Ti porgo la mano fratello,
seduta a te accanto ascolto e assorbo.

Raccontami della tua terra
che ancora e sempre in cuor ti vive,
degli affetti lasciati in un villaggio sperso
fra eucalipti e guerre.

Di quelle spose e madri alle quali manchi
così come la mia piango.

Tu che preghi un dio dissimile con le stesse attese
e in silenzio accetti il marchio di diverso
che da arroganti bocche a scherno
esce e l'anime inasprisce.

Tu che di terre altrui raccogli i frutti
che solo assaggi,
ostaggio di migrante povertà.

Raccontami delle notti echeggianti richiami,
dello stormir dei sicomori
che si confessano al vento, di sabbia e di paure.
Cantami nenie arcaiche al rullar di tamburi
e delle danze d'amore e dei passi
che seguono sterpi di savana.

Guarda ora il color del sangue che espiamo campando,
il tuo il mio, son dello stesso rosso
fluido, caldo,
comunque sia il colore della pelle