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"declamando l'infinito
mi sono perso dentro labirinti di prurito"
sbuffa il trenino
credendosi un delfino
lui vuole il tuono
quello che spacca il cielo
nello stupro della parola
senza meraviglia
o battito di ciglia
mentre dritto leggi
è quando cielo e mare s'incontrano
nell'amplesso della notte
che avverto i miei pensieri
solcare il vento
e trascinare orde di matti
nella mia anima perplessa
arretra l'alba di fronte
agli argini piegati
di questi fiumi di sogni
arsi leggi
è un fremito d'ali
un bisbiglio di notte
un'alba tersa
vento che sibila fra le fronde
d'un pensiero solitario
è il mare che batte forte
contro scogli d'orgoglio
trascorre le ciglia
e poi le bagna
questa nenia che sussurra
per quanto mi ostini a sedere
sull'orlo di baratri senza confine
cercando scheletri di fame
e scorpioni dietro angoli d'ordinario
alla fine avverto sempre un calore familiare
che stende le pieghe
del mio animo sottile
fragile sfoglia che leggi
a volte vorrei cancellare le nuvole
strappare le ali al vento
squarciare il Tempo
scrostare le onde del mare
e urlare al sole il mio dolore
senza voce
strangolando memorie di male
che mi logorano il cuore
e mordere il nerbo
di questo padrone leggi
precipiteranno le stelle
in tempeste senza ritorno
e funi d'acciaio tenderanno nervi
senza controllo
che stanchi sbiadiranno
alle soglie d'albe di cristallo
spazzerò via toppe arrugginite
scarpe rotte
muffa e tarli
cresciuti in notti leggi
vendevo musica ai sordi
e abbecedari ai muti
rincorrevo libellule di giorno
e lanterne di notte
dormivo su alberi di pane
celando fiamme d'amore
disegnavo sorrisi
a scheletri di paglia
afferrando il coraggio
fra lampi di smarrimento
a volte il giorno diventa giallo
-aria ferma al tramonto
sabbia sospesa di ritorno
tomba d'argilla che traballa-
mentre scappa la vita dalla finestra
e danzano mostri sulla tua spalla
senza contegno che li trattenga
Lei scioglie un lembo
e inventa nuovi colori
appare e scompare
poi acciuffa le briciole
portate dal vento
e compone i sogni
e sinfonie senza senso
parla alle nuvole
si appende agli aquiloni
e poi siede ai margini
dove il sole depone il leggi
con Lui sfioro i sogni
alcuni li prendo e mi sollevano in volo
e poi bacio il sole
lo ingoio come fosse una nuvola di miele
e poi mi appendo alle ali di piccoli uccelli
e sfiorando le onde
catturo i colori degli arcobaleni
trattenendone i riflessi leggi
non lo sanno gli aquiloni
che vergano il cielo di strie mondane
lo ignorano le cicogne
sui loro nidi urbani
non lo vedono gli astri
intenti a far luce
su mode pagane