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malaluna
Le 225 poesie di malaluna
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Alle solite ore s'addicono le stesse cose
(è più facile fuggire
o lasciarsi assorbire?)
Messa alla disperazione
da un testo incastrato negli occhi per caso
a parlarmi di cieli fiammeggianti e porte aperte di corallo
tutte volte
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Nel cuore giallo di una rosa
dorme una cetonia silenziosa
la ninna le canta con la sua voce
di gialla fiamma odorosa la piccola rosa
d’un tratto si desta l'aurea cetonia
sbadiglia un po’
i suoi teneri petali gialli sgranocchia
con aria
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| Polline rosa caduto
come miele sulle mani d'oro dell'alba
pulsa di te
all'angolo della mia malinconia.
Sei come un colombo candido.
Nuda. Nitida. Nuda.
Nuda. Incerta
la voglia.
Chiara. Preziosa. Chiara.
Assoluta. Dal caldo vento
del
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Far quadrare in questo mondo il circolo del tempo
certo che si può:
anche se c'è un imbroglio
e mi dico che senz'altro c'è.
Riordinarlo nell'armadio senza naftalina
(che puzzerebbe sennò)
o parcheggiarlo sotto casa
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Brume dense di malinconia aprirono spiragli sulle spiagge della luna.
Passavano Dame dagli occhi stanchi annodando
fiori di zafferano nei capelli, e passarono cavalieri essicati
con il sortilegio nelle mani danzanti, quando il vuoto si riempiva
e si
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Langue sulle ciglia una pena di stelle
tremano
stoffe setose dal vento frustate, si legano
a nastri di rossi arcobaleni notturni
affondano nella pace cruda di spazi muti
dentro gli strati più profondi dell'anima
non teme l'artiglio degli
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“Dopo”
pezzi di legno
gli amori
tutte le ore accatastate
da
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| Scende sopra gli uliveti la pioggia
con meteoriti di ghiaccio e sonaglini d’argento
s’apre
e si chiude la giornata, ventaglio grattato
da cicale con ganasce di ferro.
Sopporta una barba di granati il muro rosso
all’angolo della
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Saliva mistargento ingoio
sabbia come un letto
piega l’onda ermafrodita
il limite della battigia
al suo volere
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| Non t'amo
come fossi giada o turchese
pietra marina o pietra dura
che nel cuore si fa spina
t'amo
come piuma leggera, spumeggiante
nube rosa che si scioglie
in mille rivoli d'ambrosia.
Non t'amo
come fossi ardesia, granito
pietra lavica
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M’ascoltavo
come ora, allora
era notte.
M’ascoltavo
come allora, ora
vuota di
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Solca nuvole viola
il pianto notturno della pioggia
a primavera,
vi apre un varco con dita luminose
la chiglia sognante della luna
lascia cadere l’argento:
fa magie sui prati,
veste le matgherite a fili volanti di strass
e le tele di tulle dei
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Simile al silenzio chiaro della marea sommerge le tue pupille
il sonno, qualche pallida stella cava occhieggia
ritraendosi nella sua ombra
nascosto dietro a un blues sottotono salito nel buio
dal fondo della strada,
per aerei meandri penetrato nel
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Rosa di carne
fiorisco nelle tue mani
petali assetati di rugiada
le mie labbra
percorrono la tua
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Cereo madore soffuso
sulla nuca intrappolato
due boccoli dorati
-come ali divaricati-
scivolano dalla crocchia
sopra il seno
in gioco di luce
la pelle si sorprese
ad impregnare tutto il livore
disteso
sul labbruzzo imbronciato.
Fu
leggero
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Chissà se dal gelo dell'inverno rinascesti fiore
al limite di un prato dove
chiamasti infinita la primavera
ma ti fu aspro il dolore
timido bucaneve il candore dell'alpe dominando
e ti fu l'amore.
Chissà se ti parlò
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Senti?
Si è svegliato un usignolo
chissà fino dove arriverà il suo canto
molle s'insinua nella stanza
nell'aria smossa dai salti a dondolo
colorati di rosso
di tutte quelle insensate domande
scivolando
fra le stecche delle
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Guarda
come lieve e pura
si scioglie in pioggia
quella nuvola di
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| In questa notte di neve
quante stelle
in bilico negli occhi
soffi di nubi trasparenti
le dirottano a farsi tardi
in un gioco a perdersi
sconvolgendo il ritmo calmo
dell'universo
sospirare è cosa breve.
Mi raggiungono le tue
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Non ho che luce fra le cosce,
precipita di petali azzurri
e di silenzi adunchi
la profondità del
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Avverto luci distratte uncinarmi gli occhi
minuetto delle nebbie
sopra il piatto vetroso dell'onde
a circuirmi in rallentata movenza sguincia
sorge dal funebre scafo scuro Venezia- Dama
candore scisso di giglio attraversato
il baratro del tempo
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Torna profumare la menta
mettendo in ridicolo l’inverno
sorrido beata
come Buddha levitante, mi opprime
però la sua grande pancia nuda
preferisco regredirlo ad ascetico
Siddartha barbafluente.
Poggiano i miei piedi, tornati
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Spolvera
è di polvere luminosa che a notte piega la neve in scintille
ha un senso il toccarla
rabbrividendo
Setaccia
quale maniacale massaia celeste con infinita bravura setaccia
esagoni sempre diversi a precipitarli
sui capelli del
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Cancellami gli occhi
che non guardino sorgere la luna
lasciami tranquilla
i tuoi baci sulla spalla
sono serpi e ramarri in doppio sciame
di flauti e violoncelli
nei tocchi delle tue dita
rumore di orchidea chiusa, soffi e scoppi
di risa e
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Di là dal finestrino di sinistra sferraglia il vento
inghiottendo l'ugola nera del viale
comprimendo il profumo esagerato dei tigli
sembra istericamente risucchiarmi tutto quel buio
votato al correre all'indietro
ascolto la notte spostare
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La festa era rossa sul lago d'oro
ho visto un angelo fare la giravolta
prendere il
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Notte
fluita insonne in orditi tessuti a fitte trame di volute argentate
stregate dalla rossa fonte che il crepuscolo stampò
immobile pergamena sulle ciglia a lutto.
Lontana e prossima dondola la barca frastagliando
l'oscuro dell'onda -
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Ho aperto la finestra sul giardino
sorpresa dal grigio immoto
i pomi erano lì, globi arancioni
stesi a sussulti sui rami scheletriti
apparentemente senza alcuna ragione.
Pietra murata ogni voce
avevo appeso a quei rami anche il mio
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La fiamma in sbieco taglia il velo del sogno
s'è accartocciata la punta della lingua
al sorgere del sole fra davanzali di cemento
ora è murata nella testa, non si desta
fa boccacce
o forse canterella
chissà
lo vedi?
è
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Ognuno è fonte a se stesso
grembo di fiume
fluire
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225 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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