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Patrizia Ensoli
Le 1218 poesie di Patrizia Ensoli
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Distesa sul prato di verde e d’azzurro
in linee perfette.
Il caffè non è piatto
quando qui, pedalo sul mondo.
Trasparenze sinuose
fan sparire la mente,
la freddezza aggressiva [ qualcuno si arrende ]
poi talvolta si accende, insinuandosi [ in sé
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Spirito
fiacchezza presente
in quest’ombra cieca
mi addenti, divori.
Bella la luna: guarda,
si tuffa dal vetro
dove pensa la stanza
proiettata su rami di ciliegio in fiore.
Pensiero, oh pensiero,
tu che sei
rintocco ponderato già trascorso
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Così chiaro l’azzurro
tra le fessure vive
taciturno e ostinato: non scuote.
Avanzo, distesa e avara
così, stretta al sonno dei cirri
(mi domando talvolta
quale puntino accidentale o ferroso peso)
Io sia.
Rondine rauca di una razza
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Lasciar cadere una scia
bruciare nella caduca impronta,
la luce del giorno.
E poi allunare,
l’angelica sembianza di una stella:
dardo di un sogno
(trattenendo il respiro) .
Socchiudo gli occhi
oscillando nel fiato:
dall’altra parte [ le
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Il fresco cuscino nell’azzurro
un cerchio giallo, riflesso sul soffitto.
Nel muro, la luce trema
ondeggiando grigi tra il bianco dei disegni.
Le voci alla tivù distorte, rimbombano il salone
appena a un palmo; cadono i vetri sopra il
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Se a me sussurri
su colline bianche
dove tu, sfiori le stelle.
Tranquilla e muta, ascolterò nel mare
le tue braccia, infinitamente.
E se taci amore, grideremo al sole
ogni tuo raggio caduto al cuore.
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Nelle nostre mani schiuse
fiori di
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Resta, ripeto
al cuore straziato.
Ci sono mandorli in fiore
dove il vento amaro
odora di resa.
E sui colli
i cipressi, dall’alto
ondeggiano la nenia
alla campagna in fiore.
Petali,
sui rami in stenosi
non sono l’olio del mattino.
Resta
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Di questo amore
sfioro le tempeste della carne
quando tu, bastardo; mi penetri lo sguardo.
Annuso, come un animale il tuo odore
giocando il ruolo degli istinti nella gabbia.
Inghiotto il frutto sollevando l’aria con le gambe
sottilmente, lungo il
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D’altissima quiete
si respira l’aria
Addormentato il mare
la luna culla.
Stretta nell’abbraccio delle stelle
conto, le mie ombre risvegliate.
Sottile brezza dentro al petto
dove un timore, un’ombra
si rimescolano nel mare di un
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| Non oso più parlar di cose mie
quando di sera ascolto la voce tua
e niente a tal suono paragonar si può
come le notti buie, senza le stelle.
Si squarcia il cuore al tuo passaggio
come una diga rotta, s’apre un pianto
e mi duole e mi sollecita
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Vedi
è come quando s’increspa il mare
osservo le impronte
lasciate dai piedi, ad ogni passo radicato al suolo
ad ogni onda, nell’inarrestabile piega.
Il rumore parla e fonde con il verso dei gabbiani
che si innalzano nel cielo azzurro,
per poi
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Cosa sono poi quelle facce
quelle smorfie contratte
vedete? Com’è che i piedi
si gingilleranno nell’acqua rossa
[scossi da un temporale di follia ]
Non serve piangere, non dovete piangere
i morti non sentono, non provano pena per voi ...
[
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Un velo di tristezza stamattina
mi abbraccia nel silenzio di chi sono
sebbene la vita fuori, continui il suo viavai nel frastuono.
Senza riposo mi fermo, ascolto, stringo le mie spalle
nessuno chiama, il telefono non squilla.
Lo so, è poca cosa
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Un bicchiere d’acqua fra le mani
limpida trasparenza di memoria: [ chi ero ]
soppeso nello sfondo inafferrabile
ripopolando quel senso di certezza.
Realtà: ti ritrovo lì, intatta
nell’utopica avvenenza, dove tutto posa
il bene mio più grande, [
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| Quale felicità
oh, mia bellezza.
L’amore qua: l’amore sì, l’amore
bisturi stupendo d’entusiasmo.
Fuggevole osmosi
dei miei sensi.
Quale felicità dimmi
il ratto dentro al pianto.
Grappoli di stelle
l’alito scuote: viene
un tintinnare al
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D’amore e d’ombra
si riveste il cielo.
Cadendo pioggia,
la strada mi percorre.
L’odoroso asfalto
che di vita impregna
quel fare frettoloso, tra le spente vie.
E si è coricato il giorno
sopra i fiori, lì: è cosa seria.
Le foglie, gocciolanti
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E tutti i fiumi
i laghi erranti, continui
riflettono,
le sedute costanti dell’ombre mie.
L’anima trema
una recessione pattuita
dove, s’allontana il mare
portando via le notti bianche, le stelle.
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Piccola io,
nei fili d’erba umidi
che di
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Ci siamo dimenticati sai,
lungo giardini di stagioni
nelle nevicate d’inverno
in pollini dispersi dal vento.
Abbandonati, nelle tristi parvenze:
oscenità negate, da fasciature sugli occhi
e poi, indisturbati allontanati
che quasi l’assenza,
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E’ triste il fiume
ora che piove.
Origlia
lo scricchiolare dei legni
saturi, marci
sul perimetro che corre
si gonfia, s’increspa.
Ho una tristezza che langue
spezzando il respiro, gocce
che cadono cerchi,
allargando silenzi e promesse:
il
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Non troppo accorte
alle ferite d’uso,
impedite talvolta
nel cogliere fiori.
Segnate dal cuore
in conche di lacrime e pane
e poi carezze, calde
sincere.
Oh mani, mani
fontane di gesti
nodi terrosi,
sui palmi aperti
rami d’Aprile nei
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Era ovvio quel cupo mattino
cieca vecchiaia di un urlo blasfemo.
Lei, sinistro rumore,
tagliente dubbio, occasionale lamina di luce
argine sulla notte.
Folle, folle
incubo annunciato: chi sei?
premonizione machiavellica
di un futuro senza
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| La stanchezza è fragile
sgretola i muri della resistenza
ripiega su se stessa e cade nel passato
vorticoso campo di ricordi.
Bandiera bianca dentro al corpo
déjà vu emozionale: impronta fossile
riesumata; destinazione [ pianto ]
su un
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Soffio
di voce
piccola fiamma
brucia, l’ombra del tempo.
Fiato di vento
avvolgente risacca
vieni a me,
docile rena.
Oh astro
confine di cielo.
Vento di terra, d’amore, d’immenso
senza paure
fecondami il cuore.
Così,
che il mio sangue
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Quanta distanza tra le fughe alle pareti
piastrelle invecchiate, perdute e sole, cucite
a ventri affamati
di carne rosa.
Fuggi fuggi
da quest’aria asfissiante
necrosi di cellule
programmate alla morte.
Rose selvatiche, clandestine
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| Non ho più nome amore mio
neppure l’ombra del rosmarino
nella terra di una fioriera dal grembo sterile
né, cancelli di legno
corrosi dal salmastro marino delle maree
senza nome.
Eppure t’amo
e t’amo ancora, furiosa come l’onda;
placida rena
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| Ci stringiamo nei sogni
aspettando, il saluto alla luna prostrata
lungo ore, che rapiscono la mente.
Immortale il mattino: d'incenso,
saluta le stelle con note celesti
e presta, speranze alla luce.
Qua noi, siamo attese,
albe di
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Un bruciore alla gola questo fumo odioso
anni e anni che ingoia tutta la fuliggine delle dita
in un gioco di elastici, mosse ed intrecci.
Il cortile, una parola d’amore sugli occhi. Passa una rondine
rompendo il lineare azzurro [ il telefono suona
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... non sai del battito
non la vedi la vita
come si muove dentro,
dentro i silenzi
dove parli e urli, affamato
di pianeti in pace
scoperte a ritroso [ le loro risposte ].
Non parli e non sai,
no, non lo sai dell’esistenza
la schiavitù del
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Né un pensiero
neppure un fiore stasera
sulle lapidi perse dell’amore.
Il seno asciutto
nei contorni nebulosi,
in ritardo (sempre)
a nutrire i semi
tra radici nere e poi fusti e gemme.
Chi sei?
Chi vorresti essere?
Ricrea una poesia di
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| Ho cercato
ho cercato tanto amore mio
tra gli aranceti baciati dal sole
sulle guglie, dei tuoi castelli lontani
una traccia, un profumo di te
ma tu non c’eri, non c’eri
nei raggi rinascimentali di un singolare pianto,
all’ombra di quell’albero
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1218 poesie trovate. In questa pagina dal n° 451 al n° 480.
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