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«Questa poesia viene dedicata a Enrico Caruso e al mio bisnonno, il barone Raffaele De Lutio, che è stato uno dei primi maestri di canto del grande tenore. L'intuito delle grandi doti vocali del fanciulletto da parte del mio bisavolo, secondo il racconto che si tramanda nella nostra famiglia, fu immediato e prodromo del suo clamoroso successo.» |
Inserita il 05/04/2016 |
Non fu che il primo canto fortunato
quel del vagito che s’udì sì forte
al primo piano e rimbombò alle porte
d’ogni palazzo in via San Giovanniello.
Fu il pianto del fenomeno ch’eri nato
per porre fine a quella triste sorte
che si accanì ben diciassette volte
sferrando mortal colpo al tuo fratello.
Enrico dei Caruso fosti chiamato:
al fabbro Marcellin e sua consorte,
Anna Baldini, le speranze tolte
deiscenti fur con te, loro granello.
Di umor mutevole e scatto sì immediato
ma sempre dolce e di natur solerte
benché apparisti puntiglioso a volte
scritto sull’acqua il tuo rancor fu quello.
Ancor bambino e già prodigio innato
le prime basi della canora arte
ti furon date dal mio bisnonno in parte,
Raffaele, maestro di piano e ritornello.
Da allor più forte al canto appassionato
nei cori in chiese e nei teatri inoltre
la voce tua sia giorno che di notte
venne apprezzata a nome Carusiello.
Allo “Strasburgo” a Napoli scritturato
cantasti anche al “Gambrinus” note alte
ma la tua fama dovea sconfinar oltre
dall’Italia, finanche da Parigi con l’Othello.
Così ti arrise il gran successo attuato
grazie a quel timbro portato sino a corte
e le attenzion di illustri autor rivolte
ma nel tuo cuor restasti Carusiello.
E se il più gran tenor di tutti i tempi
ti decretaron unanimi i consensi
a Napoli lasciasti la tua voce:
rimbomba nel riposo a San Giovanniello. | |
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