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Fiammetta Campione
Le 441 poesie di Fiammetta Campione
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Sciogli le ore liquide
in piccoli sassi di strada
da raccogliere uno ad uno
e ritrovare il senso capovolto
lanciali nel mare dove non è confine:
grido di speranza
che s’espande nei liquidi cerchi
MAGNIFICAT
cielo e terra stringeranno
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| Poi c’è l’Altra
[abita sul retro dello specchio]
Lei respira ideali fuori moda
anche quando l’aria ristagna
o quando entro nel batiscafo
per esplorare i fondali
trovarmi – riconoscermi
forse...
un tempo coltivavo intenzioni
per farne
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| Come in una macabra danza
muovono gli ultimi respiri del mondo
muti ultrasuoni, saturano ogni dove
perché non vogliamo ascoltare?...
lo spaventoso ululato delle foreste
la nenia piangente dei ghiacciai...
resiste, la terra –infetta
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| Nel tempo della mia non- vita
si abbracciavano, loro
ed erano abbracci di carta e inchiostro
loro
congiunti nella complicità di un’idea
sbocciata sulla soglia di limpida riva
loro
fermi contro la distanza
soli, essenziali nella nuova
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Annegando nel profumo dei glicini
respiro un sottinteso d’impressione
che mi sospira negli occhi
in un singolare replay
nell’oro di un sole imbarazzante
col ricordo spalmato addosso
respiro meraviglie in formato mio
così autentiche da
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come dire
il tuo viso che accende i miei sogni
e i risvegli, lenzuola che non bastano
- ancora un soffio, nascosto nel cuscino
come dire il ricordo – traccia persistente
che oltrepassa soppesando false certezze
e tutto è nuovamente
il
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Quelle voci
intente a sputare squallide sentenze
fanno solo chiasso
loro
non le sentono più
e mai più potranno urlare la paura
nell’incontro con il nulla
freddo che diventa gelo
pelle che diventa gabbia
e affonda...
quelle
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Mi sorprendo a rammentarti
nella luce incerta del crepuscolo
tu che facevi di me un’altra
tu - satellite dei miei desideri
tutto di me ti parlava
niente poteva fermarmi
nell’inarrestabile scia
che mi calamitava verso te
- noi, due poli opposti
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Sto provando a riavvolgere il nastro.
Prudente, in punta di piedi
rievocare quella ciocca di capelli
neri – impazienti –
compagni di viaggio silenziosi
- ma urlavano di urgenza
e le telefonate d’oltre confine
sottratte all’attenzione di lei
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l’albero orizzontale
ha catturato un sorriso
lo tiene stretto nella corteccia
lo difende dal vento...
vento che soffia senza rispetto
e strappa radici e ricordi
con l’insolenza di chi non chiede permesso
s’è perduto distante...
ora che
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nel campo profumato di ginestre
t’ho consegnato pezzetti di me
insieme
li abbiamo ricostruiti
ero bella io, d’una bellezza antica
quasi dimenticata
tu mi guardavi cercando una logica
ma in fondo non era importante...
fumo in volute dai
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Corrono dita
intrecciano chiome
serbano ciò che resta d’una vita
“dammi soccorso
deriva del tempo
rendimi giovane
ancora un momento”
-corrono dita
su bianche memorie-
“specchio lucente
parlami di ieri
orfane di vento
le vele in
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Ti cerco
mi cerco
nei segreti di terra sconsacrata
nelle pieghe della pelle
che indovino ad occhi chiusi
rendimi sorgente
che possa risarcire la tua sete
rendimi luna di cristallo
dove specchiare inconfessati desideri
che premono la carne ed
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come l’alleanza che ti portai
sul finire del giorno
silenzioso distante e irraggiungibile
distante... sì...
l’erba profumava di buio
i grilli pretendevano ascolto
ci respirava addosso un coriandolo di luna
che vegliava sulla quiete
nel
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Sordido spettro
di degenerata fede
non cessa di corrompere l’aria
e gli animi
nell’ossessione del sopruso
e pianto
e sangue
cospargono l’ovunque
sotto i passi di sciagurata stirpe
possa il nostro grido
seppellirvi tutti
cancellando il
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guardarti adesso
escludendo irragionevoli parole
mentre di spalle sei intento al viola delle nuvole
e ti concedi ad un caffè
vorrei nascondermi
nell’aria del tuo fiato
per sentirmi respirare
e attraversare il tuo mistero
separando il
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Invia un messaggio privato a Fiammetta Campione.
noi si sta – qui -
sconosciuti e fratelli
contigui nella distanza
inseguendo i moti del sole
per catturarne ritagli di calore
non c’è gioia
non sofferenza
non passione
che possa infine illuminare
ai nostri sguardi sbigottiti
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S’affaccia il senso
e subito scompare
lasciandomi muta e sorda
incapace di capire -non di sentirmi-
fioriscono i perché
mentre foglie ondivaghe
s’appendono all’aria nebbiosa
bisbigliando cantilene obsolete
che non so decifrare
la
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era solo un cenno
fabbricato nell'aria di cristallo
l'anima, una piccola idea
da rannicchiarsi - lì dentro
e
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Sono un ostaggio nelle tue mani
inconsapevole e frangibile
mentre affondi la tua rabbia
sul mio corpo incredulo
e ne fai scempio a tuo piacimento
uccidi...
cancelli
per cancellare la tua inadeguatezza
distruggi
per soddisfare la sete di
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e le ombre, quelle ombre
che minacciose sbucano dal nulla
armadi spalancati, finestre in frantumi
mostri sotto il letto...
tutto appare tollerabile
ma non la sua distanza
lo smarrimento t'imprigiona fragile
e tu, inerme figlio della
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tu che mi capovolgi la rotta
imprevisto rossore mi sei tremito
che scuote
e m'incendia
percorsa dal tuo sguardo smarrisco la coscienza
tu che mi fai preziosa e mi onori
liberando l'imponderabile essenza
e confidi e t'incanti e
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Il gatto ha rubato
il boccone più invitante
- colpevole, è fuggito via...
l’ortensia sotto i raggi
suggerisce una macchia azzurra
e lucertole catturano il sole
con aria distratta e insolente
mi lanci un’occhiata
tra ciglia
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Il primo cielo inaspettatamente s’aprì alla vista
offrendo giochi di nuvole intessute
con profumi sconosciuti e fragranti
e il senso s’appagò
il secondo cielo rivelò voli di piume maestose
che nessuno avrebbe osato
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Potessi riavvolgere le lancette
proverei a guardarti con altri occhi
e forse anche tu mi offriresti
parole più indulgenti
non si nega una seconda occasione
e – credi – non la perderei
poiché mi manchi, nonostante
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intorno
mi respira un’aria che conosco
s’intrufola dentro e mi scuote
dall’inutile urgenza di dimostrare chi sono
e cado, irrimediabilmente cado
nei vortici che mi scuotono l’anima
quando avverto aria di famiglia
una stella cadente per un
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seduto a terra, mucchietto d’ossa
in un angolo di strada
occhi senza vita fissano il vuoto
non vedono nulla se non la tua fame
sei un rifiuto del mondo
in fila tra i dimenticati
quelli che è preferibile non sapere
che esistono
che
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osservando distrattamente un mondo decolorato
rimbalzo i pensieri nell’aria che suda
non sussulti vitali – tranne quando mi soffermo sull’idea –
mi trattiene la zona grigia
non braccia non uncini per afferrare
ma ventose per risucchiare
sono
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Nuvole senza convinzione
muovono oggi nel cielo intorpidito
sono come l’anima della gente:
veli di fumo sottile
sbuffi, vortici fini a sé stessi...
non c’è mordente
se l’anima –esangue-
giace ormai dimenticata
senza nutrimento
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Voci
echeggiano nell’aria docile
mentre la luce dei lampioni
disperde schegge luminose
è pace il crepuscolo
pace la brezza
pace nel cielo le stelle
guerra dentro l’anima
duello all’ultimo sangue infuria
sfogliando calendari impazziti
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441 poesie trovate. In questa pagina dal n° 151 al n° 180.
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