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Addio, giorno d’Estate estremo, che ombre
e spettri di soleggiate scogliere
dal màr riporti, e da’ monti i lamenti
dei ruscelletti su cui ebbi ristoro
dal baldo Sole!
Addio, dorati campi, là percorsi
a cercàr uno sguardo di mia Gioia,
e ora mietuti, sotto i miei occhi tìmidi,
minacciati da falci e fuoco e fango,
sotto il pallente Sole!
Addio, mùrmure estivo di te, Arbogna,
cui sempre ti si affacciava la Luna
nell’àttimo dov’io condividevo
a’ le vie e a’ tigli que’ miei trobadòrici
Sogni di gaia e notturna e attesa aurora,
di gaudio Sole!
Addio, acerbi vigneti d’in su’ i calli
maturandi d’un’Ebe ancora spoglia
che da’ il carro solare vesti chiede
a Giove per ricovrìr le vergogne
e il ventre e i seni, a me contesa questa
dal Destino e dal Sole!
Addio, gustoso timo, un dì bevuto
dal labbro mio per le balze di valli,
al servizièvole àëre del Toce,
tu, che invitante fosti al sonno e al rènder
de’ i Sogni, e che là io raccolsi le vìpere
disfidando e il bel Sole!
Addio, tu, che so... che fingo tu legga,
che fingi su me affìggere il tuo sguardo,
Gioia... Gioia di Vita, a scàpito nascosta
della mia quèstua profana e tacente
di sacro chiasso e di baccanti grida
indarne... tu, che vagolando a’ sera
mi scorgi, e che nel frattempo altri mari
varchi lontani... tu, perennemente
divisa da me per volèr del Fato,
addio! Addio, Gioia, femminile compagna
di sognatori e di viandanti e d’èremi
composti dalle sabbie degli illusi,
fèmmina desiderata dal cuore...
addio, mia Gioia! Addio, Sole! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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