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Umberto Strippoli
Le 99 poesie di Umberto Strippoli
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| In un attimo ci siamo ritrovati in un abbraccio, dell'anima massima manifestazione,
che diede inizio A stupenda armonia dal dolce sapore di una profonda attrazione.
Come edera ho avvolto tutto il tuo corpo fino alla tua soave chioma ad
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| O notte vieni a cullarmi nel mio prediletto sogno,
solo della mia dolce amata io sento il desio bisogno.
O luna vieni ad scaldarmi l'anima con il tuo chiarore
affinché il gelo non tenti di spegnere il mio calore.
O stelle del cielo blu intenso
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| Rapiti da un percuotere continuo di onde di un mare inappagato in tempesta
come fiorente rugiada su aggraziate corolle che sbocciano prospere in festa.
Boccioli delicati tra lampi di fuoco al limitar dell'alba su cuscini di raso
oltre la soglia dei
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| Non ti dimenticare mai,
siamo un'unica identità d'Amore.
Ascolta come nel tuo petto
batte impetuoso il mio cuore.
I nostri pensieri travolgenti
sono generati da un'unica mente,
le nostre anime sono intrecciate
con il fuoco
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| Sbircio dal buco della serratura della porta del tuo intimo universo,
in tutta la tua bellezza vestita solo del velluto del tuo corpo terso.
Riflessa allo specchio in tutta la tua figura scruti ogni tua forma
con un esigente giudizio come solo voi
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| Nato per salvare la deriva delle stagioni,
da Imperatore e Papa fu legittimato,
bis sexto die sfregiato come funesto
ma per noi nativi segno di destino eletto.
Quattro anni in un unico solenne giorno,
non esiste nessun'altra data così
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| Io, isola in oceano contaminato da falsità
e velato da strato di indegna congettura,
osservo passare il cadavere di viva verità,
ormai maltrattata e mistificata senza pietà.
Subisco il distacco dall'amato continente
che
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| Ti scrivo affranto con pure lacrime cristalline
su pergamena di sabbia che apparente assorbe
ma che infine secerne al rogo del tuo orgoglio.
Tra epistole ed effigie stracciate d'impulso
e tra silenzi di urla devastanti che lacerano,
saremo
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Virtuose sfumature mordaci
infuse con amabile gusto
che istiga capriccio di sinapsi
in intrinseca sublime delizia.
Munifici riverberi di sorrisi
esaltano dissimili peculiarità,
inimitabili stille di scintille
lungo tratti di aguzza
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Fermati un attimo, sii Uomo!
In quel folle istante preciso prima di colpire vessato corpo,
prima di ferire inerme anima, prima di freddare Donna!
Fermati un attimo e guardala!
Occhi piangenti e sofferenti, scaccia dalla mente la pazzia,
cuore
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| Mi dilettavo su nuvole di vita
disteso su battigia di quiete
lungo amena realtà asettica.
Repentina fu tua apparizione,
rullo di palpiti in Eros scompiglio
da demolire diga d’irruente felicità.
Riconobbi empireo destino,
lampo di
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| Arcata di terso cielo dal rasente orizzonte
reso effervescente da segnali di nuvole
che istoriano turbe di volubili ghiribizzi
in svelato zodiaco di ignude percezioni.
Acuto sollazzo in stille imperlate di spirito,
entità imperitura che
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Tu sei allettante allegoria da sincope
in macca palomba di duttile alabastro
che anima pizzicore di sinalefe carnale
su salubri mammelle da turgide papille.
Giaciuta stai su stizzo incandescente
che sementa saette di festaiolo macello
trasalito da
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| Io metto la vita dinanzi alla morte,
nessuno può bacchiarmi sardonico,
neanche il vile al lumino di Lanterna
che schernisce all’ombra di prodi spalle
e trema ebbro in specchio d’acquitrino.
Io metto la dignità dinanzi
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| Penso a colate di roventi osculi
e a corpi in istoriato arcobaleno.
Mi irrompe saudade d’Eros
in lauda tua epopea impressa
mentre stringi calibro di Priapo
tra due tumidi cuori palpitanti
e mie pertiche oblunghe si calano
entro dieresi in
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| M’addormento su distese di chicche
di incancellabili richiami destati
che greve tempo non sa dissolvere.
Ove cuore e mente volteggiano
In danza d’evocati entusiasmi
che sfavillante utopia rimembra.
Scaccia cruccio che dentro si insinua,
inumano
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| Raggela l’istinto d’intelletto
dinanzi ad eclettica eclittica
di vacuità in intermittente fato,
ferma
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| Ampolla colma di siero d’immortalità
attende da epoche raro palpito
di inestinguibile bagliore mistico
che in sublime sorriso rivela amplesso,
prodigio gemmato da divine radici.
Petali s’aprono sfiorati dolcemente
in compiuta alcova di
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| Bestie senza affinità animalesche
per brutalità e malvagità innate
che accanite abusate e freddate
creature inermi e pure senza colpa
CHE VOI SIATE MALEDETTE!
Meschino destino crudele e vile
che scagli vite come dadi alla
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| In rapsodia d’affinate moine su drappo frugato
snodo tentacoli su sgualcita membrana infoiata.
L’ossequio lascivo va oltre ad espugnar vessillo
In stempero che pizzica appetenza che osanna.
Il soffio flagello penetra in fremente orifizio
e
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| Vita da applausi a scena aperta,
cresta alta e ghigno derisorio
dinanzi a calca di concitati astanti.
Argento vivo colato su carisma,
inebriato profumo di trionfo
in giuggiole di conscia vanità.
Ora lo vedi, poi non lo scorgi
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| Indugi inerte in frivola patina vivida
finché mi adocchi da charme ossessa
ed estrarre sensuali grinfie bellicose.
Carminia Farfalla, Luna Amazzone,
mi esorti a varcar soglia dimensionale
inghiottito da sibaritico vortice di malia.
Colgo
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Cala realtà entro tetro seppia
in attesa di anelato luccicore
di Via Lattea che valica cosmo.
Germina nel grembo della mente
scricchiolio lungo spina cordigliera
fino a sublime diapason di desto sopore.
Vezzeggio sequela di mirabili
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| Tra succulenti coppe di fregole,
pigiate contro da prensile tatto,
s’incuneò arpione stravagante
in stilettate di godereccia audacia
Per lei fu uno spasso saggiar balocco
fin l’uscio di androne da nudo respiro
in esaltanti percussioni al
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| Ed ad un tratto ti contemplai beata dormiente,
cartapesta frangibile in equilibrio su vita inquieta.
Con scintilli di Luna ad ammantare infiorescenza,
spiccava oppida beltà distesa su valle edonistica.
Profumavi di fresca primavera da
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| Brutale fiera menzognera
saccheggi anima beffata,
impietosa vessi speranza
che lacera legame mai saldo.
Belva miserabile blasfema
strappi vita con scempio,
calpesti frammenti d’amore
che riduci in polvere di ricordi.
Diabolica artefice
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| Fatale pungolo su giaciglio
in martirio iridescente
con araldo influsso irruente
che da matassa
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| Lungo il cammino della Vita
ti intravidi smarrita in un angolo,
sguardo gemente e senza rivelazione,
un urlo dentro che non trovava sfogo.
Eri rannicchiata in guscio isolante
con labbra aride e corpo snervato.
Avevi occhi offuscati da finti
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| La carezza, che lenta scorre
su ammaliata epidermide
quanto incessante sciabordio
che ondeggia su nobile chiglia,
indora con affabile levigatezza
l'imberbe virgulto accoccolato.
Scandisce ed ammanta il gesto
nel natio greto che
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| Retrostante ti poni in provocante strego
e piroetti squarciato cosmo impudente
che fu sempre causa di peccato d’homo.
Sotto trasparenze, appena sopra il pizzo,
mentre degusto leccarda ambrosia vischiosa,
scorgo stupefatto piccole fossette di
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99 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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