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♦ Ernesto Di Martino | |
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Novembre 2025 |
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Gianluca Regondi
Le 368 poesie di Gianluca Regondi
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A me piace pensare
ad atomi parlanti
che abbiano una coscienza
e che sentano l'incedere
della fine dell'infinito
A quel pugno al cielo
A quelle rondini
che torneranno
A quel sorriso
che non è invano
E balla sui prati
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Me ne vado ogni giorno lontano
Lontano dagli uomini
Lontano da te che non mi vedi più
Lontano anche dagli amici
Come un interruttore
rispondo alla luce
che non vedo e me ne vado
con le mie parole
Non so bene dove
forse in un
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Mozziconi di attimi in cenere
negli occhi stanchi della notte
E attimi di ricordi nei cerchi infiniti
di una memoria senza silenzio
nel muto bisbigliare di questo tempo
che a volte ti perdona
ed altre ti condanna alla miglior vita
di una
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E so di non potere altro
quando il vagare dei giorni
rimane una nuvola grigia
imbronciata e fatta solo
di tuoni e fulmini
So che il bene rimane
una meta senza sguardo
come se fosse un brulicare
di formiche infette senza casa
come se il volo di
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È così, null’altro che così
Senza inizi
In una fine senza appello
per la condanna
di queste esistenze
come assordate dal correre
o dal luccicchìo di una distanza
troppo grande per le stelle
E’ così,
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Non so come saranno i domani
delle foglie intuite e finite
nella sabbia di un tempo
che ricordiamo come carne
e parole di sangue
Avevo i tuoi capelli da accarezzare
in quella notte senza luna e sogno
Un grido mai pronunciato
da donare al buio
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Il vociare delle parole
dentro quei passi
caduti nell’oblio di età
narrate in silenzio
nel ricordo dei giochi
vissuti come compagni
e amici di strada
poi perduti perché lontani
E’ un garrire assente
di rondini non più
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Non posso sapere della terra
che le mani raccolgono
Una scura terra arata dal tempo
e nel tempo delle stagioni corse
che corrono ancora senza pausa
Non voglio più sapere del mio cuore
che ho qui nei suoi battiti abbandonati
per una strada
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Per chi rimane qui
nel silenzio di mani
conosciute e per questo
lasciate sole
nelle proprie questioni
di un’esistenza appesa
(e come sempre) ferita
da altre assenze e attese
non volute né cercate
Le parole della storia
nascono
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Non saranno altro che attimi
di una rinuncia verso gli occhi
di una lacrima da tempo negata
e i “senza domani” rimarranno
come in un sordo ghigno sotteso
di un’antica menzogna mai rivelata
Non posso e non devo più ferirmi
in questa
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Silenzi segnati da parole che arrivano
forse senza ricordi per il domani
Domani sarà ciò che è già stato
con altri volti e altre vie
ripetendo l’inspiegabile accadere
di un tempo non voluto né cercato
Silenzi
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Non ho parole per te
anima ormai di spine
e silenzio di pietra
Non ho parole per il fare
di una poesia
Potrebbe essere buona
quando nasce rinchiusa
nell’attesa della voce
Quella voce che vuole dare
che vuole avere una ragione
per vivere
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Cammino il silenzio di domani accalcati
nell'abitudine grigia di non comprendere
quale amore potrò donare alle rughe
appena accennate di questi occhi sudati
Ombre allungate del cuore
riflesse nei tramonti rossi
sembrano fuggire la
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Ti tengo per mano ora
immaginando la tua nella mia
Ricordo quell'infinita tenerezza
che ci aveva travolto in silenzio
in quel pomeriggio di Luglio
davanti alla calma del mare
al vociare contento dei bimbi
mentre sulla spiaggia giocavano
con le
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Di questi giorni vivo
le abitudini stanche
di un silenzio nemico
fatte di rughe accennate
negli occhi sudati
Di sigarette tramortite
per il sacrificio al niente
che ci separa in una lacrima
quasi inutile e troppo salata
Non mi riuscirebbe
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Recito il silenzio
di preghiere improvvisate
come se la speranza
fosse un jazz di urli
legati da un’anima
a me ormai sconosciuta
come se fosse apolide di se stessa
in una patria di solo filo spinato
senza sapere delle radici recise
e lasciate
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Invia un messaggio privato a Gianluca Regondi.
Non c’è notte né carità
nelle nuvole che promettono pioggia
Forse parole per una o più poesie
Non c’è radice né anima
nelle notti insonni
di un labile singhiozzo
forse nato dal nulla
per il nulla che
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Credevo nei tuoi occhi
accarezzati per caso
nelle parole credute
poesie d’acqua e cielo
Credevo nell’amore
il silenzioso amore
di una carezza
mai avvenuta
ma desiderata
Credevo d’aver imparato
che la purezza non fosse
solo quel bimbo
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Avrei voluto abbracciare i tuoi occhi
in quel mattino fresco di primavera
appena tornata dal gelo di un inverno scuro
e perdermi nell’alito di quel bacio respirato
nell’aria rimasta chiara e pulita come un bimbo
Ho viaggiato sai per mille e mille
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Sono immobili i momenti
del tempo taciuto di ogni esistenza
che posso aver sfiorato
rivoltati nella condizione
delle tante storie silenziose,
delle tante indifferenti ferite
inferte e subite.
Ed anche le loro ragioni
sono immobili come
statue
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Ora è lontano il tuo respiro
addormentato tra lenzuola nemiche
Non vorrei più tornare
tra queste frasi straniere
e attese senza senso
come se per pronunciare
un addio ci volesse il coraggio
che non ho più
Ti ho raccontato
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Sarei qui
in questo confuso cadere
a contare tutte le parole taciute
a cercare quel finto coraggio
che cammina nelle vie
abbandonate tra domani
senza voce
Non hanno voce quei minuti
abbarbicati al nulla, grigi
come un cielo imbronciato
che
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Anche il cielo si ripete
oggi
Anche le nuvole colorano
il loro bianco a Est
in questo mattino normale
So che non cadrà
nemmeno oggi
potrei al massimo essere io
ad inciampare nel ricordo
di una tenerezza
che non mi hai più
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Ci saranno ancora degli anni
nei quali tornerò a sperare nella purezza?
Lei se ne è andata via, corrotta dalla vita
era partita dal binario 18 delle 7. 40
in una anonima stazione vicino al mare
Mi avevi salutato con il soffio di un
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E' il ritratto di una sera
che se ne va
prima che i colori
si spengano al buio
Ci sono giorni
che finiscono senza colori
altri che urlano vita
sembra quasi che
non vogliano mai finire
Ma è tempo solo tempo
a noi rimane il
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Timidi rigurgiti di primavera
nel cinguettio mattutino del sole
Quella bruma che sale
come un fumo indigesto
ha il ricordo dell’inverno
e del tempo che non si ferma
Nel cielo quasi bianco
un pastello d’azzurro
si incontra laggiù
dove
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Erano i giorni ad andarsene
in quel scialbo tramestio
sordo di tempo macinato
e piegato da una poesia
mai recitata e scritta
negli sguardi ormai assenti
più silenziosi di un cielo
più bui di un nero
mai vissuto
Erano le parole a
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Vorrei sapere
se avrò un luogo
nei tuoi ricordi.
In quel luogo
spesso io ritorno
senza che tu sappia
quali nuvole potrebbero
ancora parlati
o quali arcobaleni
potrebbero tenerti
per mano ancora una volta
Vorrei sapere
di quel
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Non cambierà lo sguardo
il quotidiano sguardo del cielo
alle proprie nuvole d'inverno
e quel tepore immaginato
forse incontrato nel tuo sguardo
non sarà dimenticato mai
A volte un ricordo diventa
la sola realtà che puoi
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Il freddo, anche il freddo
ha un sapore attaccato
al palato che lentamente
si trasforma in cartapesta
amara
in una tosse insistente
che nasce dal fumo
di polmoni malati
e scende lentamente
verso il petto dove sai
che lì rimane da
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368 poesie trovate. In questa pagina dal n° 151 al n° 180.
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