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Marzo 2025 |
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Alessandro Labriola
Le 269 poesie di Alessandro Labriola
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 | Se le navi mettessero la fonda
s'innalzassero vecchi circhi!
Dai fondi dell'erario il pachiderma più grosso.
Alto sopra il campanile e la croce - fu l'anarchia!
Sfidando Dio sul palcoscenico;
(sostituì le Madonne col
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Vedrei un raro incanto
dall'impressione vagamente orientale
ed un sorriso ampio di seni eloquenti;
una chioma fluente perennemente scossa
da guizzi turchesi e rosa
- di lacrime mie!
Lei vi tiene immersa la sua criniera
dai mille vapori
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Dal sibilo Immortale...
per Alba piangono le assonnate aiuole
- le pinete che già si animano!
Tutto il quadro che si spalanca:
slega gli amanti rauchi d'amore,
sognano le vezzose aurore;
scioglie i tetti dal vecchio sonno.
Toglie il
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Giunti all'ottava accusa
e ancora privi d'obbiezione,
giungiamo le mani - attorno si fa buio
intanto i lampioni danzano ancora (per poco)
e noi abbiamo ammirato cigni imprevedibili,
bevuto il sidro delle flebili ebbrezze;
quali facili estasi si
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Spirando aria tiepida
e di trepidazione fortissima
con le braccia al vento,
per la dolcezza infinita dei sensuali roseti
ingioiellati nella notte -che
di rossi guizzi illuminano e dipingono
assottigliando tutto - alle Volte fatte
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Cerco
lungo portici di colonne animate,
quali molte ancora tormentano i sogni:
scure e sorridenti - impietrite
come i volti sfuggenti di chi è passato
senza un fiore;
Odio
l'effimera speranza dell'alcool delle taverne,
quando si
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Stesa sotto le montagne
vige la legge delle luci fantasma,
dei candori riflessi per il ristoro
dell'anima e dei rifugi smeraldo.
Dove le bestie si svelano e spiegano veli
alla fonti guizzanti di vita - le vasche delle vergini
ancora spumeggiano
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Son io la grazia immane
le voluttà del corpo che piegano la natura,
il miraggio senza riflesso
- ogni specchio distrae la mia perfezione
deforma queste glorie irripetibili;
quanto è leggera questa pelle inalterata!
Niente la plagia -
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Il profumo discende dall'Alto - etereo
Attorno a noi è Amore: quest'eleganza dei cieli,
ora arsi di passione (la Sua, la nostra)
che non c' è morte,
poiché più in la nessuno muore!
Sempre un profumo
come pace si
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Quanto avrei voluto incontrarti:
stesi assieme a rivoltar la campagna
dai fienili infranti nell'indigenza;
Avresti sicuramente avuto la prontezza
e la pietà per queste Cure - di queste ore
sorregger con me la commozione d'un
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Ferite spiraleggianti d'acque gelide,
senza sangue ne lacrime - che langue ferita
la sottigliezza di quei ponti e
l'incredulità dei balzi sulle rive opposte,
dove si riserva ancora il lusso dell'esotiche spezie.
La sua carne, le stoffe -
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 | Derisione dei palcoscenici col favore della primavera
e dei mondi ornati d'organza
- la miseria e la potenza del Primo
come molte bambole che finirono gettate.
Non era più la mia vita!
Ipocrisia dei versi notevoli e
d'un bacio perverso -
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La notte ci prende
e noi prede - mai assolte
ci doniamo perfino sconfitti all'incoscienza
ogni passato è celato!
il Gala imbandito, tutto attorno a finger festa!
Danzanti le gioie e i colori;
si smuovono veli di fine cristallo
- delle
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I tratti celtici scavati nel caro
velluto che è morte
e vita assieme
- che m' assale mentre ti guardo
senza alcun fine mi svegli da ogni incubo
con carezze di musica rara - ed è
la tua Bellezza, consolazione di
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Sì, le avversità hanno ucciso il bambino
non vedo più le gemme del parco, così
come le incessanti corse si mutano
in balzi stentati e ritmici.
Il sogno è vago, dove laggiù
si erge il tumulto delle banche e
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 | La città è offerta
da cinque antiche arcate,
altrettante carreggiate di cemento
disegnate con sprezzo e senza alcun riguardo.
Un'Acropoli costruita sull'altra
con brillanti macerie e luminarie:
dilaga polizia e
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Invia un messaggio privato a Alessandro Labriola.
| Io così degno di qualunque compassione!
Raduno fervidamente i resti nell'unico Ideale
e per la migliore salma:
una pira olandese ed un epitaffio di stelle!
avendo già visto - della Fine
l'inchino sbilenco e
la faccia
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Al molo accorrevano le Ondine
sopra ali d'etere, le correnti fumanti;
accarezzavano i passanti
col prurito della sabbia:
turbinavano con un soffice rondò
d'immacolata asprezza:
Sbuffa e canta -si apre!
Tutti gli abissi riemersi
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Alfine voi riderete di me, poveretto
l'intento è di sicuro Falso!
La morale comunque Cattolica
così come gli abiti e il portafogli:
mi sia come pena l'onestà,
l'avversità della sorte e mille altre scuse;
quale
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La Riviera è aperta!
Giovani tristi e felici, con me
riabbracciano i lidi e le moine,
sogni derisi di questo passaggio:
le avversità di domani
- al risveglio
Gli occhi non conserveranno la freschezza
di queste Giade, il raso della
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Sguazzando tra le bieche idiozie
nere, quelle più disperate
di vanagloriosa estasi lugubre;
tra quei libri maledetti e riletti:
la sedia delineata dall'ombre,
la mia o la stanza - ripiegata la tenda
non voglio vedere né udire
alcun
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 | Era di per sè un Miracolo.
Cullata sul fianco della scogliera nuda
scolvolgeva il prodigio del sole;
scesa sin quì per bearsi
del mio volgare pudore, sedeva
le gambe unite a soggiogare in me
lo sconvolgente desiderio,
copriva
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Sull'estro d'un canto - dagli abeti mossi
arriva fin qui nel delicato disporsi,
il sentiero inondato di cocci e riflessi.
Quello delle poche dolcezze,
ancora di miele e latte - gli Elisi rubati
a questi occhi scossi di pece!
Quando non c'era
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Siamo attori involontari
in questa Farsa, scevra e violenta!
che percuote cento bambini al giorno.
La "fame" dei circhi e delle cattedrali;
Dal lavoro passiamo al pasto,
si alternano veglia e sonno
nei parchi anneriti e nel laghetto di
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Il Ciliegio piange del colle
il sinuoso bacio - là dov'è caduto
un tempo eran more! e zecchini dei poveri.
Ora
piastrelle risalgono alte i rami e le
querce - i parchi trafitti, si gettano arpioni!
Nidifica il metallo, sbocciano
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Dignità di questi orti e degli occhi che videro!
Per quel cielo aperto:
snidava falene leggere attorno ai globi
come angeli sulla Luce di un sole eterno,
attorno a noi! - le nudità preziose del bosco,
le cascate segrete dei sentieri
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Parigi è la prossima,
io dovrò solo tornarmene a casa;
e lo stesso vagone porta quei ricchi a Venezia.
Il paradosso della stazione:
ora più che solitaria
abisso di pece ai margini
che la ruggine fa ancor più
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Cerbiatta ora colgo il tuo calore.
Volgi il tuo sguardo, il più tenue:
a me soltanto.
Se puoi ascolta:
questo corpo che freme
per la prima volta e per l'ultima,
così vivace - la fiammella inesperta
appicca veri incendi! Nei miei
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 | A voi che dormite nei vostri caldi letti,
tra gli affettuosi abbracci della famiglia...
sappiate che c'è un bimbo là fuori
tutto solo con la sua notte.
Si forma sull'incandescenza dei neon
la rivolta nella prateria;
Vento che il
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Tutto il dolore...
non dissolva questa voglia d'amare
che freme malcelata
e mal riposta sotto le lenzuola. - Untuosa
Sulle rive d'avorio in cui specchi il tuo incanto,
nel lustro sbiadito dei sogni
dove ancora non hai capelli né labbra
e
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269 poesie trovate. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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