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Patrizia Ensoli
Le 1218 poesie di Patrizia Ensoli
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Se la tua mole fosse la mia vergogna
affonderei le pinne nella terra
inquinando falde e fonti ai boschi
ma sono vile, cieco e non demordo
continuando nello scempio
_ inquinamento _
orca, ascolta ora il mio lamento
non sia per te soltanto
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Sorseggiando a malapena il riflesso di un caffè
aspetterò paziente l’alba delle rose
ibernerò le attese nei campi addormentati
parlerò nei pozzi di lune innamorate
e pioverà d’Agosto, un giorno di Natale
nel volto senza volto
di chi saprà
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| Dimmi poeta dov’è che suona il mare questa notte
nelle stelle che urlano il tuo nome
o, nella sua profondità
che richiama le sirene in una vita senza sole?
Dimmi poeta, sei forse tu l’amore che suona il mio tormento
o sei sogno, la chimera
il
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Un suono forte vibra
nelle scogliere che si tuffano nel mare
negli schizzi spumeggianti, cocco e mandorle, amare
dove l’onda non sa tacere il nome
sottile mormorio annegando nel respiro
dentro al fato che lo spinge, d’impatto son quei lampi
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| Accarezza me, rigogliosa natura
tingendo il cuore di bucolica espressione
e sia
fra le tue braccia, sfavillante agrume
sbiadendo le ombre della sera
anticipa l’idea stessa della stagione
in bella luce
dalla terra al cuore
nella solitudine
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E’ nel tuo nome che mi aggrappo alla vita
stesa
come panni al sole di un infanzia sfiorita
su un prato verde
con l’erba tremante
un fiore
piantato nel cuore
la terra, le stelle nel sangue
e l’amore
cantando il contrasto dell’inverno più
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S’adombra il cielo nell’ora che passa
lenta agonia d’ozi vaganti
vele al vento
che garriscono all’acqua
e le voci disperse di preghiere erranti
confuse nell’aria, latitudini angolari di notti estive
lenzuola sottili in fili d’argento
_ lidi
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| Penna l’aratro
che nella notte, apprende sensibilmente il giorno
accogliendolo
accarezzandolo
nel pozzo dei pensieri
spalancando il mare
i suoi abissi
in quell’anelito di luce
anticamera
di una primitiva oscurità
e amo di quella tela, il
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Ogni vertigine alberga nei tuoi occhi
ogni spavento della notte
dove tu, lago
mi avvolgi di profondità segrete
dove le chiavi sono barche che tu muovi
ma dammi un sogno che della notte ride
una solitudine di mare, un precipizio, una vela al
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All’ingresso del cielo
sulla porta di una coperta di parole
negli occhi silenziosi che affidano sogni a stelle cadenti
su scie polverose di strade smarrite
oscillano
onde d’oro di sponde notturne
rami cosmici che incoronano la terra
luce
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Quel che manca in fondo
sono polveri sottili spazzate via dal vento
in menomazioni di baleni
dove sparire alla vita
prima di morire
rapiti, da un vuoto che non perdona
smascherando il velo di razionalità
sul sonno dei viventi
come gli ultimi
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| Carezza il suolo senza rumore
l’addio
e, silenzioso muore
abbandonando il bocciolo che lo custodì
mentre l’aurora posa leggera il velo
su quella collina di roseti bianchi
quel dì di Settembre
che sull’erta del poggiolo
abbracciava Firenze
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Un’ orchidea nera tatuata nel petto
fase lunare trattenuta da un Autunno piangente
che dell’Estate filtrerà il segreto di fiori caduti
fra rami di alberi imprigionati, nel fruscio scampanellante di pensieri
connessa
attraverso la terra, l’erba
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Circoscritta
al giglio delle mie notti buie
fra le prigioni dei sensi
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Vicoli d’ombre
picchiettano ciecamente nell’incastro di un gioco
s’accorciano, s’allungano
in sottofondo al teatro
evocazioni pulsanti di nenie umane
_ quasi vive _
pulviscoli d’aria in controluce
lampioni nell’espiazione del giorno
che
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Non l’ora si dissolve in questo tuo respiro
ma il dolore, la neve nell’inverno che si ritrae
e adesso, la tua mano sul cuore mi accarezza piano
mentre sono vento, profumo d’acacia in primavera
E ti curo, come una mia ferita
in un volo di
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La luna nel pozzo Jim Morrison (La notte è un pozzo nero dove intingo inchiostro per le mie poesie) |
Riempie la stanza
una sedia a dondolo, nella pietà del tempo
sgomitolando ricordi
di un maglione infeltrito nei riflessi di una candela stanca
non un suono, né un rumore
nel lento scricchiolare di un legno sotto i piedi
sponda di cera d’api
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Aspetto un gesto
un segno
la tua mano che mi afferri
nelle maledette incoerenze
che ci rendono straordinariamente diversi
straordinariamente uguali
Tu
che dovunque t’agiti
distruggi e proteggi
Aspirami nei baci
che mai donai
e sotto
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Stasera il cielo pare il mare
dove onde di nuvole agitandosi
si sovrappongono al celeste quieto
pare un mondo
che rapendo l’animo in giochi immaginari
si trasforma in macchina del tempo d’ emozioni
e m’inghiotte
su quella spiaggia stretta al sale
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Si smuove lentamente il mare, sibilando un suono sordo
nel blu che lo spalanca, si specchia dolcemente il sole
donando foglie d'oro, in bizantine sfere
mentre silenzioso si lamenta
nell'attesa di un crepuscolo d'amore
Sia la luna che lui brama?
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| Di te domani non resterà che il pianto
destino zingaro, letto in occhi agonizzanti
uno sciame di stelle cadute
coalizzate ad un attrito perpetuo
unico punto radiante del mio tormento
“ Realtà “
suono lontano
passi di foglie
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| E’ nell’attesa
un verso inespresso, poesia
di stelle bugiarde che illudono il mare
in quel riflettersi che non gli appartiene
e vagheggia la mente
nell’influenza caratteriale di vapori notturni
colmando lo spazio di un suono mancato
dove
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Ho un sogno d’autunno caduto sul cuore
orme di terra, dolce terra
una voce nella notte
in un volo silenzioso che attraversa il cielo
Scia brillante dei miei pensieri
pentagramma di melodia nel suolo
che trattiene in quel cielo che mi chiama
son
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Parlare contando i giorni
e nei polmoni l’odore della terra
prima del temporale
accogliere il suono modulato della voce
come un cestino di frutti di bosco appena colti
toccare
sfumature di fiori freschi la mattina
mentre la tristezza
è
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S’intervallano i ricordi dentro a questa vita
si susseguono i gesti, in un quotidiano vivere
salvia e rosmarino
e la mente vola via
era Autunno per le vie, le fiere di paese
le colline ancora verdi riecheggiavano di suoni
il croccante ed i
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Pensiero è il tetto sottile
come il tempo fuggevole di un temporale
in un susseguirsi di veli e risa
remota pioggia
distratta da ogni alba ad Est del sole
frumento e vino
di un banchetto nuziale
nei ciliegi piangenti di petali
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La chiamano vita quel treno, cuore mio
quel viaggiarsi dentro nei giardini d’inverno
con la cura dell’attesa, affondando con gli sguardi ai finestrini
in un paesaggio che scorre giusto il tempo di una nostalgia
campi di grano le stazioni di
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| Fioriva il pesco
nel sorriso di una valle
ogni volta, nel tuo volto
e germogliava un fiore in racconti senza spine
ma il tempo, il vaso ...
senza un campo aperto
seme solitario, senza terra né concime
vaga, nel sole di un tramonto
un sogno
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Batte la vita
nelle vene di un muro
sdoppiando l’essere che nell’ombra sboccia
gas lacrimogeni
di un corteo da disperdere
la nebbia densa
mi punge gli occhi
capovolgendo il senso, di un discorso a metà
e tutto tace nel filo spinato
un cuore
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Non sente il vento
il tormento della terra
lui sente il mare
e sibila soltanto il suono suo
non sente il vento
il tormento della terra
lui
ascolta il mare
mentre le onde lambiscono
un molo solitario
soffia il vento
ma non afferra
i petali
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1218 poesie trovate. In questa pagina dal n° 841 al n° 870.
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