Ho teso la mia mano al cielo
per arrampicarmi alla speranza della vita,
ho teso la mia mano e le mie dita
per raccogliere il pane celeste
e nutrirmi della luce e della pace.
A volte non sono stato capace
di intrecciare rosari di preghiera
ma ogni attimo del giorno
è stato un continuo ritorno alle miniere del cuore
e chi mi ha amato ha avuto restituito un canestro d'amore
settanta volte sette più capiente dell'infinito.
Il mare che mi cullava nel sottobosco
era solo il riconoscimento di essere un misero peccatore
fragile creatura che tende al suo Creatore
e che, se non riempito del suo divino amore,
è solo relitto di un naufragio esistenziale,
frammento di polvere scaraventato dal tempo
fra gli scogli e le scaglie inerti della riva.