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ed al suo spirto diceva: «Beffarde
voi siete voci de’i gran novatori!
Quivi tempesta d’immani furori,
ivi una pozza di vergine cruor!
Folli e beffardi, e ancor più che istrioni
voi siete, oh uomini... voi che brandite
l’acciar de’i dritti... e voi che ruggite
in nom del Bene coll’Odio nel cor!
Empi e malvagi, e insani e perversi,
e ancor più dèmoni spirti de’i Lumi,
voi che d’Inferno librate i rei Numi
delle menzogne, distruggano i Ciel!
Ahi, veggo un cumulo di giovin tombe,
e di miseria, e d’orribil rovine,
e di defunti, e di donne meschine
che prone gemon su’i miseri avel,
e lì l’ossame trafitto da ignoti
posa e de’i figli, e de’i pover mariti,
e i vermi strisciano, e mangian gli arditi
resti di lor che la Patria dannò,
e s’alzan urla che chieggon conforto
al ferro infausto de’i biechi fucili,
e lagne e lagrime. E dunque que’ vili?
Brindan su’i duoli che gloria apportò!
Un ghigno irriso di vedove s’alza,
e geme e prega in su’i spenti galloni,
e morti pargoli giacciono proni
tra l’ansie braccia di madri in dolor.
Ecco, oh tiranni, la vostra rivolta:
un cimitero; e un patibol pe’i vivi,
flutti di sangue che pingono i rivi
d’Odio guerresco e d’infausto rigor!
Non v’è più pane in su’i tavol de’i poveri,
di lor pe’i quali gridaste “Alla guerra!”,
e lor rimpiangono mangiando terra
l’empia e abolita e rea servitù,
e un mar d’ipocriti s’è fatta Francia,
segugi infami tradiscon gli amici,
e in su’i patiboli miser cervìci
cadono al suolo che non le vuol più,
e i novatori serpeggian sul cenere
frutto d’incendi, e di stragi e d’inganni
e ben si nutron di sangue e d’affanni,
e dicon “Nume, e uguaglianza e dover”,
e ‘l loro Divo mi par sol Lucifero,
e qualcheduno degli altri è ‘l migliore,
e bruti uccidono e l’alme e l’Amore,
e la lor meta soltanto è ‘l poter,
e struggon chiese, bestemmiano i Santi,
gli altar ben cangiano in lodi ai demòni,
e son possenti, e sono i predoni
che l’ingiustizie perpetrano ancor,
stuol d’innocenti condannano a morte,
danno un mestiere soltanto a chi è boja,
e colmi son d’egoïstica gioja,
e truci guardi d’ardente terror.
Ora decidono e nozze e convìti,
or l’alta impresa de’i prodi guerrieri -
“’la va a quest’uomo”, “per questi sentieri” -
e son diversi da’i nobil che fûr?...
E in nom uccidono della Ragione,
e sgozzan, gridano sol “Io non credo!”,
danno alla Morte e l’artista e l’aëdo
qual fè “L’io credo” dell’evo più oscur,
e son monotoni, e tutti incipriati
come i baroni del vecchio potere,
e han le parrucche... e van a godere
de’i rei sudori, di lagrime altrui;
ed io miserrima, e povera vittima
pria di fuggire men sto di costoro,
e andrò raminga, lontano da loro,
e in cor l’Amore, pel quale io fui!...
E te beffardo signor de’i malvagi
che di Parigi ti siedi in sul trono...
ti maledico!... Prostrato e ben prono
muori, vil cane crudel, lusinghier!
Tu che fai i brindisi col sangue umano,
e che ti reputi e giusto e sapiente,
tu!... folle germe... atòmo demente,
sozzo lombrico se’ tu Robespierre!
Tu che le vedove laceri e i padri,
e che la guerra co’i vinti fomenti,
e che se’ Genio di pene e tormenti
muor, bastardino, di servi un padron!
Se’ indarno e fumo di bieche menzogne,
e la tua maschera un verme ricopre,
e son le stragi... e le guerre tue opre,
a te ‘l Celeste non ceda ‘l perdon;
e niuna croce adombri ‘l tuo avello,
poiché se’ morto in sul braccio del Diavolo,
vigliacco e tremulo sotto d’un tavolo...
verme tirannico, ascoltami e muor!...
E allor la Francia, e l’Europa, ed il Mondo
forse avran Pace su’ un prato di vïole,
e in tal giardino tra rose fia un Sole
non più di speni, soltanto d’Amor! |
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«Invettiva tratta da "La Notte della melanconica Fuga, ovvero Catherine, la Fanciulla di Nanterre", Poema la cui composizione mi sta impegnando da mesi.» |
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