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♦ Michelangelo Cervellera | |
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Angela Fragiacomo
Le 655 poesie di Angela Fragiacomo
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posto che possa soffrirne appena
è ruvida pena il saperti
- nero altrimenti
tosto l'affondo dei denti, rastrella
carne tremula;
bestie da soma gli ammanchi
al traino d'amore -
trema la terra ai passanti
trema la merla, nel
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cerco una parola nel bagaglio
nel bagagliaio dell’auto che mi precede;
noto (dove abbonda il tempo)
che la base del crocefisso è un po’ consunta
l’ombra fissa al suolo
ci gira intorno
guarda – penso a una bufala –
mani bianche
non lo
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- sabbia - dice;
la donna il figlio
il fratello soldato
con cura e precisione
da giorni
attraverso un senso a caldo
sino a tacere
l'acqua e l'acqua in mare
- dai pesci innominabili -
come il suo sguardo
come ghiaccio che senza
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Pensare è un pensiero basso e fai bene tu
che della barba al vaso, rose rosse
indichi il cielo – guarda! – e già m’infilo:
esco dalla testa, spingo dove posso un dito scalzo – dove riesco vengo
e mi vieni incontro con fare nostalgico, di
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nulla di solito - così i piedi:
prova schiacciante della tua esistenza, imperfetti e bianchi
calpestio nudo - cucina letto cucina - non lascia orme sul pavimento
tinteggi l’arrosto: perché di fame si tratta
piedi; gesti avvolti in
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| stasera
mi toccherà la mano,
mamma e papà m'han dato il permesso
il brufolo si vedrà meno,
che scarpe metto, il lucidalabbra
i jeans, quelli là
la prof d’italiano, oggi chiamerà
ho studiato,
capelli a
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ti farei bene
ne sono certa
stretta, a coprire spazi di quel delirio
considera le mie braccia
il mio corpo al tuo, il calore
senza necessità
considera il tempo senza tempo
il silenzio colmo, la tua eco la mia
il respiro poggiato nella
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| di balene nel pozzo
e maree da controllare in fase ascendente
ma lei è luna ed io, io chi sono
non ricordo e perdo il filo
da intrecciare e poi dargli un senso
cui appendermi per risalire
pareti lisce, a strapiombo sul mare
stanca
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Un gesto
uno spazio
o che sia rimorso
d'un bacio
Nell'oblio non ho nome, né oltre
Occhi dissero tutto, incantandomi
in essi riesumai
Eri nudo al mio cospetto
un bisogno penetrante, t’arginai di braccia esili
di cuore
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Un silenzio
nell'animo
ingoio
desio di un nulla
incolore.
Nella polvere
muovo
un gesto
in prospettiva
fuori luogo.
A rilento
scintillio
sulla lama
scheggia il vetro
vibra l'aria.
Campana
infranto è
il rifugio
l'ultimo
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Tra le pagine di una vita
tra le lenzuola del mattino
di solitudine
nel perdono lento
cadenzato.
Nelle lacrime trasparenti
ristoro d'assenza
accanto ai timori
un passo dietro
nella moltitudine.
Nel cielo corale
di rosso e arancione
nella
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Lacrime lente e silenti
fluiscono dentro
a lenire un cuore spezzato.
Ecco come accade
che si infrangano i sogni.
Senza un rumore
nel silenzio di un dolore stanco
sotto il peso di sguardi muti.
Una voragine dentro
riscuote il suo
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Tienimi nel cuore
in quei silenzi che tanto
ti faranno male.
Mi cercherai nel buio
dei tuoi pensieri amari
ricordi di quando ridere
risuonava su colline e campi arati.
Mai stanchi
mai vinti
mai sopiti
desideri e umori accesi
noi.
Lacrime
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mi sto restaurando, tinta ceretta unghie
devo smettere di cercarmi in alto
(piuttosto in basso)
dove ambiamo essere, al di sopra di ogni necessità.
Una vespa entra
rumoreggia a un palmo dal pavimento
in cerca
se ne va.
Quale gola
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perché ho sempre qualcosa che macina
la febbre del lebbroso e la paura
di chi
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Perché insistete?
Il senso compiuto non è cosa da umani:
circoscritto in parole fedeli
il pesce più bello fatica a volare -
con ali d'angelo pinge il cielo e completamente nudo
s'inabissa.
Cosa sa, che non ricordo?
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amo l'otre concava del silenzio
il cono di luce che infrange le scale,
dove un uomo lavora
toglie peso all'acqua e non se ne avvede
galleggio nell'impasto
amo la solitudine delle mani
una a una mi riconoscono
d'alcuna saggezza
come un
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Che sconcezza
la baia ha uno scoglio ferito
mentre giuro fedeltà con la mia lima lucida
il tempo sbianca la nuca,
scuote l'ulivo dal frutto.
È misteriosa decisione: traccio una ruga
due, fino a illudere lo slancio
con cui mi
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eravamo più bianchi
come gigli impazziti
più giovani
non riconosco più
le tue ali
i tuoi nervi
tesi nell'arco della fionda
mirano al
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Non mi urtare con le tue cosce d’albero;
non evacuo: ho ingigantito ogni mia sosta.
Potrei eluderti
potrei illudermi di trionfare una vita soltanto,
per le ninfette calpestate dall’acqua, che le partorì.
E se
vendicassi, ogni respiro di
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do you remember
the high school – the best – my little little face
on town
when snow still coming down:
down white, then
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un vocabolario di parole
così povero, così condito
per misurarne la vita...
ma se trovi quella giusta ti
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mi sento in forma questa mattina
infilo l’ironia sul paesaggio dalla porta
- quella a vetri
rimanda la sagoma della grande ombra verde
impegna...
come un fardello che abbia già dato tutto e sia ora
il benvenuto -
m’inquieta la
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Non dormire, diceva la donna, non dormire, parlami.
Sembrò naturale. Finalmente la strada
e con essa le chincaglierie: s'ergono sedute, ora
a riposo. Finalmente. Finalmente le mani i fianchi le calze pulite, nascoste -
vidi, erano gabbiani
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Scrivere per fare bene
per compulsione per stare bene
mentre
di là
aspettano
qualcuno
qui ci sono fotografie mi guardano, penne e fogli, luci ingannevoli
- non so il tempo fuori, sarà sole? –
c’è il mio stomaco
gonfio,
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Parlare
trasfigura.
Ti sei accorto che non porto rossetto?
No, certo. Non ha importanza alcuna, l'attenzione.
Ad altro.
Poiché le
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Pallida
ipocrisia d'ipocrita, il pianto ubriaco.
Bambini nudi per le strade du Cristo Redentor come chicchi di riso bollito
cadono a terra, invisi
Si spazzola presto al mattino, si fa limpeza das ruas.
ancora
ancora le truppe
ancora cresceranno
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posso farne a meno, sai?
gettò la ventiquattrore dal finestrino, striando il cielo di verde -
schizzò sulle strade sfiorando passanti
come cortecce sfregiate dalla sega del padrone
- le buganvillee così buganvillee
le
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si può
ch'io prescinda da me?
buona e matura – oh poesia, mia vergine
di tutte le volte: tu!
- si fottano! -
non dovrei esser così dura
il corteo di piccole parole in fila;
non posso prescindere dalla scimmia
che mi
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ah, eccoti -
rullo di tamburi! - domandami di noi -
Minerva,
non voglio parlarti. Ascoltarti
come corvo che torna sul ramo. Guardami, e rendi i miei abiti allo stolto
cui fa orrore nudità -
dico guardami! dal tuo albero. Sono? Muovo, di
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655 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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