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Ho sonno. E tu, perché mi svegli? Dimmi!
Era un dì; e io calpestai la savia Legge
della lancia de' i Patti che ebbe Wòtan,
e il sonno è il mio Destino.
E come, dunque, potrei io ridestarmi
dopo gli ininterrotti anni di questo
dormìr perenne, qui, io ignuda e d'in su'
questa runa, e co' un bacio di leggera
ragna a coprìrmi l'ìnguine?
Ho sonno. E intorno non scorgi che dànzano
i rubini del fuoco del Dio Lòge?
Mentre dormivo, qui, mi fu gradita
la mùsica di questi suoi adamanti
incantati dal sasso di quest'Alpe,
la ninna- nanna per una fanciulla
che dormì come bimba.
Fuggi, oh Eroe, fuggi! Làsciami dormìr,
distesa sulla pietra della runa
fatàl, co' i piedi scalzi, qui io porgendo
la beltà del mio fanciullino seno
al cuore ambito del Sole di neve,
e a' i più voraci baci nella Notte
dell'argento del vischio della Luna,
ella che tanto ha di me desiderio,
più de' i tuoi sguardi rapiti in su' il mio
ventre spogliato che affannosamente
respira, come farebbe egli forse
in un abbraccio
di palpitante Amore! Fuggi! Fuggi!
Làsciami, tu, dormìr in questa sera
che per decreto degli Dei supremi,
e per le tele cucite e recise
dalle Norne, le Streghe di Erda a' il piè
di Ygdrasìl, e pe' i miei empi tradimenti
del mio dovèr di Valchiria di Morte
èssere eterna deve,
come perenne il mio letto si chiama
con i nomi co' i quali ora si chiàmano
i Sogni: e vento, e nulla, e niente! E un Dio - 'l
so - mi farà giustizia. | 
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