L'acquaiola di Luigibellotta (Dialettali)

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L'acquaiola

Dialettali

L’acquaiola
Sott’ a ‘stù chiosco ccà ‘ncoppe Telese
ce venneva ll’acqua ‘onna Teresa;
essa alluccava, cu ‘a vucella fina:
Io tengo ll’acqua fresca ogni mmatìna.
‘E passaggio me truvaie pe’ ccaso
e me fermaie (pecché so’ ccuriuso).
Comme se dice: ij metto sempe ‘o naso
addò ce trovo apierto ‘nu pertuso.
L’assaggiaie pur’io ‘st’ acqua e llimone
e me sentevo ‘e sbattere ‘sto piètto.
Era fresca – si - ma ij me “cucietto”
e me “vullietto” comme ‘o maccarone.
Mo ce stongh’io ‘o chiosco e’ essa esce.
Ij spiccio ‘a ggente e ‘a nervatura cresce.
Ce stongo ij sulo ccà, tutt’ ‘a jurnata,
penzanne ‘addò po’ stà’ ‘sta “schellarata”.
Mo ce ‘a donch’io ‘a voce, ma a’ ntrasatto
(quanno penso a ‘st’acqua ca m’ha fatto)
senza parlà e senza fa’ casìno
‘a piglio e ‘a sbbaco dinte ‘o lavandino.

L’acquaiola (traduzione in italiano)
Sotto a questo chiostro qui sopra Telese*
ci vendeva l’acqua “donna Teresa”;
lei gridava con vocina fina:
io tengo l’acqua fresca ogni mattina.
Di passaggio mi trovai per caso
e mi fermai (perché sono curioso).
Come si suol dire: io metto sempre il naso
dove ci trovo aperto un pertugio.
L’assaggiai anch’io quest’acqua è limone
E mi sentivo di sbattere questo petto.
Era fresca – si – ma io mi “scottai”
E mi “bollii” come un maccherone.
Adesso ci sto io al chiostro e lei esce.
Io sbrigo la gente e la nervatura cresce.
Ci sto io da solo tutta la giornata,
pensando dove può stare questa “Scellerata”.
Adesso la do io la voce ma all’improvviso
(quando penso a quest’acqua che m’ha fatto)
Senza parlare e senza far casino
La prendo e la verso dentro al lavandino.
* paesino in provincia di Caserta

Luigibellotta

18/01/2013 20:12| 706

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