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Sobbra 'shta Terra no' nci shta nisciunu
ca no' ssi lagna ti li 'uai ca teni;
ci pi 'na cosa, ci pi 'n'atra, ognunu
no' ssi la pigghia ccussi comu veni.
Ci viti, nci shta sempri quarchitunu
ca voli vviviri e no' vvoli peni,
senza cu ssi rivolgi a lu Patrunu
ca pó, ti nui, fa' cuddu ca riteni.
Surtantu Diu risorvi 'shta cushtioni.
Sicondu tuttu cuddu ca facimu,
a ognunu 'ssegna giushta 'na pursioni.
"Cuntintam'ni t' li mali ca tinumu
e suppurtamu cu rassignazzioni,
cá shtannu mali ca nu' no' ssapimu!".
Traduzione:
"Contentiamoci!"
Su questa Terra non c'è nessuno
che non si lagni dei guai che tiene;
chi per una cosa, chi per un'altra, ognuno
non se la prende così come viene.
Se vedi, c'è sempre qualcheduno
che vuole vivere e non vuole pene,
senza che si rivolga al Padrone
che può, di noi, far quello che ritiene.
Soltanto Dio risolve questa questione.
Secondo tutto quello che facciamo,
a ognuno assegna giusta una porzione.
"Contentiamoci dei mali che teniamo
e sopportiamo con rassegnazione,
ché stanno mali che noi non sappiamo!". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD.» |
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