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Patrizia Ensoli
Le 1218 poesie di Patrizia Ensoli
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| e se la mente nega
ciò che l’inconscio
accetta
il cuore sa
che ci sono distanze
dove neanche l’amore può
città invisibili
e vie di
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- parlano per te sinceri
e nell’iride trattieni tutto l’amore
è allora che bacerò il silenzio
lentamente
nel suono non udito
catturerò ciò che tu perdi
centellinerò sepali d’attimi che mi passeggiano dentro
decifrando la veduta dei tumultuosi
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Mentre parlo alle fragole
inventa il mio gioco
non ha confini il mio spazio
chiudendoti in me
nuda la voglia
s’incatena alla pelle
nel rantolo
felina
pretendo l’ardore
il sapore
sinuosa nei fianchi
che ritmano ossessi
il tuo
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Mio caro poeta
che odi il pianto della vita
bevendone il dolore
accarezzandone le gioie
confusamente assorbi
l’odore di tempesta
che s’agita
tingendola d’inchiostro
nei suoni sparsi
di un intima sventura
nell’infinito
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| Cosa sognano le pietre
quando il cristallino fiume le accarezza
chissà
cosa pensano quei sassi
quando l’infuocato sole lo prosciuga
a tristi presagi forse
o urlano lamenti in voci disumane
parassiti dell’anima
i gemiti
Massi,
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| C’è un’assenza
nella svista del tempo
un abisso profondo
che urla nel vento
e nel centro
birilli inermi
occhi marroni, prosciugati dal pianto
fa male il niente
che scava dentro
spia ogni attimo
e lo divora
Ticchettio che diviene
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Se il mio pianto
appendesse la speranza
al soffitto d’un cielo nuovo
e tu
la terra che l’accoglie
rinverdirebbe il prato
fertilizzando il tempo
nella lontananza
affinché tu senta
che ti appartengo
nella mancanza
che non ferisce
ma
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Come il vento
che s’incunea cattivo
sbocciano nell’istante
ma non di rose
i suoni scollegati dal cuore
T’indurisce la paura
di sospetto nutre
la voce velata e triste
e teme il cuore
l’insostenibile peso
Se tu morissi
adesso
la
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| Ladro di sorrisi si può pensare il tempo
ma ci sono giorni
dove si ascoltano i pensieri
placando la fame nel confronto
riflettendoti nel volto
di chi ti osserva
e mille e mille aromi dei versi effusi
assimilati nel passo incerto
il
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In fondo ad occhi di verità
dimensione- anima
nell’unità di misura che li quantifica
amore
dolore
Il tuo sangue nelle mie mani
il mio sangue nelle tue mani
facce profonde, di un odio senza edificazione
Farfugliano parole
mentre scavano
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Devo dirti addio, nel freddo di un mattino
di un giorno anonimo, in assenza di te
Ti lascio andare, silenziosamente
nell’amore più puro che non sai vedere
Devo dirti addio
nella bocca di ferro, nei cristalli nel sangue
Cercavi l’amore
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*
Allenterò
la quotidiana penitenza del cappio stretto
nel tuo sorriso
che mi abbraccia ogni giorno
e mi vestirò di fiori
per non apparirti pallida di dolore
e stringerò
l'esile corpo
nel calore della tua
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| C’è odore di pioggia nell’aria
e il segreto della Primavera
tarda
Ha una piuma leggera
il cuore
ma esita nel volare
l’ombra dell’inferriata blocca
e macchia il prato umido
mentre il vento
sposta leggermente
una ciocca di capelli
C’è
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| Presenze intrappolate
in volti di vetro
adagiate nel velluto
di lamette da barba
Allineate
in un cieco dolore
urla silenziose
che coprono il sentiero
Sono porte sconosciute
di annichiliti pensieri
universalmente sacri
nel canto dei
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| A volte sogni la voce invisibile del vento
un canto
tra fili d’erba
pianto nell’eco
di una foresta inviolata
ombra odorosa
che tacita l’urlo
dei rimpianti taglienti
folate accorse
dalle gole nere dei monti
frastuoni di attimi
radicati
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Scompare
nella
notte
l’odore
ribelle
sciogliendo
la sua corsa
e ti sorprende
l’alba
senza
appartenerti
parlando
di pane
e rose
nell’odore
del caffè
E’ un gesto
stanco
quel sciacquarsi
il volto
riflesso
nello
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La luna nel pozzo Jim Morrison (La notte è un pozzo nero dove intingo inchiostro per le mie poesie) |
| Qual’ora il giorno, mi prendesse per mano
negl’occhi socchiusi, avvertissi il contatto
un brivido lieve che percorre la schiena
silenzio
l’amore del mondo
Non dire, tacere
l’amore si sente fluire da dentro
E’ tocco leggero
il sentimento più
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| C’è una strana nostalgia
a cadere nel tempo
si ritrae l’anima
distante
esiliata
sospesa a metà
penzoloni
sull’enigma impenetrabile
geografie interiori
di un altrove indefinito
sostanza
che agita le pietre
delle nostre debolezze
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| Se t’amo
sopita e annuvolata come l’inverno
così che le mie tristezze sembrino carezze
ti stupirà il sorriso
di un mattino verde
dove
raggomitolata tra le tue mani
sarò di nuovo voce
abbandonando il pianto
mentre ti stringo fra le
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Cosa resta
alla fine del cielo
al di sopra, al di là
Nell’universo clandestino
circolo vizioso
di un cerchio chiuso
Urla l’amore morto
tra grinze di panchine solitarie
_ Palla di carta _
l’azzurro non basta!
Cadi ora, lasciati
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Senza fine attenderò
nelle arterie più sottili
dove il tempo non esiste
nell’estasi mentale
- di grida silenziose -
e accorderò il cuore
sull’onda che s’increspa
fra grumi e vene
mentre di fulgore schiumo
pretendendo quel Ti Amo
a
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E’ la costante
che t’accompagna
polemizzando
logorando
nell’ipertrofico - IO - di perfezione
dove ti crogioli
_ nell’auto - contemplazione _
dell’arroganza
fai l’occasione
del delirio berciante
le vuote parole
Penitenziario
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E poi
ci sono gli occhi
senza ombre
finestre aperte, di stanze rotonde
senz’angoli
in cui nascondersi
e odono voci intrappolate
su muri umidi
di bianche pareti
echi di lucciole
che agitano
lamenti polverosi
rumori scuri
di
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Soffiami sul cuore
stasera
ricoprendo le nudità
che compongono l’insieme
l’alito caldo
del dischiudersi della vita
Come sera d’Estate
lieve
dove i rami ondeggiano
e piovono petali
accarezzando sogni perduti
nei viali di
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| Lontano quel suono di campane
remoto
quel dì di festa
Nel leggero dolore che sospende
quel po’ di me
in bilico
su lame terrene
e tra le dita
gli occhi disabitati di chiarore
un gusto strano
indefinito
e bevo
dalla sorgente asciutta
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| E nutrire l’immagine
nei pensieri che giocano
impedisce la semplicità rotonda dell’essere.
Tracciando
labirinti terreni
si perde il rosso nelle ombre allungate
in viottoli oscuri
parentesi ammalianti dell’idea
trattenuta
non
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| Una tira l’altra
_ e tirano di brutto _
formose
tonde
occhieggiano
polpose
luccicanti
Guardami
ammirami
gustami
mordimi
pastose
innocue
_ FORSE _
ma quante ciliegie in bella mostra!
Attenti ometti ai denti
_ troppo zucchero
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| Da lontano s’avverte
come passi svelti
la fatica spossante
meravigliosa
di quando
nella quiete di ore senza fretta
abbiamo ricamato
bianche lenzuola
Negli armadi
l’odor di ciclamino
che impregna
la stanza di sorrisi
Quell’eco mi
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| Su polle stagnanti
con fili d’erba
ho intrecciato parole
viaggiatrici clandestine
di uno sterminato silenzio
Avrò il coraggio di sollevarle?
E, come spettri in fuga
inseguendosi l’un, l’altra
renderanno voce
all’infinito silenzio?
Avrò
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| Insonne e sorda
_ Ella verrà _
tra vento e pioggia
dolcemente
abbracciando fiori ormai appassiti
e con delicata cura
li adagierà
come boccioli stanchi
nei loro letti oscuri
mai più
si disseteranno
con la rugiada fresca del
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1218 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1051 al n° 1080.
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