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«Poi morì, com'era nell'ordine delle cose accadde, e restai solo... Si, la vita continuò, figurarsi, è sempre così, ma dentro... Dentro sentivo un vuoto, la presenza di una grande assenza. E lo vedevo, nei suoi modi gentili, parlar sotto voce, "filosofeggiare" su cose quasi incredibili. E adesso? Adesso è qui con me, quando siam soli in casa io e il mio cane...» |
Inserita il 18/04/2014 |
Occhi quasi chiusi
come fiamma di candela al moccolo:
eterea ma evanescente, poca cosa
volto di petalo d'un'appassita rosa...
Oggi t'ho visto ancora
ombra di te,
uomo,
che vaga in uno spazio indefinito,
uomo,
di cui resta davvero molto poco:
ossa abusate, massa meccanica
ormai vecchia e arrugginita...
mi guardi,
ed i tuoi occhi quasi a dirmi:
"mia maledetta vita"...
Io,
ho dentro me un dolore immane
che poi confesso solo a Dio
ed al mio cane,
quando son solo io...
Vorrei strapparti dallo stomaco
tutta la sofferenza
ricaricarti un po' le "pile"
e riportare al nastro di partenza
la vita tua,
tra le prime file...
Ma non si può, non si può
amico mio che oggi
non proferivi una parola,
a stento quel mezzo sorriso
caduto sul tuo sofferto viso, forse per errore
quasi a sedare, una smorfia di dolore...
Di un'esistenza dura
che non conosce mai giusta misura
e la pietà, è di un altro mondo
che questo,
da questo lato è sordo...
Occhi scavati, e sclera gialla
pelle marrone e secca,
pancia a forma di palla,
aspetti come liberazione
che la tua ora scocca,
come chi aspetta un atto d'Amore
che per l'eterno chiuda la tua bocca
e fermi per sempre il cuore
tuo,
che sei foglia
che attende il vento strapparla via,
per chiudere l'irragionevole partita
con queste tue stille d'agonia
che assurdamente,
in tanti chiaman vita...
Sai,
Amico conosciuto da poco più di un lustro,
dentro me, non può esser un "così sia"
e ancora adesso,
questo io proprio non l'incastro,
tra il vivere ordinario
e una paginetta del diario
a cui noi raccontiamo, della vita un po' di storia,
nell'illogico tentare, di tener viva la flebile memoria.
Perciò vomito forte e sto male
e penso che se potessi farlo,
affogherei il dolore mio
tra tanto fumare e tanto bere
ma ci potrei morire,
e allora,
restano dentro me, questo mio tarlo
e il mio dolore...
e mentre singhiozzo e son qui solo, ti chiamo
e prego,
che il vento della pietà arrivi
da te, foglia della vita,
a staccarti da quel ramo
come arbitro che decreta la fine,
della tua partita... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ad un mio caro amico.
Lo vedi consumarsi un po' ogni giorno e non puoi fare altro che pensare a quando finirà la sua sofferenza.
Poi, ti ritrovi li da solo tu, con il tuo Dio ed il tuo cane, a cercar di consolare un poco il tuo dolore immenso.
E pensi anche alla tua vita a come la conduci e al suo valer la pena...
Francesco Guccini con la sua "Lettera" ha fatto il resto, dentro di me.» |
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