Con tremolìo inavvertibile
però immobile il mio braccio
che nella mano monella
teneva stretto un sasso
oggetto a donar morte,
scelto e aggiustato al lancio
come pure il cane
che si stava masturbando al vento
si bloccò
-Solo un gesto il tacchino disertore
inpercettibile fece roteare il collo,
-Aveva nel becco
un cecio bucato ove in angustia
faceva capolino una coccinella
e dissidente il gozzo
si allenava a molla all'inghiotto
-Pochi attimi,
si ruppe la sincronia d'immobilità
e su scivolosa saliva
la vidi scomparire nel ventre del pennuto
mentre disperata si dimenava
-Era il mio alter ego di libertà
e il giorno prima, la riconobbi
in decollo dal palmo
le avevo affidato un sogno d'amore
-Da quel momento diventai ateo
-Dimenticavo
il cane rimase scosso
e ripose accigliato
l'escrescenza pilotata
nella custodia
forse perché la ritenne
causa deliziatoria e inganno
a procreare altri dolori
anelli di catena alimentare
senza fine
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