Guardo il mio volto
sul piano dello specchio
infrangersi svaporando
in mille proiezioni ignote
alla sua vera forma

Poi immersa in quella moltitudine
di riflessi, m'osservo ripetermi
smembrata in multiple dissolvenze
di vaghi lineamenti...

E ne afferro l'irreale contorno
espandersi nello sfalsato lucore
d'un immagine a me simigliante

Cosi non delimito, l'entrata al nulla
del mio ego, d'effigi a stender labbra
con malizia d'ingannevole armonia
in abbandono estatico dietro
quel lago muto, nell'ora del risveglio

Forse sarà in quel turbinio satinato
d'immagini estroflesse in fughe tremule
il miraggio semantico ripetuto nel suo gesto
-illeggibile enigma- a diramarsi sul cristallo
dell'occhio

Profilo umbrifero di me stessa
già consunto nel suo obliquo riverbero
di perdizione e orma in precario allineamento
li ove il gioco degli specchi altro non è
che la mia identità scucita, nel suo doppio

Spirale di pezzi informi
sparpagliati dentro a uno spasmo
volteggiante di personalità scisse

a farsi estasi e voluttà, intarsiata
nello spazio, di un'altra dimensione.