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Mi ricordo dei monti; e un mese fu
dacché io non rivedo le erte, e il Tòce
e il Melèzzo privato della voce,
e le croci delle pievi
bianche, splèndide come le alte nevi,
e la valle della Svìzzera d’intorno
da cui io vedèa rinàscere il mio giorno,
e la chiesetta bella di montagna,
l’alba che bagna
i campi dei trifogli e degli ovìli,
e i falbi pètali ingrigiti e ansiosi
lungo i fienili
delle pècore, e il pianto dei vitelli
dove forse sorgèvano castelli,
là... un dì, quando Brunnìlde raccoglieva
la mietitura degli Eroi più forti,
i cavalieri morti...
e il Sogno trapassò, e divenne il regno
di questa ricordanza.
Mi ricordo dei monti; e un mese fu
dacché più ivi io non scorgo andàr al pozzo
coperte con gli stracci come un mozzo
le ombre possenti delle femminine
cime, dal confine,
l’eco delle scarpette delle valli,
la montagnìna bella dei miei Sogni
che rimembro nei sonni,
il baldo corno che ìncita alla caccia,
l’orgoglio d’un tristo arco
che la vìttima attende presso il varco,
con un dardo la manda in su’, nel cièl,
sguardo di Tell...
la quiete delle frasche e delle fonti,
la bellezza dei plàcidi orizzonti.
E il Sogno trapassò, e divenne il regno
di questa ricordanza.
Mi ricordo dei monti; e un mese fu
dacché più non ascolto il rumòr dei
bïàcchi e degli augèi,
e l’Ave che risuona, fatta sera,
per la pietrosa schiera,
la campana che chiama alla raccolta
la piccolina scolta
del pàësello solitario e muto,
quasi perduto,
alla tìmida Messa del Signore,
e del Sole i singulti di tepore,
e le fole di nomi innominàbili
che dèstano il sorriso
segretamente ai labbri di ogni viso:
la vecchia fiaba di uno spettro nero,
l’infelice Gualtièro...
Ed io?... Di’!... ed io?
Stavo vicino, cullato da Dio!
E il Sogno trapassò e divenne il regno
di questa ricordanza. E
la fanciulla dei monti va alla danza:
tra i pastori è contesa pe’ i sponsali,
la scorgo da una tènera finestra,
hanno in màn la balestra...
chi colpisce dovrà sposàrla e sempre
vìverle accanto,
e penso or mentre:
oh mia perduta e ardita gioventù,
smorta e fuggita su’ un cenno di canto!
E il ricordo mi è tomba dei sospiri,
scrigno geloso di ìncubi e deliri.
E nel vacuo confusamente io prego
di questa orma di ciò che fu, e ove annègo.
Mi ricordo dei monti; e un mese fu...
e il Sogno trapassò e divenne il regno
di questa ricordanza. |
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