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Fiammetta Campione
Le 441 poesie di Fiammetta Campione
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L’attimo esatto in cui l’aria si ferma
inghiottendo in un amen l’ossigeno superstite:
quel momento di fiato sospeso
definisce l’assenza
certo, le gambe proseguono il tragitto
impazienti di sangue ottimista
e le mani, le mani
grondano tenerezza,
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Un lusso, le lacrime
man mano che l’orlo s’accorcia:
sostando all’ingresso del cuore
-in sordina-
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Lì
dove l’assioma della vita
trova compimento e pace
dove il gatto gironzola ignaro e noncurante
dove passi frettolosi riconoscono il percorso
che ogni volta dissotterra frantumi di ricordi
ho scoperto la bellezza di guardarsi
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| Le rughe di second'ordine
quelle subdole e nascoste
quelle no, non perdonano
ti prende a tradimento una fitta dolorosa
- cavallo di Troia autobiografico
si potrebbe – chissà – alzare una difesa
muraglia anestetica
che addormenti le
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C’era
e c’è ancora
quel viso che chiedeva scusa per ogni passo sciupato
ma non è più lo stesso
il coraggio inseguito e mai trovato
ha squarciato gli argini della diga
fiumi di rassegnazione hanno inghiottito l’anima
un
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La fiamma nel camino è un sole artificiale
non cerca spettatori né applausi
il benessere è solo un emigrante
fuggito a cercare soluzioni
come dire alla sciarpa di lana
che è soltanto un sostituto
[la sera trova
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Ho passato anni
su balconi sempre più distratti
a gettare occhiate sempre più lontane
alla ricerca di un brandello d’orizzonte
che mi consegnasse risposte
ho passato giorni
acquattata in angoli di tempo
senza il coraggio di aprire
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E luce sia.
Splendido concerto di fiammelle:
cantano, poi si dileguano
come ogni volta - l’amore...
si materializza un’ombra
dietro le tende dei vetri ottenebrati
è il natale, che mi cerca
nonostante le infinite negazioni
è
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Pietre d’ogni grandezza rovinavano su me
incuranti d’ogni forma di riguardo
mentre stati progressivi implodevano
l’uno dentro l’altro
senza rimedio
producendo anemiche scintille
-non vedo non sento non parlo-
ora il senso che
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| Un lembo di vestito voleva dirti
cose che già sai
la foglia sul ramo mi parla d’autunno
- così sperduta, così sola
che guardarla è scoraggiante -
è il freddo, che chiama la vicinanza
come i passeri accucciati
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| I capelli raccontavano tutto
dei giorni a contare la fretta
e quell’accento vagamente triste
nascondeva – forse – tumulazioni di sogni
spostati a lato perché il tempo non bastava
ma il sorriso e la gentile ironia
hanno parlato in vece
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Sono aquile le rughe del tempo
volo acrobatico che sgomenta le idee
evoluzioni nello spazio d’un cielo che annuisce
ore giorni mesi anni
-sedimento del vivere-
strati vetusti di voci e silenzi
lune esiliate dai sogni
sono coraggio le rughe
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Se dice: de li giovani è sto monno
e che so’ la speranza der futuro
ma a me me pare ‘nvece che sicuro
c’è solo che se va sempre più a fonno.
Er lavoro ‘n ce stà, le case uguale
poi studià sette giorni a
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La cornice è vuota.
Tra pareti occulte
non sarà un giorno propizio
una mano oltraggerà l’aria greve
distruggendo progetti di vita
due occhi grideranno senza voce
chiusi su macerie di cuore
cercando una ragione a discolpa
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Credevi fosse un battito d’ali
un respiro di tempo appena nato
quel poco d’amore in cui confidare
luce
fiaccola
stella salvatrice
vestita a festa per la tua nuova vita
hai camminato risoluta
sopra petali di speranza e futuro.
Ora indossi
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L’avrei fatto
ad onta di chi non crede, l’avrei fatto
tutto era pronto e tanti come me
ma pioveva menzogna da un cielo di cristallo
e non ci fu riparo
come me come tanti come un lampo
sbuffò raffiche di meteoriti
non c’è posto su
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Invia un messaggio privato a Fiammetta Campione.
Il vento d’estate non si cura dei respiri
né dei cappelli che volano lontano
arriva rapido e infuocato
sollevando al passaggio vestiti e ricordi
portando via i giorni insieme alla polvere
giorni che rotolano a precipizio
lasciandosi dietro
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Il silenzio delle luci
dai lampioni si propaga nel buio
con dolcezza lo percorre, lo modella
qualche timida lucciola fa da controcanto
aggiungendo al profumo dell’aria pigra
un tocco di vivace movimento.
Perché quando guardo il cielo –
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Sono qui e quasi non credo
a questo mare che mi trascina i pensieri
e li conduce oltre i confini
dove è veto e facoltà ogni promessa
tocco l’orizzonte con un dito
mentre l’onda si fa gioco dei miei piedi
e la sabbia li nasconde
la
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Avevo dimenticato
quanto la sera possa essermi casa
e anima, che si dilata nel silenzio
me lo rammentano quelle luci lontane
nel balcone deserto eppure gravido di vita
e di mille perché su bocche argentine
[cosa mai udiranno quelle
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Ho cercato nelle crepe dei muri
un riflesso di ciò ch’ero stata
la mia ombra mi ha risposto
fuggendo da sotto i
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| È un gemere bisbigliato in sottoveste nera
merletti da investigare – impazienti le dita,
le mani – smania...
centimetri di saliva in esplorazione
simbiosi di sguardi e frenesie
è un convegno di carne e fiato
noi
galassie
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| La risacca mormora l’antico ritornello
sui megafoni rotti abbandonati a riva
inutili suppellettili di civiltà dimenticate
a che serve una bocca
se dietro manca la forza di una voce
le parole giuste sono andate a nascondersi
quelle
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| E intanto la vita si dilegua
borseggiatrice di sogni e pure di cassetti
dita minacciose che scippano il tempo
e le radici – tesori estirpati –
e gli equilibri
la guardiamo passare – trattenerla?...come? -
abbarbicati ad illusori attimi
carichi
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| L’ultimo fiore sbocciato
ha colori che non so dire
ogni petalo è una parola nuova
è nato su un
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Tutto ebbe inizio
da quel rosso deflagrante assoluta bellezza
che tuonò in centomila scintille
cerchi concentrici
come il sasso nell’acqua mansueta
la terra fu pronta
ad assecondare ombra e luce
e il neroblu
dilagando nell’aria
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Erano passi di bambina timidi e strambi
quelli che mi lasciavo dietro
lungo sentieri che parlavano di me
- e sorrisi ai pali delle strade
sguardi sul mondo fuggevoli e curiosi
stomaco straripante di musica
e intanto - sui sandali lustri
gocce
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Sotto la cascata impietosa
dei fotogrammi che s’avvitano alla mente
come scogli divorati da bufera
sbatto gli occhi per vuotare i pensieri
o almeno spogliare il ricordo di ogni emozione
ma i chiodi sono ben piantati
e solido il muro che li
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Ho bisogno del tuo tempo
perché le mie parole non sono chiodi
seguono un binario solo mio
arrivato da epoche lontane
a tratti prorompono sbucando dal cassetto
come un sole che spunta dalle nuvole
ho bisogno – non mi curo di nasconderlo
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residuati di anime vagabonde
in luoghi dove nulla è definito – né prescritto –
come randagi in cerca di pane
mendicando senza mani da offrire
addestrati a lesinare
mentre fuori il mondo prende la rincorsa
perfino il sentimento –
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441 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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