Andiamo talvolta via d’impulso.
Torniamo, rivisitando i luoghi dei misfatti...
per rimediare a piccoli dettagli,
omissioni, negligenze, magagne.

Viviamo curiosi di vedere
come tutto muta nel rimanere uguale.
In un vortice di foglie, trainati dagli eventi,
anche quando vorremmo porre un freno
ad una mente che non tiene in conto
le fragilità d’un corpo in avaria.

Il tempo, diciamo non esiste... ma
gli abbiamo dato occhi ed udito,
delegandolo spesso ad ammonirci,
là dove fallisce la coscienza.

Scappiamo per tornare alle radici,
ai volti familiari mai scordati,
savi allora dello scibile che noi ...
abbiamo solo poi compreso.

Abbandoniamo ogni parola appresa
per un vagito, il primo unico vitale,
consapevoli d’un pensiero ch’è distante
dalle nostre labbra e dalle orecchie altrui.

Scappiamo come per correre al riparo,
nel grembo della terra bruna, nell’eco del silenzio...
Il fragore, in riso o pianto, è di chi resta
e di chi ha sempre avuto il vizio del verdetto.