non hanno fiato gli scuri
i lumi spenti
le tende tirate sino a terra
il baldacchino in vele avorio;
sulla
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Sto per lasciarti ancora
e ti ritrovo
ancora
imponderabile
sotto lo sguardo distratto delle torri
intagli d’occhi e brecce
e pure, la vista non ti merita
– non ti segna il molo, inchiodato alla carne
cosa trattiene la presa costante – a
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Il treno scorre
come il tempo, scorre
non teme
l’uomo – fugge e resta – buca
chiese
cattedrali di santi, dai tanti nomi.
La sposa prega, prega la sposa.
Il campanile – un pugno alzato.
Stupra, questa ferraglia che geme
la montagna
il
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La donna dondolava sul balcone
temevo si buttasse
- dondolava gemendo una nenia.
Ho visto e osservato a lungo, poi
il volto della ragazza
le labbra disegnate, che piegava
in una smorfia;
ho pensato, somigliasse a suo padre.
La neve ha sfiorato i
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Abbiamo percorso la costa
- l’oceano paziente
eri Dio
nella carne
eravamo ossa
fuochi, bagliori di rabbia
abbiamo combattuto per la verità
abbiamo vinto
Tu, eri bella
negli insegnamenti
nella forza della specie
ti ho lasciata
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- è giro per cento giorni insieme -
nella grafia che lacera il foglio
- l’abbraccia, il mare corallino
sferzandolo da dentro
fine, come sabbia d’atollo
che una razza sfiora;
da bocche di leone
a pigne colorate
il prato verde - e
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655 poesie trovate. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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