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Oh come solitaria è la campagna!
Come dormono i campi appen mietuti!
Come il silenzio profondamente urla
nell’eco alterna di muti singhiozzi
da’ boschi, dal ruscello, e dall’Arbogna
di fuggevoli rondini e pettirossi!...
Fuggite, oh voi! declamo, verso l’Africa
e gli eremi selvaggi, oh viaggiatori
delle vette più incognite del cielo...
fuggite! e qui lasciatemi così
mutevolmente solitario e mesto,
talvolta desiderato da’ Sogni!
Lasciate la mia povera ombra oscura;
e far memoria non osate, oh piume,
di me, del pianto che sotto di voi
sovente esprimo, le làgrime amare
a stento trattenendo! E mentre errando
scorro nel regno vostro di rami e ale,
la Gioia cercando per gli stagni ornati
di cotante appassite e vecchie tife
e remiganti ninfee naufraganti
nel mio occhio avvezzo all’Autunno ruggente,
e mentre chieggo al Fato un po’ di pièta,
a esser meco men crudel e men tremendo,
e mentre Sogno, oh! trattenetemi, Anime
vagabonde, nel flebile tramonto
a cui cantate, perché io possa a voi essere
testimone del vostro sonnecchiante
ultimo sonno in codeste pianure,
come voi siete ombre sopra la mia
solitudine odiata! E maledite
il mio Destino! Fate che sia mònito
a’ Sognatori! E poi volate via!...
Oh come solitario m’è rimasto
dipinto con il sangue della sera
e della Notte con l’inchiostro amaro
del vecchio iris il mio campo preferito!
Come dure mi sono e ben sgradevoli
le stoppie del granoturco, e le ripe,
e le risaie prosciugate e mietute,
le quali si riposano attendendo
un lontano versorio di fatica
e di tormento! Come invecchio agli occhi
d’una mai colta Vita! E come tremo!...
Io... al centro delle fanghiglie... io, al centro
d’un campo, con il becco vergognoso
nascosto nelle mie ale... io solitario
nel vacuo spazio d’immane orizzonte...
con le zampe affogate in freddo fango...
io, che sento d’intorno rimbombar
gli ultimi spari della nuova caccia...
Oh! Potessero almeno seppellirmi
le tue mani, oh Gioia, che m’ignori e taci,
quando diman troverai camminando
un airone defunto, il cui sembiante
muta canzone ne canta per te!
O potesse un tuo bacio ridonarmi
quella Vita che questo oscuro Autunno
con i miei Sogni m’ha portato via!...
Ma la Notte sovviene... urla... ed è truce!
La Notte mi divora. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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