Aspettami amore,
aspetta che esca fuori
dalle siepi e dai gigli
di questi labirinti metropolitani,
che mi liberi dai grovigli
dei ricevimenti mondani,
dalle attese ai passaggi a livello
e da quelle di un affollato casello.

Rincorro un’ombra,
una nebulosa rarefatta
di gran doti artefatta,
che cerco da una vita
tra i vicoli di città,
negli uffici,
tra le righe dei giornali
o seduto ai tavoli
dell’alta società,
dimentico delle albe
e dei tramonti
che, nella loro silenziosa liturgia,
fanno col mio tempo i conti.

E tu ancora aspetti
che solo adesso prendo coscienza
di questo moto rotazionale,
ineluttabile essenza
del comune spazio siderale
che tutto crea e tutto annienta
in un buco nero gravitazionale
ove i marchingegni temporali
son magicamente azzerati.

E intanto che il tempo muore
sotto il peso dei concetti globali
e delle vaghe astrazioni,
mi avvicino ai risultati totali
delle irrisolte equazioni
che leniscono i miei senili mali.

Or voi giovinetti
che non siete ancor infetti
faten tesoro del vostro
per combatter le insidie del mostro,
scacciar le sue illusorie distrazioni
e le sue facili occasioni
con un’arma senza misura
come l’aria in cui anneghiamo
per la sovrana congiura,
primordiale elemento di vita
che la passione a sé invita.

Eccomi amore,
son qui!