C'è qualcosa di magico
nel mare del mattino
un spirito siede sulla sabbia
accocolato ai piedi del tempo
divorando succosi frutti di cielo dorato

Chi dunque, perfido
m'accusa di non vedere l'ombra
che strappa tale bellezza,
mente, dato che sono muto testimone
dell'inenarrabile delitto

Non resta che sabbia, acqua e sole
senza che alcun verso di poeti
lanci verso l'infinito naturali bellezze
solo il vento porta il pianto delle sirene

Puntate il dito accusatore
divinita' che viveste nel fondo del mare
nel ventre della madre terra e nel azzurino cielo
che il vostro ed il nostro mondo hanno divorato

Grigie parole ora regnano sul sentiero
di cui nessuno sa più il significato
a gesti or c'intendiamo
come ciechi e muti, infelici creature

Lascio libere le parole
scelgano la lora dimora fra le righe
che ogni volta scrutandole
mi facciano ricordare del mio vivere