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♦ Michelangelo La Rocca | |
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Patrizia Ensoli
Le 1218 poesie di Patrizia Ensoli
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Tutto il resto
dove un’affetuosa fede flette il dorso
per così dire: amata austera solitudine
Notturno, superbamente assente
- ripiegamento fetale di ombre vaganti
in fondo al viale della mente
Raggomitolando il primo ieri, al dubbio
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Qui, s'incontra un suono
udito solo nell'ardesia dei silenzi
in questa fredda sera, un attimo: prima del riposo
isola riverente agli aloni caldi dei lampioni
Nell'odor perduto dei tigli e l'erba scura
fischietta nelle scarpe un'ombra
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Solo una disfunzione cellulare
su quel suono esoso di giustizia
Solo polvere, sulle bocche rovesciate, fischiettanti
ai lati e sugli zigomi dell’orto degli olivi, e penetra
ah sì penetra: come un punteruolo dentro agli occhi
Veloce nube,
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Sorreggi ti prego questo peso
assorto e greve
su scale di cristallo levigate
sovente desolate da minuti tempestosi dentro ore
Passerotto io, mi muovo all’ora tua
nel cortese grano d’oro sopra i campi
dove infausta s’annega la mente mia
[ il
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e ci sono nel vento
nello scorrere silenzioso dei tuoi istanti
nei sorrisi che non vedrai
nelle lacrime che non udrai
- ci sono
nei battiti del cuore, nell’unisono di mare, umido cielo
nei discorsi disillusi, allontanati
Sii dolce
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Nei risvolti di marciapiedi cittadini
con la polvere nei tacchi
si parla d’amore battendo i piedi
qualche volta, insinuandosi tra il rumore di un clacson
ed un semaforo rosso
che bestemmia al vento.
Nessuno spiega in questo asfalto
dov’è il
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Quando tornerai
io me ne andrò
Quando il sole scioglierà la neve
sarò già acqua veloce dei fiumi
voce bagnata, patita
come erba rovesciata dal vento
e non ho dubbi
che già domani non tarderai
Silenzioso profumo di pesca
quadro gentile
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Dischiudi le tue labbra
amore
dove nostro è il mondo dei pensieri
filigrane tattili
polpastrelli [ sulle spalle dei sospiri ]
Toccami
toccati, quel marchio d'amore dentro ai pori
rivestiti e rivestimi
da dentro il ventre: parlando a
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Andarmene dovrei
dove il mattino non manca
dileguando le parole dentro a un nido che le accoglie
le cura: affidandole al vento [ senza pioggia, o suono che le turbi ]
sparire, prima che l’ora s’abbui
restando ricordo, fiaccola flebile [ sbiadire
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Da qui: adesso
che è un sogno quel volo
un circo trapezoidale
la curva
a ridosso di nuvole
dove troppo ho scritto
quel che è stato di me
quand’io, ero mare e cielo
e fiorivo di stelle
fiera, precisa sui lidi del mondo
E quando, impolverata
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Tante le parole nell’altolà di bianche sentinelle
Notte di ronda, senza evadere il confine
In lontananza il mare
come fosse un’elegia funebre, solenne e gelida
Qua e là, il fumo della mia sigaretta
camminandomi nel cuore, per un istante
chiedo
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c’è un’ora precisa nei luoghi di mare
cose
che detergono l’aria: spasmi viventi
danze a spirali alle spalle terrene
avvampano, gelano, s’innalzano al volo
Può darsi tu sappia, dei campanelli trillanti nell’entroterra
di poeti stonati, dita [ su
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Finemente pioggia sulla finestra aperta, leggermente luce
dove risuona nel riflesso di una pozza la mia assenza
S’appresta la notte senza luna
un muto pungente odore di nebbia, [ acre l’aria ]
Il tiglio, la foglia - l’antica metafora
dietro i vetri
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Ti sa di bacche e muschio
il mio ricordo
D’ingenuità imbiancata
dalla neve
Di paraventi grigi
dentro ai miei giorni
D’inverno desolato
nel vento mio
Una volta ancora oltrepassa
ti prego
Lasciandoti l’ebrezza di un bosco gelido
e
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Di marmo la veste
il sonno più breve
grafica scena
d’un cuore selvaggio
Nel centro la perla
e la fronte s’imbianca
son già foglie morte
cadute lontano
e l’acqua, il ruscello
rifletton la luna, palude l’inchiostro
in pagine d’oggi:
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Vorrei raccontarti del mare
del sonno suo profondo
dove non riesco
socchiusa al tempo a non impietosirmi
e di ogni volta che affondo:
di quando, sull’alta guglia
il vento della tempesta sposta.
Vorrei
farti intravedere i sogni perduti
fra le
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La luna nel pozzo Jim Morrison (La notte è un pozzo nero dove intingo inchiostro per le mie poesie) |
Sono rondini lontane le utopie di un domani
sono puntini neri,
l'ombra, di ciò che sopravvive
E c'era un cacciatore
aveva sete di vendetta
E c'era un immorale
che odiava il latte caldo - [ trafficante d'innocenza ]
in quelle mani
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Rosso si dice il sangue
come gote bianche sulla strada
per odio, per dispetto
la filosofia di un delitto scatta la sua lama
La morte non si tocca, non è successo niente
Invisibile
la mia bocca non ha voce
misera, bianca
limpida
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Ho amato l'inutilità delle parole
quando avevi fra le mani i miei pensieri
ballo indegno di un passo a due
su una pista immacolata, il mio corpo
respiro il vuoto adesso
di un raccolto andato a male
ingoiando il giorno
per non soffocare
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Non faccio obiezioni alla luna
non parlo all’amore nella stanza del tempo
sulla veranda di un’ora qualunque
è ferma l’aria, senza fine le stelle
nelle polveri vidimate
mai soffiate al finire del destino
Cosa sono io, se non cenere
che tenta il
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Parla Hermione
dovunque la lingua si posi
racconta dei gelsi bagnati la sera
dipingi i tramonti incorporati al mare
amanti perfetti di coiti a colori.
Scrivi Hermione
del dolore inumano, tra le braccia di un sangue ipocromico
giocoliera cucita
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Racconti di luoghi dietro ad un vetro, salici piangenti inchinati sulla sera
cerchiati da un peso malinconico, indefinibile: nuda via, lungo la spiaggia di quel mare
Delicata, fragile in iridi d'oro perse nel tempo
smarrite dalla ragione, con atti
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Resterà un giorno il frutto maturo della contesa
sarà rosso, lucido
imbarazzato di vergogna
un giorno di Dicembre
su un pianeta stanco
dove la neve abdica il tempo
Muterà il destino
nell’impiccagione essenziale, a sinistra o a destra
di
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S’imbellano gli occhi ondeggiando viziosi
nel riflesso specchiato dove fingon le ombre
mischiando nel nero la cera di un lume
Ed io che ho confuso i colori: il negativo nell’aria
illuminando le tenebre di steli, l’oro falso del giorno
Senza
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e per quelle voci nuove
muove il vento, il mondo muore [ non si ferma, Lui continua ]
senza formulare idiomi, l’azione ronza nel concreto
Un moto sano e vero, smuove guglie sempre eterne
fiorisce poi il deserto, e non sarà ricordo
né mio, né vostro
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Ho sorpreso la sera a parlare d'amore
Attraverso le ombre riflesse sui muri, ho scrutato i contorni
ricollocando volti, e mi è parso sentirne perfino le voci
Felice e lieta, la fuggevole luce fissava: che strano, sembrava reale
Dal sonno
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Sono le distanze, che rendono interminabile il giorno
precipitando in finzioni estatiche di noia
Come i passeri sui lampioni, osserviamo il vento
con lo sgomento di una vertigine che sposta
senza rami, senza foglie; sul selciato solo polvere
e la
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T’ascolto, quando la mente mia non vuole più
nel tempo d’un istinto inadeguato, cinto al cuore
Quando torni: ti sento, trasfusionale essenza, passato primitivo
sottratto al dolore dell’impotenza, nodo d’amore sfortunato
e dunque; tutto ti affido
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| Tienili saldi i pugni, lasciati fuggitiva verso il cielo
piccola donna, fiorita gioia azzurra, viola del pensiero: chiudi, la mesta valigia di cartone
Va, fuggi; dall’ombra grigia che oscura le stagioni
oltre la siepe, dell’infecondo colle: morire
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Se d’anima piango nel riverbero incredulo,
di freddo marmo tendo verso il cuore
metto lucchetti senza spargere rumore
in riparo sopravvivere, un fiore tremulo
Ascolto solitaria la collina, in alto
persa nel gelido inverno dei silenzi
dove tutto mi
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1218 poesie trovate. In questa pagina dal n° 571 al n° 600.
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