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Patrizia Ensoli
Le 1218 poesie di Patrizia Ensoli
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| Io sono come un uccellino appena nato
in questo mondo un poco complicato
mai avevo spiccato il volo dalla conca
che mi fu d’oro, prezioso dolce tesoro
A volte come i bimbi adolescenti
batto i piedi e stringo pure i denti
oppure gattino un po’
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E’ così lungo il fiume
contrasto grigio, di un cuore chiuso
Ne me quitte pas
E’ così fredda l’acqua
pensiero stanco, seppure è vita
Ne me quitte pas
Distratto cuore da questo cielo
fermo nel vento, solingo oblio
E’ così pigro il
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Dov’è che ho perso la leggerezza ed il sorriso
in quale punto o vicolo del tempo si è smarrita la felicità?
Sono io, mi sento con chiarezza, eppure ho un vuoto al centro di me stessa
- l’imbroglio della vita, le stelle silenziose, quelle lontane (da
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L’arrotino! urlava il vento
nei mezzodì assolati di quella fanciullezza
nelle vacanze estive accarezzate dal fresco marmo, disteso
fra le pareti gialle e un rotolante amico calato a fronda
Solleticava il naso, l’odore rosso di un pomodoro inebriato
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Ho come un senso vuoto dentro al petto, un’aria fresca che pizzica le gambe
bruciano gli occhi, contemplando un non so’ che di pesantezza
come avessero colto l’assenza di una tenerezza, dentro a questo mondo, non più d’amorevolezza
La stessa storia
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Ti scruterò negli occhi, mentre di pallore s’imbianca il cielo
allestendo un banchetto nuziale sulla vita, calici e vino, prospettive
dove ogni granello di sabbia mi è attrito pungente, stimolo e passo
Distesa, incorporata a te, terrena, ascesa ai
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Siedi, dicesti un tempo
di questa solitudine adesso sei padrona
Rossa, la poltrona che t’offro, sul lato sinistro, un tavolino
con il calice del tempo, dove si è formata la mia malinconia
Siedi, riposa
togli pure le scarpe in questa luce
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Un altro giorno sublimando
il rimbombo lontano del silenzio
adottando nel costato, l’aggettivo, il verbo - non dimenticare il bello -
Sono sfide in gravità, giorni ... voli a vela di un aliante
inibito dentro al cuore, scivolando fra tempeste
nei
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Cortese sera lungo la riva
fredda, tacita
Pensieri rannicchiati
in schizzi balenati nel paesaggio crepuscolare
dove un lontano languore s’angoscia al petto
Punge
nel vento che schiaffeggia
riesumando il momento, la presenza
prescelta
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La verità
trascina fiori sull’altare
la neve al sole, il suo sepolcro
Lode alta in un taglio di torpore
cantiere a stringhe
fecondo dentro al grembo
_ si nasce, si muore _
guardando da un oblò
alle sette del mattino
sviluppando doti, buchi
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Libero l’io
senza alcun sforzo
nel torace squarciato al passaggio d’immenso
Foreste e licheni, braccia liane
sorvolo un
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mia la notte, sulle tue mani chiare, e l’illusione
di un ricamo di pelle, sulla spalla farfalla, mentre aliti un bacio
Soffice piuma mi rigira il volto, nel calore ambrato di un giardino di stelle
vorace il morso sull’affondo di unghie
Smarrita in
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| Eccomi, maledetto atomo congelato
nell’entroterra del mondo
inspirando polvere vecchia da narici asciutte
Passaggio di visioni brunite- fossili e dinosauri [ petrolio che reca offesa ]
Senza una presa da staccare, fragile come un cristallo,
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se per amore me ne andassi un’altra volta e poi ancora
non pensare mai che la vita mi fosse ostile
è un frutto intenso da gustare, onorare, sotto l’oscuro velo
d’abbagliare con vermi bianchi e caste lapidi, non tutto, non sempre, opere e penne da
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| Scontato
fra questi luoghi
Cosa pensi ci sia
al di là
Superfluo
il tuo sorriso
Respirare, dormire
andare
E piove, d’estate
un lamento vicino
Divincolo il corpo
ma non ode, non sente l’indizio
Forse domani
nei contorni di un
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| La fiamma della luce sul comò
gli occhi stanchi, ed i pensieri persi
un velo di tristezza dentro al cuore
adesso, la luna filtra il suo bagliore
in lontananza lo sfrecciare di un motore
rompe la quiete sull’argine del fiume
dentro al cuore, lo
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Girotondo Poesia a tema libero |
La luna nel pozzo Jim Morrison (La notte è un pozzo nero dove intingo inchiostro per le mie poesie) |
| Quali sponde congiunge il fiume
o separa, dove non resta che il ricordo
sotto lo specchio d’acqua
Dov’è ora quel rumore
dove, il sorriso nella ruga di un lamento
nell’iride chiara, oltre la soglia che annulla il tempo
Al di là di ogni oscuro
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Questo tempo, questa zolla, questo cielo " Vago "
come un pensiero orfano che riempie un barile arrugginito
coperchio di fuliggine, incastro inceppato, sotterrato
Un grido muto, un corpo aperto
Strozzato, poi deriso, vilipeso come una storia
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Laggiù
c’è la notte, attraversa il rio
Silenziosa l’ombra umida
distende il velo suo, un brivido
un abbraccio felpato
che stringe un foulard nero sul petto
Adesso sì
voglio soccombere al suo volere
coricata, arresa
senza
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Un sussulto
l’empito suono del tuo rigoglioso petto
lampo fulmineo che trapassa
nella folgore sorgiva dei miei sensi
Goccia sottile, e passi
morte
nella silenziosa sete
che mozza il fiato
Forte
appassionata e fragile
issandomi.
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| - Ascolta, disse il vento
non ho radici che dentro me
visitando il tempio busso sulle pareti rocciose
insinuandomi fra gli arbusti
sconvolgo le acque chete dei mari
donandogli la voce
e sibilo nell’aria parole raccolte
seminando un vago senso di
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Non lo so cos’è quest’aria oggi, forse un’inquilina abusiva di un maledetto ruolo, intimorito
dalle conseguenze delle finestre spalancate
Una cappa putrida che tenta di soffocare il sole, insiste
[ chissà se i gerani sul balcone, l’avvertono
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Se
il cielo fosse azzurro
aprendomi lo sguardo
Se
il mare caldo e stanco, tendesse
le sue onde verso me
A tratti
mi lascerei cullare, come una scialuppa persa
un po’ stanca un po’ piangendo
su e giù, lo scoglio, l’acqua
liberando la
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Io voglio la fermezza dei coralli
non un suono che disturbi il rosso dentro al mare
il dolce lieve sciabordare, film muto d’ammirare
Senza terra e senza scarpe; nuda come un osso voglio stare!
D’acqua viva salutare le correnti che mi vengono a
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| Cresce l’abusivismo di parole
nell’equazione di un troppo, che non comprende il meno
campo d’azione in divisione
tra un momento angolare e una brioche
consumata davanti al caffè [di periferia]
fra le parole di una questione aperta
Rari gli
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Le cerco altrove quelle conchiglie al sole
ne ho troppe di lune storte, annerite
dai silenzi criminali di circuiti malati
orchi dolci all’apparire, carpentieri edili
di legni vuoti, panche e sacrestie
agghindate, sconsacrate.
Fuori, fuori tempo,
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Che Luglio sei
se piangi, costringendomi al grigio
senza le rondini
orfano è il cielo
come l’anima in delirio
mi nascondo
oltre la coltre dei miei perché
un trapianto di sole
non basta ai giorni
anche l’estate è come me
foglia morta,
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E’ come il rumore dell’onda l’andirivieni dei riflessi
piccole polveri d’oro, attaccate al mare
nel costato dentro ai fianchi, rosa azzurra, sfumata a blu
Mi allontano dalla terra, trattenendo il respiro
trascurando i miei doveri; prego e parlo, coi
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L’incubo
il tuo cielo di coltelli
gabbiano
volteggiante in cerca d’oro
ombra d’autore, con gli artigli
spaccacuore
equivoco spietato
di un ego, incantatore di serpenti
Piove, sulla terra
il tuo bene radioattivo
un accento
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Quanti pensieri arrotolati
ad uno ad uno, vissuti
catalogati
un lago salato di tesori
inabissati, dimenticati
Bambina innamorata
senza senso
se il vento tace
e fermo, è il mare
esiliata, abbandonata
barchetta senza remi, deriva
quanto
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1218 poesie trovate. In questa pagina dal n° 601 al n° 630.
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