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♦ Adriana Bellanca | |
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Gianluca Regondi
Le 368 poesie di Gianluca Regondi
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Umori di rosso e arancio
di grigi e neri sfumati
nell’indaco della sera
dei cieli tramontati
dove mi perdo
sapendo dove andare
dove posare lo sguardo
il sudore e il silenzio
non sconfitto
che porto sulle spalle
dentro l’orizzonte curvo
e
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Rimangono ferme
le ombre della sera
sono presenze silenziose
per il ricordo accarezzato
Vorrebbero una storia aggrappata
all’ amore conosciuto e sfiorato
nei voli tentati di un desiderio
che sentono muoversi da sempre
Amore mio ti sento
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Occhi lucidi di silenzio
ritornano a chiedere
la carezza mai data
Il sorriso della luna rossa
La quiete del mare
nella canicola d’Agosto
I giochi delle mani assenti
Un cielo perso nelle nuvole
Il colore dei viali d’Autunno
Il calore
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Non ho più occhi per i ricordi
Scivolano via nella corrente
in un lento passaggio di cadute
I tuoi occhi sono ancora vivi
i tuoi giorni li ho lasciati
nel sorriso che mi hai dato
in una consapevole incoscienza
di quando si è
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Grappoli di foglie a terra
l’immagine che ricordo
di questi Autunni di ritorno
I rami ormai svestiti
sembrano dormire il sogno
dei colori maturi e sbocciati
E a volte la seppia del cielo
imbruma e confonde
il mattino con scale di grigio
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Le parole nelle parole
ti camminano accanto
ti prendono per mano
sperando abbia un destino
il tempo contato che vivono
in attesa di una promessa
o un sorriso anche solo negato
Ed è silenzio nei silenzi
delle passioni cadute
sono poesie
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Il futuro mancato ti guarda dai tetti
tra camini spenti e parole perse
nel coraggio diluito e stanco
d’inseguire Quixote e il suo ronzino
Tra i rami ormai nudi e foglie a terra
sento la canzone dell’Autunno
finire dietro l’ angolo delle vie
fatte
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Quieti e assorti attimi
di una pace perduta
afferrano sguardi timidi
a volte teneri all’ attesa
Scrosci di pioggia infreddolita
cercano un cuore raffermo
nelle loro vie ammutolite
tra rami ormai spogli
Nudità di anime perdute
senza
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È un buio rimasto orfano
La sua anima morsicata
non ha più sogni
Solo il gelo
solo un dolore conosciuto
al quale non si piega
perché il silenzio è uguale
perché non vede il cielo
e non vede il mare
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Mi mancano le ore
dove sapevo camminare
sul filo indeciso delle parole
come carne di carta sdrucita
Ricordo il sapore del sangue
come se l’inchiostro fosse
l’unica fuga permessa
come se le ombre inseguite
fossero ancora i tuoi occhi
che
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C’erano foglie e silenzi
lungo la via appannata
da un soffio di foschia
La sottile pioggia
di un Autunno luccicante
I racconti delle ore uguali
I camini stanchi di fumo
Il ricordo di un sogno
non so se desiderato
o voluto
ma il cuore era
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I miei passi dopo la pioggia
nelle strade lucide d’acqua
si fan pian piano più decisi
nel velo triste conosciuto
per quella piccola inutile lotta
contro un nulla paffuto
e la corrente di un tempo
sempre più lento che
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E se fosse anche un gioco
questo tuo tornare al nulla?
Potrei solo comprendere
quei tuoi passi non fatti
mai decisi e mai voluti
per un timore ormai di casa
Il timore quotidiano di tempo
senza tempo e domani
E se mai fosse poesia
questo
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Il giorno che respira il grigio
del proprio cielo
Gli amaranti ingialliti
che avanzano inesorabili
per cadere poi a terra
e queste ore vissute
da sempre che ripetono
la scena o la storia
di ogni cosa che vive
e che sento in me
E vedo
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Conosco quel tuo sorriso scanzonato
caduto dalle tue labbra color ciliegia
S’intrufola nel cuore senza nulla chiedere
e ci rimane quasi per un sempre eterno
che mai cade e mai ritorna lì sospeso
in un dare consolato di tempo e
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Non so che dire della vita
Ti rimbalza addosso
senza avvisi e senza pudore
è uno strano discorso
a voce alta a volte gridata
nello stupore e nella meraviglia
di colori fatti solo di polvere
caduta a caso come neve
senza cielo
Non so
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Cerca la poesia:
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Invia un messaggio privato a Gianluca Regondi.
La prima nebbia d’ Ottobre sale
dai campi in un silenzio composto
Discreta e bianca come una nuvola
che cade da un cielo tutto suo
si raccoglie addolcendo gli spigoli
dei rami assorti nel proprio sonno
senza sogni
Sussurra quasi il ritorno delle
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L’onirica coscienza di anime al silicone
come sconosciuti Ulisse caduti nella rete
dell’illusione (virtuale) emergono
da un nulla di carta lacera e riciclata.
Trangugiano il cibo di un presunto banchetto
piovuto da un oasi non prevista
neppure dai
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Lentamente il mattino
ricorda le capriole dell’inverno
davanti al grigio andare
di ogni minuto perso
di ogni sole ancora freddo
Il racconto di un silenzio
si fa ancora più duro
perché i tuoi occhi
ora sono assenti
partiti per
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Dove sono tutti?
Chi di voi verrà al banchetto
e chi di voi sorriderà nel pianto
Vento fresco di un mattino d'estate
allontana la pigra calura delle parole
Dove sono tutti?
Chi di voi verrà al tramonto perfetto
e chi
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Il mio ritratto
nel giardino
non è nato
per caso
Nei ricordi
dei fiori
il mio
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Solo lei scruta il riflesso
della propria anima
mai muta
Vacui sono i nostri discorsi
come se fossero ululati
in una tristezza senza fine
Lei conosce tutte le parole
della notte
Tutte le parole dell'addio
alle stelle che
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Eravamo stanche foglie a terra
in attesa dell’ultimo Autunno
mai incontrato e mai salutato
Eravamo di un colore morbido
maturo come i melograni
di settembre appena giunti
Succosi corpi pronti all’amore
allo sguardo complice di una fuga
per le
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Luce sbiadita di un giorno
che s'appresta all'autunno ripetuto
Avrei delle mani sole
capelli ingrigiti e pigri
da consolare
occhiaie annerite
nel rossore stanco
di un attimo lento
Luce sbiadita di un giorno
che s'appresta all'autunno
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Se mai fosse la notte
ad essere la meta delle ombre
Se mai fosse il tuo amore
ad essere uno sterile
tentativo di vita?
Se mai fosse il buio
a pronunciare quei discorsi
che ti porti dentro
camminati accanto
ad una vita senza più
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Alba dopo alba
notte dopo notte
quel che chiami tempo
rimane un riflesso
che ricordi migliore
E non chiedermi
in quali tasche
giacciono i suoi ricordi
Non ho mani da stringere
sull'accaduto che mi insegue
e che non posso dimenticare
Non ho
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Voci.
e foglie di un rumore
sommesso e continuo
si confondono
con l'abbaiare delle strade
con le storie (tutte da raccontare)
delle nuvole lassù
Esplose in un biancore
creduto innocente
Bisbigliare al cuore
l'idea migliore
di un
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Anche se l’estate è ormai
grano biondo da raccolto
dai miei occhi cadono
gelidi brividi solitari
Occhi sudati di lacrime
inattese
senza inizio e fine
Sulla strada dritta
il calore che sale
distorcendo in lontananza
l’immagine dei
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Si chiude una porta del silenzio
quando negli occhi stanchi della sera
un buio senza stelle rimugina sulle scie
lasciate dalla loro caduta senza meta
e l’universo intero sembra
un piccolo sasso dimenticato
nei granelli di spiagge sconosciute
ancora
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Spunta un velo di calore
sul colore di un arancio
quasi di ruggine
che si dimena in attimi
soffocati e commossi
Sono lontano troppo lontano
per tornare dagli uomini
e scrivere della finzione
di strani poeti immaginati
incontrati nei versi
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368 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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