Stavamo accoccolate al sole
un sorso di vita nel caffč, un sorriso
e l’ammiccare rosso d’un foulard
seguendo i contorni delle rughe al viso
quelle che non fanno male, sospese
agli angoli del tempo sulle labbra
e ricordano il sospiro del ciliegio.
Il vento ci portava le campane sciolte
nel rintocco delle ore, senza conta
solo quel rettangolo di piazza era vita
il cicaleccio frivolo, il saluto al giorno
e poi lo schianto a terra, ali senza volo
solo un fagotto di piume e lo stupore
per quel piccione schiantato al suolo.
Nel cielo il suo compagno roteava
senza pace, sfiorando terra, tornando su
e noi poveri cristiani indifferenti al mondo
a bocca aperta, in quell’ottobre che improvviso
allunga l’ombra, e fa pensare a chi di noi
appartiene veramente all’umana razza.