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Patrizia Ensoli
Le 1218 poesie di Patrizia Ensoli
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Quanto mare si muove nel tempo amaro
furioso, di pieghe ondose
dove giammai l’occhio a terra poggia.
Ed esiste, finché guardo
come l’essere, nell’immaginario piacere:
irrisorio soave canto
di quegli effimeri attimi, sul fianco della
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E adesso
dorme il mattino,
ogni parola trova riposo.
Sopra gli astri ti vengo a cercare
sfiorando bordi di stelle
baci rubati alla notte dei tempi.
Dolce dormire
sulle tue mani:
ed io
occhi negli occhi m’annego
sul petto
somigliante alla
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| Puerile gioco di colori
trasparenze
nei riflessi, gocce.
Desio di quiete
ove l’azzurro celebra
la lontananza.
Fringuello caro
tu sei, finché chioccoli
dislocando la voce
ad ascoltar delle mie mille valli
l’eco nuovo.
E l’aria,
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Sarò se vuoi
il domani malinconico del tuo sorriso
i riccioli ribelli ormai imbiancati,
luce fioca
di ciò che non è stato: percettibile,
sul volto corrugato da un vissuto.
Ventilata ora lenta, contesa fra sorrisi
in quelle pause magnifiche di
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| Due lentiggini sul naso
tra la nebbia e un gatto bianco
vita aperta sulla piazza del paese:
due minuti, il finestrino
un secondo un sogno intatto, sospensione del domani
Lo senti il mondo dentro, nell’assedio di parole ancora acerbe?
Negli occhi
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E le urla e il dolore
dal centro della terra
- negarsi l’acqua, per paura del sole
una vergogna fragile, un parassita mostruoso.
Calvario nascosto, macchiato di sangue
gridava, lui gridava: e lei,
di frutti amari, risalendo la terra
in quel
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Anche dio s’inginocchiò libero
sulla solitudine del giorno
quando, all’improvviso piovve silenzio
una vita bianca
su secoli assenti.
Senza motivo, scrisse
una poesia cattiva
su albe bagnate di sangue
sciolse; le mura del potere su cieli e mari
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Non sono pronta ancora a lasciare le stelle:
costellazione d’Orione, regalami tempo
dammi, sulle mille lune
una notte novella di sogni.
Il liquido ambrato
con vapori caldi e carezze
le preghiere nell’aria
il silenzio, lo spazio.
Restare
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Cos’è che pensi
dove ti conduce il viaggio
invisibile spettro
senza gote di sole
luna fredda di pelle
rivestita di notte.
Invisibile
anonima
deceduta già nata
frusciando,
nel nero di stoffe
sottili dita nascoste
ombra elegante di
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Stanotte il cielo si è tinto di suoni
un sapore di tempo
nei lunghi baci brevi di stelle.
L’aria aspra d’Oriente
sonaglio d’inchino, d’ universo nascosto
tra polvere cipria, d’ocra sensuale.
Spezie piccanti gli sguardi offuscati
stuzzicano
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Dormi con me stasera
ascolta il battito del cuore
posa la mano dove i sogni escono dal corpo
tendendo i tuoi piedi ai miei,
sfiorando le ombre
tentate dal gelo, nei morsi di un agguato.
Rendimi i passi o mia Speranza
domani, un calice di
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Nessun problema no, nessun problema
smorza la luce luna, stasera non sei di scena
c’è quella spina sai spinge nel petto
un’ombra inflessibile; là promette inganno.
L’odore della cena ancora calda
abbraccia il cuore, ora
che è sera.
[ Quella
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Guardami negli occhi
e poi prova, ad aprire un varco tra la luce:
è così poco il tuo martello,
il braccio alzato sui rumori del mio secolo.
Resetti il tempo a colpi di piccone
[ sgorga sangue sui talloni ]
...piovono nuvole, lavando i passi sopra
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Quasi per caso
lo sguardo al petto cadde sul cielo,
senza frastuono precipitò lontano.
E tu, solo tu o mio pensiero
scivoli spezzato e vinto dal
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Con tutte le tegole cadute, avrei goduto a più non posso ...
ma è proprio lì che ha mancato il fato
su quella testa dura come il marmo, neppure la polvere ha colato
scivolasse liscio: io pensavo, come l’olio nell’imbuto avrei voluto
ma niente, manco
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Speculare orizzonte di un conflitto
sudario di pelle nei pensieri acerbi
replichi mattini nel patto in subaffitto
nel giorno in cui ti spogli dei tranelli.
Solo per dirti che, tu sei Futura
vendemmia al sole, grappolo di vite
dove il vento cade e
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La luna nel pozzo Jim Morrison (La notte è un pozzo nero dove intingo inchiostro per le mie poesie) |
Senza peso
il cielo posa la sua mano
rende pensieri.
Rami spogli
al passar lesto del vento
brivido soave, muove.
Spesso errando
di tali visioni inspiro
il dubbio, il desiderio.
Tarata sui venti
abbraccio veloce
le gemme: domani, la
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Le dissi un giorno: lasciami la speranza
lascia le stelle sui gradini della sera
senza pretese allungherei la mano
e di quel poco brillare farei tesoro.
Voglio correre aggiunsi
oltre i reticolati di mitragliere nemiche
nell’ebrezza di foglie
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Assoluto
l’infinito opposto.
Notte
nel petto in rami di stelle.
Ad una ad una
d’ogni inconscio la vita.
Distesa e sola
bevo i tuoi sogni.
Abbandono gli inganni
mi svesto
sulle sponde di un gesto.
Costellazioni
e sorrido
al debito
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Se io fossi il tempo delle viole
se fossi
l’erba verde accarezzata
dal dolce vento della sera
Se fossi
il sorriso delle nuvole al mattino presto
quando dispettose corrono
e fossi poi
la voce cristallina del torrente
avrei un’ametista nelle
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Le bianche colline
vaghi fantasmi in selve nere,
pensieri.
Ascoltan silenziose, l’erosive ore
nella coda d’attesa
senza sonno, meta di nebbia.
Al cielo, oche solitarie
nella scia migratoria
spostano l’aria
Scivolo, un canto raccolto
dietro
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Ho compreso e accolto, un liquido amaro
stanchezza possente che consuma costante
riesumando gli eventi, qui e intorno ancor chiaro:
tuttavia ho un veleno, si riversa nel sangue.
Il sentiero percorso di un tempo: un bosco
fra mirtilli, fioriture
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| E tu, non senti l’eco lontano
non conosci la danza mortale in pieno giorno
nel pieno sole che consumò la vita, la mente
guardami adesso, nella retorica che sono
che forse il viso tradisce, la lama che trapassò il costato
nei sensi di colpa di una
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Nell’abbraccio implorante
di una statua di sale
ti afferro la mano.
E’ primavera sussurro
l’ora dei nuovi nidi
cime verdi, si staglian d’azzurro.
L’equilibrio di lama
sulla macchia d’asfalto
basta un fiato leggero...
Siamo siepi
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D’esistere mi avvalgo
nell’improvvisazione miserevole
continuando il gioco
dove il dolore taglia
e il fato, schiaffeggia ironico
compiaciuto a qualche specchio deforme
[ maledetto ].
Ingannevole, io no
ascolterò Bach [ tuo malgrado ]
nei
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Non più qui il cielo che sommuove idee d’amore
l’occhio amico; terrorista magnetico dell’inganno
architetto arrotolato su una fede qualunquista
di periferie inutili, lontane; attraverso la nebbia delle origini
nel disaccordo dell’essenza.
Very
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Trentaquattro fiori son passati
soffi lievi sopra i nostri rami alleati.
Due ragazzi un po’ ribelli
fra le sponde schiaffeggiate dei ruscelli.
Acqua chiacchierina, zampilla al sole in faccia ogni mattina
fra le siepi sempre verdi: fresca
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| C’è,
una sfera specchiata di cielo
che osserva, la curva perfetta
il dito ne traccia la forma: Lei, sorella d’amore.
Tieni: bisbiglio,
la mano tremante più forte alla mia
il carro dell’Orsa Maggiore
sull’aura, di questi vetri affacciati al
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Quali foglie il vento
quali, sopprimerà al ramo, dove
il rosso carminio regalerà l’istante
di un tappeto piangente.
Non so se la ferita
verrà risucchiata dall’aria
la vita di certo, sfrontata e boriosa
dimenticherà quel verde
sui cancelli del
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Quandùnque il tempo si precetta al ritmo
là, dove il verso muore tra le croci:
sia chiaro il sole che s’apre tra le nubi
e s’alzi il coro vano delle voci.
Mammiferi striscianti nelle paludi oscure,
mézze di pianto nelle aurore: vedete?
[ dei
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1218 poesie trovate. In questa pagina dal n° 481 al n° 510.
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